I dirigenti di una scuola si rendono conto che alcuni bambini restano in classe dopo l’orario di fine delle lezioni a causa dei ritardi dei genitori che non vanno a prenderli in orario. Cosa possono fare i dirigenti?
Scelgono di multare i genitori ritardatari: per ogni giorno in cui il ritardo si verifica, i genitori pagheranno tre dollari che saranno aggiunti alla tariffa mensile, pari a 360 dollari.
Il risultato? I ritardi sono cresciuti.
Perché? Perché il prezzo da pagare era evidentemente molto basso, in un mese poteva arrivare a 60 dollari, rispetto per esempio al costo di una babysitter. La multa è diventata un incentivo al ritardo.
Gli incentivi sono il modo in cui le persone sono stimolate a prendere decisioni da un terzo. Tali incentivi possono essere morali (“non commetto omicidi perché è sbagliato,”) sociali (“non voglio passare male,”) economici (“se passo col rosso devo pagare una multa.”)
Nel caso in oggetto i dirigenti hanno sostituito un incentivo economico (“pagherai tre dollari”) a uno morale (“ti sentirai colpevole se arrivi in ritardo.”) I genitori hanno percepito il basso valore assegnato alla colpa, così da ritenere l’arrivo in ritardo un fatto non così moralmente riprovevole come pensavano fino all’adozione della penalità.
Una volta che è stata tolta la multa, i ritardi sono rimasti invariati: a questo punto non c’era più la multa ed era anche sparito il senso di colpa, proprio a causa del valore della multa.
Ogni incentivo ha un trade off e il trucco sta nel trovare il prezzo giusto e il tipo di incentivo giusto. Ovviamente non è facile anche perché non puoi avere la certezza di sapere come reagiranno gli altri.
Incentivi che non riescono col buco
18 Ottobre 2015