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La disuguaglianza crescente nei redditi da lavoro

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Sbobinatura

 

La vera disuguaglianza che vale di capire è quella lungo il ciclo di vita lavorativa di una persona.
Questo perché fino ai 30 anni la disuguaglianza che si osserva è sviante. Chi studia magari con ambizioni di carriera accetta di guadagnare poco rispetto a chi lavora da prima o ha messo su un’impresa.
Se prendiamo la disuguaglianza dei redditi per un dato gruppo di età otteniamo misure distorte se non consideriamo il ciclo di vita

Calcoliamo la disuguaglianza raggruppando i soggetti con caratteristiche demografiche simili ((sesso, tipo di famiglia, educazione, tipo di lavoro) e facendo i calcoli per il totale della vita lavorativa. Vediamo cosa dicono i dati. Poi facciamo un’analisi cross section e vediamo quanto diversi sono i redditi di queste persone.
Infine guardiamo le differenze salariali a seconda della specializzazione, dentro gli stessi settori e poi cross sector.

Negli anni 80 la letteratura di economia del lavoro inizia a concentrarsi sul college premium.
Il laureato ha sempre guadagnato più del diplomato, ceteris paribus. Questa differenza si è accentuata da fine anni 70.

La disuguaglianza tra chi ha un phd e un semplice laureato si è accentuata a partire dagli anni 80. Questa differenza era inferiore negli anni 60 e 70.
Al loro interno chi ha studiato in certe aree stem o certe università o certi college va più forte.
Aumenta la varianza dappertutto. Nei redditi da lavoro aumenta la varianza. Alcune persone guadagnano di più, anche redditi giganteschi rispetto agli standard storici. Individualmente ci possono essere vari motivi. Per gruppo, i lavoratori poco qualificati hanno avuto redditi poco crescenti. Questo è avvenuto molto negli Stati Uniti, ma anche in Europa, sia pure in misura inferiore. I ccnl limitano la disuguaglianza visibile e misurabile. Allora le aziende, per mantenersi i quadri e i dirigenti capaci, risolvono il problema con fringe benefit e trattamenti che non appaiono nelle classifiche salariali.

In iIalia c’è un secondo elemento di disuguaglianza molto specifico, specie al sud. Il lavoro nero è malpagato anche perché non usufruendo di contributi e indennità di malattie e ferie ti prepari un futuro miserabile. Per un po’ i free rider sono stati dei parassiti dei lavoratori che hanno pagato le tasse anche per loro. Questi free rider saranno dei vecchi indigenti che chiederanno soldi allo stato. Il lavoro nero è molto italiano, greco e spagnolo.

Aumenta la varianza dei redditi, come detto. Ci sono le superstar in moltissimi lavori. Queste super star, anche economisti o chirurghi, guadagnano cifre superiori ai 600 000 dollari. Alcuni economisti oggi prendono circa un milione di dollari quando sono molto celebri. Tra gli ordinari negli Stati Uniti laddove c’erano differenze di un fattore di 3 o 4, adesso sono diventate 6 o 7 o 8.

Da dove viene questo incremento di varianza?

Molti credono che il reddito da capitale sia cresciuto e il reddito da lavoro sia stato fermo. Per gli Stati Uniti non è vero. Piketty racconta balle.
Il reddito da capitale sarebbe cresciuto molto perché non è tassato e il reddito da lavoro sarebbe tassato quindi non cresce.
Il modello di PIketty faceva ridere. Comunque molti hanno detto che ciò che lui ha visto era dato dalla bolla immobiliare. Scoppiata la bolla, questa ricchezza è sparita.
Due osservazioni sono fondamentali

1 La diminuzione nella quota di reddito nazionale che va al lavoro è vera in alcuni settori come il manifatturiero e i trasporti
In altri settori vale l’opposto. Educazione, finanza, salute, i quali valgono negli Stati Uniti il 50% del pil.
A guardare i dati si osserva che delle variazioni rilevanti sono seguite alla modifica dei calcoli di contabilità nazionale effettuati dal BLS, ufficio di statistica americano.. Negli ultimi venti anni quello che chiamiamo capitale ha cambiato natura. Non è solo macchine, edifici, cose fisiche ma è anche software, conoscenze, capitale organizzativo, brevetti, marketing, capitale ideale. Va capita la contabilità nazionale. Queste spese come quelle per il software fino a un certo punto erano considerate costi intermedi allo stesso modo della pubblicità. Dopo il cambio del metodo di calcolo il software è diventata una spesa capitalizzata. Dopo il riaggiustamento statistico e con la crescita degli intangibili lo stock di capitale delle aziende è cambiato statisticamente. Una fetta di reddito che prima era riferita al lavoro o era considerata spesa per beni intermedi che non entravano nel valore aggiunto, adesso entrano nel reddito da capitale e investimenti. Un effetto fondamentale è quello del deprezzamento. Nel pil c’è la parte che serve per rimpiazzare il capitale. Sono infatti indici lordi. Un edificio si deprezza in 50 anni. Le macchine in 10. Si parla di ammortamento effettivo, non fiscale. L’ammortamento è la differenza tra lordo e netto. Esiste anche il calcolo del prodotto interno netto.
In ogni caso il deprezzamento del software o delle idee è molto più rapido. La percentuale di ammortamento è cresciuta molto. I dati di ammortamento sono stabili fino agli anni 70 e da lì crescono fino a raddoppiare percentualmente. Quindi il deprezzamento costituisce una parte notevole della variazione della quota di capitale. Non è il capitale che mangia tutto. Non sono i capitalisti a mangiare il Pil, perché è stato un cambiamento nella contabilità a causare le variazioni osservate. Almeno in molti settori.
In alcuni settori invece la diminuzione della quota di reddito destinata al lavoro è vera e ci torniamo dopo.

