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Lo stupore delle prese elettriche

La corsa dei tre parchi: quella volta che arrivammo tardi alla partenza

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Come fare per allungare il numero di km, qualora ti debba allenare per una distanza e ti cimenti in una gara con chilometraggio superiore? Basta agganciarsi alla gara, prima o dopo.
Mentre il caso opposto (interrompere prima del termine una gara più lunga del tuo allenamento previsto) l’avevo sperimentato, a questa novità non ci avevo proprio pensato.
Decidiamo così di provare questa nuova avventura.
Siamo in due. Il sabato pomeriggio telefono a Simona, che mi dice che mi aspetterà sotto casa sua. Mi segno l’indirizzo sopra una busta, certo di ricordarmene. Via Pier Capponi, quello delle trombe. Faccio un controllo con l’iphone e scopro che lui mi butta in via Gino Capponi. Ci son troppi capponi in giro, e nessuno ha fatto ultramaratone. (Citazione del prof. Angelini: “a fare troppe ultramaratone rischiate di partire uomini e tornare capponi”).
Arriviamo alla domenica mattina. Sveglia alle sei e certezze assolute.
“La busta è in macchina, quindi non avrò problemi a ricordare l’indirizzo”. Infatti non troverò la busta, che scoprirò qualche giorno dopo essere nel portafoglio. Scelta giusta, volendo. Peccato che prevarrà un’altra scelta saggia: lasciare il borsello a casa.
“Vabbe’. Tanto sono sicuro: la via è Gino Capponi”. Infatti è via Pier Capponi. Ora, c’è solo da attraversare un viale per passare da una via all’altra. Resta il fatto che per arrivare in via Gino Capponi sono dovuto entrare nei varchi telematici della ztl (però era domenica e quindi si poteva passare) e che ho inizialmente parcheggiato dove non era consentito. Strisce blu perfette, ma dei simpatici cartelli avevano la scritta:”Provateci!”.
“Bene. Ecco la via corretta. Adesso accendo il Garmin, che, essendo nuovo, prenderà immediatamente il segnale”. Infatti ha agganciato i satelliti dopo due chilometri e trenta secondi.
Da quel punto, come spesso succede, comandavano le sensazioni, anche perché due Garmin diversi danno indicazioni diverse, almeno quando servono, salvo riallinearsi tutti quando non serve più.
Facciamo simpaticamente i dovuti sei chilometri, che diventano otto, tra incontri e saluti con altri runner, ragazze in motorino che chiedono dove si trovi la via, vicinanza sospetta alla FIPILI, richiesta della strada giusta ad un signore, ritorno indietro, richiesta di nuova indicazione, arrivo alla partenza.
Potremmo partire senza chiedere niente a nessuno, ma invece ci iscriviamo regolarmente e facciamo passare dieci minuti, dopo di che iniziamo la gara.
Il percorso è carino, lungo i parchi dell’Argingrosso e delle Cascine, passando sotto il viadotto dell’Indiano. Tale passaggio è anche suggestivo: sopra di noi passano le auto e sotto di noi scorre il fiume.
Usciti dal viadotto, vedo una rete. Cosa posso fare se non gol (buttando me o chiunque incontri sulla mia strada sulla rete)? Infatti incoccio nella Simoch, che, guardando il percorso, gira a destra, a differenza di me che sbatto su di lei.
Lungo il percorso superiamo un camminatore e una signora, vediamo dei cani, vediamo una gara di pesca, ci fermiamo ai ristori trovando anche il tempo di scambiare due chiacchiere, siamo incerti a qualche bivio, ma ci soccorre un nostro body guard personale che ci indica la via in bici.
Arrivare per ultimi significa non dover affrontare la ressa al ristoro finale, dove assumiamo carboidrati sotto forma di bruschetta e crostata. Io mi trovo la maglietta macchiata di sangue, dato che ultimamente evito di cospargermi di vaselina.
Incontriamo “quelle che son partite in orario” e, dopo aver preso un simpatico pacco, ho disperatamente cercato di andare verso il mare, facendo da guida alla conducente della macchina, ma dalle retrovie le hanno fatto riprendere la marcia giusta verso casa.
Da lì in poi sono stato a letto tutto il giorno, partita della Fiorentina esclusa: deve essere stato il solito caldo distruttivo a spossarmi.
Inoltre era qualche mese che non correvo venti chilometri circa.

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