Chi emigra lo fa per cercare condizioni di vita migliori, no?
Vorrebbe trovare un lavoro, una casa, un sostegno. E posso confermarlo alla luce di un’attività svolta presso un’associazione che cerca di farli integrare.
Ora. In alcuni casi ci sono imprenditori o agenzie che si fanno pagare per fornire la dichiarazione con la quale affermano che li prenderanno a lavorare o certificano il lavoro in Italia. In questo modo possono entrare. Questi imprenditori poi a volte intascano i soldi e fregano gli immigrati dicendo che non li vogliono a lavorare.
Se entrano da clandestini è anche perché è complicato trovare un lavoro già da fuori.
Quanti di quelli che oggi urlano “fuori i neri” sono i terroni di un tempo?
I profughi non possono lavorare perché altrimenti perdono lo status di profugo.
Fanno spesso lavori che gli italiani non vogliono fare, e comunque se un italiano si trova in difficoltà nei confronti di uno straniero che fa un lavoro semplice e non conosce la lingue il problema è dell’italiano.
Dite che si crea una guerra sui salari? Ma il valore aggiunto della lingua e forse della residenza potrebbe essere vantaggioso per un italiano agli occhi di un imprenditore, no?
Sottolineo anche che loro verrebbero in Italia per produrre, lavorare, magari innovare. Non si mettono in coda per posti da parassiti, anche perché non potrebbero entrare in luoghi pubblici o professioni protette.
In ogni caso è paradossale che, qualora lavorino, venga fatto di tutto per farli desistere, impedendo loro di vendere prodotti, anche legalmente o impedendo loro di fare concorrenza agli italiani.
Immigrati e profughi? Accoglienza, integrazione, concorrenza.
9 Luglio 2015