Il problema c’è ma la dicotomia lavoratori capitalisti fa ridere e è falsa.
La questione rilevante è la distinzione tra lavoro altamente qualificato e lavoro meno qualificato
Il problema sono le disuguaglianze crescenti all’interno del mondo lavorativo.
Alcune persone, diventando imprenditori hanno dei giganteschi windfall. Queste cose distorcono la distribuzione. I ricchi alla Bezos ci colpiscono molto perché se ne parla molto. Per la grande massa il problema non è Bezos (che tra l’altro vale 120 miliardi in azioni possedute ma se le vende probabilmente calano). Quelle valutazioni di quei super ricchi non sono un problema. Il vero problema è che un neurochirurgo bravo negli Stati Uniti guadagna due milioni l’anno, un’infermiera 70 000, una segretaria 30 000. Un neurochirurgo guadagna venti volte più della segretaria. Una volta guadagnava sei volte di più.

Secondo fenomeno. Perché i salari di parecchie persone sono rimasti fermi?
Perché i salari non sempre sono cresciuti laddove la produttività è cresciuta? Dove non sono cresciuti, perché non lo hanno fatto?
Un famoso dibattito negli anni 90 è stato quello tra Ed Leamer e Paul Krugman. http://web.mit.edu/krugman/www/thurow.html

Per Leamer nel settore manifatturiero ciò che incideva era la concorrenza in arrivo dai paesi che stavano entrando nel mercato globale, cioè in sostanza il fenomeno era dovuto al commercio internazionale.
Per Krugman il problema era il cambiamento tecnologico, cioè che le macchine stessero sostituendo i lavoratori.
In realtà il fenomeno di sostituzione di macchine a lavoratori è vero solo in alcuni settori. Invece la disuguaglianza del tipo neurochirurgo vs segretaria è un fatto che esiste in tutti i settori. In pratica il salario del neurochirurgo o del professore universitario negli Stati Uniti è cresciuto, quello della segretaria no. Su questo fatto non influisce il cambiamento tecnologico: non c’è una macchina che ha sostituito la persona. (O in parte influisce? Ndrr).
Il fenomeno diventa chiaro a metà anni 90. Cresce la produttività del lavoro in alcuni settori, manifatturieri, mentre il salario medio non cresce. In quel periodo cresce la concorrenza dei paesi emergenti. Taiwan poi Cina poi Brasile ecc. A inizio anni 90 si vede subito nei dati l’effetto della concorrenza tra il lavoratore del Maryland e quello di Taiwan.

Allora si vuole bloccare il commercio internazionale? No. La concorrenza ha altri benefici e bisogna saper bilanciare i costi coi benefici. In alcuni settori, come il manifatturiero, la concorrenza dei paesi in via di sviluppo, è stata evidente. E questo ha causato il gap.
Questo avveniva anche da parte di lavoratori italiani o tedeschi rispetto a quelli americani o canadesi dopo la guerra.
Il commercio internazionale spiega la non crescita dei salari reali dei lavoratori del manifatturiero o dei salari reali dei lavoratori che producono cose che potrebbero essere prodotte altrove. Non spiega però l’aspetto più grosso della disuguaglianza, che preesisteva all’ingresso nel WTO della Cina e dell’India. Non spiega, cioè, la disuguaglianza tra il salario del neurochirurgo e quello della segretaria. Su questo ci sono parecchie spiegazioni possibili e ci sono vari fattori da considerare.

Il progresso tecnologico non ha avuto importanza? No. Il progresso tecnologico ha avuto importanza. Però in maniere diverse, quantitativamente minore. Cosa ha contato di più nel cambiamento tecnologico è stato il sistema dei trasporti. Adesso la Cina e l’India, che sono sviluppati, sono dei mercati per i paesi avanzati. Trenta anni fa senza una rivoluzione dei trasporti via acqua e aria che permettessero il trasporto rapido dei prodotti e delle materie prime questi meccanismi di concorrenza non si sarebbero verificati.
La rivoluzione dei trasporti è stata tanto importante quanto i robot.

