there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Come si manda in rovina un paese. 1960.

Copia incolla da Sergio Ricossa,”Come si manda in rovina un paese.”

1960
Nel ’59 il Daily Mail parla di miracolo economico.
Nel ’60 il Financial Times assegna l’oscar della moneta alla Lira.
I politici si convinceranno presto che la ricchezza privata si produce affinché loro possano metterci le mani.
Il miracolo è stato spontaneo e ha travolto ogni piano. Il piano Vanoni prevedeva aumenti di manodopera più che di capitale. In realtà sono aumentati gli investimenti, e il capitale, più in fretta della manodopera. A fronte, peraltro, di una politica monetaria restrittiva.
Arriva sciagura Carli al posto di Menichella.
L’economia batte la povertà. Il progresso c’è, ma secondo i progressisti è squilibrato. La gente sta meglio e consuma molto, ma i moralisti lamentano la dolce vita immorale e i pochi consumi pubblici. Mancano le infrastrutture, dicono, come se fossero opere pubbliche che i privati si dimenticano di costruire.
Le persone emigrano verso la ricchezza o la speranza di migliorare il proprio standard di vita, come hanno sempre fatto. Le città del nord aumentano di popolazione. Vengono costruiti alveari dotati di acqua corrente, riscaldamento ed elettricità. (Sarà la generazione successiva ad avere tutto ciò e gli elettrodomestici a disposizione e sarà la stessa generazione a far terminare, forse, l’analfabetismo.)
La sinistra vede le macchine come calamità dei lavoratori anziché come calamite.
Speculazione edilizia: prendere nota che le licenze le danno le autorità complici.
La gente è felice anche se non segue i gusti degli intellettuali o di chi vuole insegnare come essere felici.
Il miracolo è dovuto ai bassi salari, dicono. Può essere, ma intanto i consumi crescono, i risparmi non calano e la quota di valore aggiunto che va al lavoro è quasi il 70 per cento del valore del prodotto, all’incirca il livello della Germania.
A Olivetti piace il modello di capitalismo che piaceva a Lenin: monopolistico, pianificato, anticonsumistico.

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