STORIA DELLE “LEGGI A URLO.”
Legge 282/69. Il personale non di ruolo viene assunto a tempo indeterminato per coprire posti non coperti da docenti di ruolo o per coprire posti coperti da docenti di ruolo, ma di fatto disponibili per almeno un anno. Fino ad allora gli incarichi erano concessi per un anno, poi per tre anni, adesso si genera spesa pubblica per tutta la vita dell’insegnante, illicenziabile e non valutabile.
Legge 1074/1971.
Il parlamento delega a inventare dei corsi speciali, così anche dei docenti non abilitati e non di ruolo diventano illicenziabili. I docenti sono nominati anche su posti che non presentavano garanzie di stabilità così da generare sovrannumeri. Diversi docenti privi di cattedra sono stati immessi in ruolo a disposizione delle scuole. Malgrado ciò i sindacati indicono uno sciopero di quattro giorni nel 1972.
Legge 477/1973. Che fa il governo? Ma è ovvio! Si piega al volere dei sindacati e diventa una vittima compiacente degli urlatori nelle piazze. Gli insegnanti urlano e lui li mette a tacere assumendoli. I contestatori post sessantottini urlano e lui regala loro posti pubblici mettendoli in conto ai risparmiatori, ai contribuenti e soprattutto alle generazioni future. Viene istituita una graduatoria di immissione in ruolo a esaurimento. Per la serie: chi c’è, c’è, come ci è entrato non conta e chi non c’è non ci sarà mai. Anzi, no: provi a urlare, che una deroga o una sanatoria non si negano a nessuno, soprattutto a chi urla più forte e ha appoggi politici.
Nel ’73 furono poi indotti altri corsi abilitanti e scomparvero i concorsi a cattedra. Chi occupa un posto anche con orario non completo viene nominato in ruolo. Vengono immessi in ruolo senza selezione 200 000 insegnanti. Il personale cosiddetto precario passò dal 52% al 28%, non perché ci fosse bisogno o per fornire un servizio migliore agli studenti, ma solo per dare un lavoro a chi lo reclamava a suon di scioperi e minacce elettorali.
Legge 463/78 Altri insegnanti sono immessi in ruolo senza verifica professionale. Coi governi del consociativismo puro non ci sono ostacoli di fronte alle rivendicazioni di chiede posti purché pubblici e chi se ne frega dei servizi e dei costi. Così come si risolve il problema di chi aspetta ancora l’immissione a ruolo? “tra l’autunno del 1977 e l’estate del 1978 si creò un movimento rivendicativo di un certa forza – coagulato anche grazie allo svolgimento di un’altra tornata di corsi abilitanti nel 1976 – che si concretizzò in una significativa osmosi con il Sindacato ed anche con il ripresentarsi di forme autonome di coordinamento e rappresentanza dei precari.
Quel movimento portò all’emanazione della Legge 463 del 9 agosto 1978. Molte altre persone passarono di ruolo.
Negli anni ottanta si susseguono altre sanatorie e non si pensa a riqualificare il corpo docente.
Legge 270/1982. Con gli anni Ottanta, la fase demografica propulsiva si era esaurita, ma l’incremento dei “posti” non diminuiva, attraverso l’iniziativa “pedagogica”: corsi pomeridiani di studio sussidiario, attività complementari, attività integrative, le “150 ore”, ecc.).
La generazione di docenti che, all’inizio degli anni Ottanta, aveva alcuni anni di lavoro alle spalle, spingeva per una soluzione analoga a quelle del 1973 e del 1978. Nel 1980, quindi, fu presentato un disegno di legge, conosciuto come il 1112, che ebbe vita assai tormentata, complici diverse crisi di governo e i veti incrociati in Parlamento. Il 5 febbraio del 1982, fu organizzata la marcia dei 25.000. Erano tutti precari, organizzati dal Sindacato, che sfilarono davanti al Ministero. Due mesi e mezzo dopo, il 20 maggio 1982, fu approvata la legge 270 che istituiva altri corsi abilitanti e rinnovava le graduatorie ad esaurimento per le immissioni in ruolo. Avevate dei dubbi? Bastava sfilare per aumentare la spesa pubblica improduttiva.
Una coda di quel provvedimento fu gestita con la Legge 326 del 16 luglio 1984, che rispose alle rivendicazioni dei docenti che, pur esclusi dalla 270 del 1982, avevano maturato i requisiti di servizio nei due anni successivi ed aspiravano all’ abilitazione tramite una sessione riservata. E che vogliamo non accontentare le loro aspirazioni? Non abbiano a farci mancare dei voti.
La Legge 246 del 4 luglio 1988 fornì la possibilità di immissione in ruolo in due province (una delle quali doveva coincidere con quella di servizio) a chi avesse un biennio di servizio tra il 1975 e il 1981.
Si arriva alle Legge 124/99: graduatorie permanenti per 400 000 persone.
Eppure nel ’63 il piano Fanfani guardava all’insegnante come a un professionista assumendo la formazione professionale specifica. Anche la riforma del 2005 proponeva questo, ma è stata scartata. Avevate dubbi?