Nella concorrenza tra il lavoratore manifatturiero cinese e il lavoratore manifatturiero italiano del 1998 il robot contava poco. Contava che il cinese era produttivo, disciplinato, si accontentava di molto meno e costava meno.
Il robot è la risposta imprenditoriale occidentale alle imprese che sono nate in Cina o hanno delocalizzato.
Rendiamo i lavoratori più produttivi attraverso la robotizzazione per competere? È un tentativo che funziona in alcune aree e meno in altre.
Negli Stati Uniti il manifatturiero è il 9% del pil. La deindustrializzazione è un dato di fatto. Presto lo sarà anche in Italia

Una questione diversa è come affrontare il cambiamento tecnologico e come sistemare gli incentivi e cambiare l’economia a fronte di cambiamenti esterni.

Il ruolo che gioca il progresso tecnologico nella disuguaglianza è più sottile. Il progresso tecnologico sta creando macchine, procedure, prodotti, strumenti, meccanismi di operazione, maniere di far cose che sono più sofisticati. Questo effetto c’è sempre stato. Va visto su tempi più lunghi. Il progresso che ha portato l’aratro attaccato al bue e ti permette di fare più sostituisce la forza bruta alla forza animale. Permette a chi è più debole di arare quanto il più forte. Riduce cioè la disuguaglianza. Dall’altro lato crea un vantaggio per chi sa usare l’aratro. L’ intelligenza lì conta poco.
Stessa cosa per la macchina a vapore o chi sa usare le macchine. Chi ha delle caratteristiche di abilità o cognitive che rendono difficile usare o ottimizzare le novità si trova in difficoltà. Un tempo queste persone che non si adattavano erano poche. Con un minimo di cervello, di abilità manuali, di educazione potevi gestire queste macchine o arrivare anche a diventare piccolo imprenditore e insomma avvantaggiartene.
Negli ultimi venti venticinque anni con la rivoluzione digitale e quella biotecnologica le tecniche di quello che facciamo sono diventate più difficili.

Molte persone non sono solo obsolete perché il loro lavoro lo fa una macchina.
Anche chi tesseva a mano era fatto fuori dalla macchina finché imparava a usarla, dopo il 1945 il 50% degli italiani erano contadini, poi quei lavori sono spariti e oggi il 4% fa il contadino. Sono spariti anche tanti lavori degli anni 50 o 60 come i tornitori. Questo è sempre successo. In una società dinamica con un sistema educativo che funziona, con persone disposte a muoversi, con un’imprenditoria che insegna, il cambio del lavoro si risolve. I lavori degli anni 50 non esistono più, quasi tutti. Gli agricoltori di oggi fanno lavori diversissimi da quelli di cinquanta anni fa. La stessa cosa vale per il contabile o l’operaio o il chirurgo. Questo problema si risolve come detto e il problema è italiano se l’Italia non ha il sistema adeguato. Teniamo conto che il tasso di occupazione negli Stati Uniti e nell’area euro sono i più alti della storia.
Il problema epocale non è la sostituzione con la macchina ma il fatto che le tecnologie degli ultimi 30 anni progressivamente e in modo accelerato sono non usabili e non comprensibili da una quantità di persone più grande rispetto al passato. Magari una volta le nuove tecnologie non erano accessibili al 5% delle persone Oggi al 30%. Questa è un’ipotesi di Boldrin. Vedi anche https://www.linkiesta.it/it/article/2019/01/18/la-disuguaglianza-sara-sempre-piu-una-questione-di-intelligenza/40784/

Negli Stati Uniti il qi medio è 85. Basta per lasciare fuori dal servizio militare il 30% delle persone. Perché chi ha iq sotto 85 90 non puoi essere adatto a seguire procedure, istruzione, disciplina, sapere usare quelle tecnologie.
Sotto quella soglia c’è tanta gente. Anche le tecnologie medie cominciano a essere impegnative e complesse. Adesso una percentuale sostanziale di persone (tra il 12 e il 25% ) ha difficoltà e quindi questo si traduce in disuguaglianza salariale.
Un po’ per fortuna un po’ perché sono lavori difficili si crea una concorrenza feroce. Le persone con più capacità cognitive controllano grandi quantità di produzione. Chi le gestisce ha salari elevati.

