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Lo stupore delle prese elettriche

Attenti agli incentivi all’occupazione

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Sbobinatura

Un’impresa ha 100 lavoratori assunti nel tempo.

Il grosso di essi si chiamano inframarginali.

Un gruppetto di assunti si chiamano marginali. Sono quelli che danno un contributo al valore aggiunto uguale o di poco superiore al loro costo.

Gli inframarginali danno un contributo alla produzione e al valore aggiunto dell’azienda superiore al loro costo.

La differenza tra il contributo dei lavoratori al valore aggiunto e costo dei lavoratori permette all’imprenditore e al capitale di fare profitti, retribuirsi, pagare per il deprezzamento del capitale.

Quando vi sono delle variazioni nelle condizioni di mercato, se queste sono più favorevoli, l’azienda è più produttiva o c’è maggiore domanda per il suo prodotto, l’azienda cercherà di aggiungere nuovi lavoratori fino a che gli ultimi lavoratori avranno un costo pari al valore. I vecchi marginali sono diventati inframarginali.

In restrizione i costi crescono o qualcosa non funziona o cala la domanda l’azienda tenderà a licenziare eliminando i marginali.

In situazioni concrete questo va poi specificato.

 

Quando le politiche pubbliche di incentivi fiscali o contributivi all’occupazione vengono introdotte si tende a ingigantire i loro benefici e si tende a far finta a che costino niente alle casse dello stato.

Dicono che gli incentivi si pagano da soli. Se detasso o decontribuisco i lavoratori di un certo tipo o assunti in un certo tempo creo occupazione addizionale che crea valore aggiunto che va allo stato sotto forma di tasse e questo compensa la perdita di tasse o contributi di partenza.

Se assumo un lavoratore e ho una decontribuzione, dicevano, per 7000 euro l’anno, lo stato perde in tre anni di decontribuzione 21000 euro. Però se il lavoratore (che non avrebbe lavorato altrimenti) paga imposte per 5500 euro per 4 anni prendo 21000 euro in 4 anni in tasse.

Dove sta l’errore?

Il lavoratore non avrebbe lavorato altrimenti

Queste politiche durano per esempio un anno.

Funzionano così. Un certo tipo di lavoratori (protetti, di cui si vuole aumentare l’occupazione, donne, giovani ecc.) viene assunto dalle aziende. Lo Stato esenta l’azienda dai contributi per tre anni su questi lavoratori.

Le aziende assumono e licenziano decine di migliaia di persone tutti i mesi  tra cui le persone di quelle tipologia.

Se nel 2017 assumo 1000 o 2000 lavoratori di questo tipo lo stato ha un costo di 7000 o 14000 euro per la decontribuzione. Senza decontribuzione ne avrei assunti zero? Se l’impresa avesse  comunque assunto 1500 lavoratori e ora ne assume altri 500 grazie alla decontribuzione,  lo stato ha 14000 euro di mancati incassi a seguito della decontribuzione e entrate fiscali in più per imposte per 2750 euro   (500*5500 = 2750 euro). Costo 14, ricavo 2,75. Deficit gigantesco.

Gli inframarginali li avrei assunti comunque. Il costo, la decontribuzione, lo sostengo sia per marginali che per inframarginali. Le entrate degli inframarginali le avrei avute comunque. Sono quelle dei marginali che non avrei avuto. Quindi la politica avrebbe dovuto essere sui soli 500 in più, che sono quelli che effettivamente sono stati assunti in più grazie alla riduzione del costo del lavoro. Loro mi contribuiscono sotto forma di maggiori tasse. Costo 500*7000 per tre anni. Ricavo 500*500 per quattro anni. Avrei allora pareggiato.

Tutto dipende dall’elasticità della domanda di lavoro agli incentivi. L’evidenza empirica è che la percentuale degli assunti in unità di tempo che dipende dall’incentivo è del 10 20, in situazioni straordinarie 30%. Questo vale per incentivi all’occupazione in generale.

Se gli incentivi vengono mirati a una certa categoria rendo più a buon mercato la donna o il giovane e rendo più costoso l’anziano o l’uomo. Se dovevo comunque assumere dieci persone adesso ne assumerò un po’ di più nel gruppo sussidiato e un po’ di meno nel gruppo non sussidiato. L’occupazione aggiuntiva sarà la stessa che avevo in mente. Se prima avrei avuto 6 anziani e 4 giovani adesso avrò 5 e 5. Però con costi aggiuntivi perché quelli del gruppo sussidiato avranno un costo fiscale maggiore ma gettito fiscale identico. Quindi costo per lo stato.

Si chiama sostituzione intratemporale. Assumo i sussidiati e non assumo il non sussidiato.

 

Poi c’è effetto intertemporale. Quando una politica del genere viene annunciata, con mesi in anticipo, i manager sanno che tra tre mesi arriva la decontribuzione, non assumo i cinque che volevo assumere adesso ma li assumo tra tra mesi e intanto tengo duro, faccio fare straordinari ecc.

Se mi aspetto che le decontribuzioni finiscano e ho domanda attesa assumerò ora quelli che avrei assunto tra un anno a costo più alto (saranno finiti i sussidi), in particolare questo vale nei settori dove si possono fare scorte. In tutti i casi gli oneri sono per lo stato che finanzia i sussidi. Il complesso totale di valore aggiunto e di imposte è lo stesso.

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