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Lo stupore delle prese elettriche

Kazan 2015. Fede, Greg, Laslo e gli altri: un cinque agosto da ricordare.

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Gregorio Paltrinieri non sbaglia un colpo. La finale degli ottocento metri stile libero vede l’australiano Morton impostare un ritmo veloce nella prima parte di gara e poi cedere. Paltrinieri controlla la situazione, prende presto il comando delle danze, cerca di accelerare, viene superato da Sun, lo riprende, arriva a cinquanta centesimi di vantaggio e poi non regge all’ultimo assalto del cinese. Grandissimo argento e sui 1500sl le cose potrebbero rovesciarsi.
Sui 50 rana Adam Peaty è partito malissimo, eppure ha battuto Vandenburgh. Attenzione al terzo arrivato, lo statunitense Cordes: ne sentiremo parlare.
Non si segnalano grandi cose nei 200 farfalla donne, senza la Belmonte e con la Hosszu fuori gara. Si è vista in gran spolvero la promessa americana Mc caughlin.
Lochte la spunterà nei 200 misti? Vedremo.
Laslo Cseh sembra immortale e soprattutto non è deciso a mollare. Cambia stile, tecnica, allenamento e trova il modo di essere vincente. Gli manca solo l’oro olimpico, ma è di buon diritto nella storia dei grandi del nuoto europeo e mondiale. La sua vittoria nei 200 farfalla è stata ottenuta con classe, non lasciandosi portare sopra ritmo da Le Clos e poi massacrandolo nell’ultima vasca.
I cento metri sono una cosa strana, quest’anno. Mancano Agnel, Magnussen e altri. Morozov si fa squalificare per falsa partenza. Si va in finale con tempi realizzabili e realizzati da almeno quattro italiani e nessun italiano ci accede. Dotto è uscito in batteria, nuotando comunque in linea con quanto ha fatto quest’anno. Orsi, tredicesimo in batteria, non è andato oltre 48″69, lui che a dicembre aveva nuotato in 48″16 e avrebbe significato il podio. C’è chi dice che uno come Magnini in finale ci sarebbe entrato, perché Magnini è uno di quelli che c’è quando c’è da dare il colpo di coda o mettere la mano davanti dando più del suo valore cronometrico attuale. Manca il controfattuale, però, e le iscrizioni non erano sbagliate.
La finale dei 200sl femminile è stata una bellissima gara, con un parterre de roi in partenza e una grande lotta durante quei due minuti circa intensissimi e pieni di tensione e adrenalina anche tra gli spettatori. Tutte e otto sono state in un fazzoletto: la distanza temporale tra di loro non ha superato il mezzo secondo. Ha vinto la Ledecki, che poteva anche guardare le avversarie dal lato presso cui respirava, e ha fatto almeno due vasche da primato. Seconda la Pellegrini e terza un’incrollabile Franklin, che non è più quella di due anni fa, ma è sicuramente pronta a tornarci. La Heemskerk ha dettato il ritmo all’inizio, è stata a lungo in testa e poi è scomparsa nel momento più caldo della gara. I ranking e i tempi ottenuti in condizioni psicologiche diverse non possono niente contro la sfida diretta quando conta. Ci sono i campioni e i fuoriclasse. I campioni e i grandi perdenti. Sono belle storie anche quelle di coloro che arrivano sempre “a un punto dai campioni”. Sono belle storie anche quelle di chi è talento e sregolatezza o genio e sregolatezza. Poi ci sono le storie, forse meno belle per loro, di coloro che non riescono a esprimere pienamente il loro potenziale e si perdono proprio prima della linea del traguardo delle loro legittime ambizioni. Onore comunque alle Heemskerk di questo mondo, ma riconosciamo chi sono i campioni e chi gli altri, anche grandi

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