Soluzioni? Vanno pensate e trovate.
Guardiamo ai paesi concreti. Una parte del problema ha a che fare con capacità innate. Una parte rilevante ha a che fare col sistema educativo. Capire come funziona il dna, saper fare gli integrali, saper programmare sono cose indispensabili per i lavori moderni. Non ci si deve arrendere. Si deve studiare su come istruire la gente. Sembra che i sistemi educativi siano poco capaci di fare questo lavoro: bisogna educare chi è meno intelligente a fare i lavori moderni. I paesi scandinavi, la Germania, l’Olanda, stanno impegnandosi in tal senso.
Il sistema italiano sta producendo più poveri e più incapaci non perché gli italiani siano scemi ma perché il sistema non funziona.
Anche negli Stati Uniti si sta biforcando il sistema educativo e si sta riducendo la mobilità sociale. La grande massa sta in un sistema che non porta al top e non fornisce un’istruzione adeguata. Una minoranza, per quanto più ampia che in Europa, viaggia su sentieri più elevati.

Capitale umano non vuol dire ripetere qualche frase in latino.
Ci vuole la formazione progressiva e continua. Chi non ha troppo cervello o non è stato educato a usarlo o non ha volontà dovrebbe imparare già nei primi anni di vita a usarlo o a capire che è necessario usarlo. Devi costruire un sistema che ti permetta di capire dove è il cambiamento e ti permetta di aggiornarti. Se poi non ti aggiorni per scelta tua è un problema tuo.
Con che cultura di base i ragazzi sedicenni diciottenni escono? In Italia si laureano un 20% di giovani e spesso si laureano in materie assurde

È importante capire come cambia il mondo e sapere dove devi andare.

Cambia il modo in cui i lavori vengono premiati. Alcuni lavori sono difficili e vengono premiati. Altri sono sostituibili da macchine o dai lavoratori cinesi o indiani. Altri non sono né l’uno né l’altro (la segretaria, l’addetto alle pulizie) ma sono lavori che possono fare tutti e se sai fare solo quello, il salario quello è.

Il capitale intangibile diventa sempre più importante. Le tecnologie informatiche ci permettono di controllare fette di mercato più grandi che in passato.
Un imprenditore o un dirigente riescono a controllare una quantità di fattori produttivi impensabile in passato. (Spanning control).
Più controlli, più sei grande, più grande è l’impresa, più fai profitti. Le tecnologie informatiche aiutano.

Prendiamo il mondo della musica. Finché non c’è riproduzione attraverso i dischi o le registrazioni ogni cantante ha un gruppo limitato, quello del concerto. Il cantante migliore verrà a prezzi più alti. La disparità di reddito è relativamente piccola.
Poi arrivano i dischi, le radio ecc. il più bravo raggiunge un pubblico più ampio. Ciò non elimina il meno bravo, ma se devo scegliere di andare a un concerto sceglierò quello del più bravo. Con pochi soldi posso ascoltare a casa sia l’uno che l’altro. Il reddito del più bravo esplode. Cresce anche quello degli altri perché in giro la gente ha più soldi, ma cresce meno. Se poi arrivano gli Spotify posso ascoltare sempre i migliori o quelli di moda o quelli che piacciono. Gli altri spariscono. Perché spendere di più per altri quando posso ascoltare i migliori o i popolari? I popolari di oggi guadagnano delle cifre incredibili sono più ricchi di quello che erano i Beatles. il reddito dei meno fortunati si è ridotto rispetto ai meno fortunati di un tempo.
La stessa cosa vale per gli sportivi e per molti professionisti.
Anche altri settori sono coinvolti dal fenomeno. Gli insegnanti, per esempio. pochi super professori super belle e simpatici saranno pagati con cifre esorbitanti. Forse nel medio periodo succederà anche questo.
Questi sono problemi complicati, ma che incidono dentro ai gruppi sociali.

Soluzioni facili non ci sono. Dire basta al commercio internazionale o al progresso tecnologico o alla mobilità delle persone? Una combinazione di queste cose avvantaggia alcune persone e altre le svantaggia. Non sai quali saranno gli effetti grossi e quali quelli piccoli. Davvero però l’operaio o la segretaria di 50 anni fa vivevano meglio dei corrispettivi di oggi? Forse avevano meno invidia sociale. Ma comunque se blocchi tutto sei sicuro di stare meglio?

Il mondo si è sviluppato in tempi e modi disuguali. Alcune aree del mondo (occidente) sono partite molto prima. Quando gli altri hanno iniziato a imitarci eravamo molto avanti, loro erano più poveri, la loro concorrenza ha danneggiato alcuni di noi. Però ha anche favorito molti di noi e anche i danneggiati lo sono stati solo parzialmente perché i costi dei beni e servizi che i più poveri consumano si è ridotto. Il cibo, i vestiti, anche le medicine.

Se cerchi di mantenere barriere in un mondo che cambia, a meno di diventare la Corea del Nord succede che i migliori se ne vadano, che le opportunità si chiudano, che i progressi tecnologici vengano negati, che i mediocri dominino, che il paese diventi sempre più triste, violento e povero.

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