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Lo stupore delle prese elettriche

La Eagle Road e l’autista cortese

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18 LUGLIO. LA EAGLE ROAD E L’AUTISTA CORTESE. (VOTO 9,)

Cioè in pratica è come se il Falterona fosse diviso in due dall’acqua e per andare da Stia a Santa Sofia si potesse usare la nave. Oh, questi sono stati pensieri ricorrenti in quei giorni insieme a quelli del tipo ricordi di vita, di persone e aspettative di vita e di persone sempre. Doveva essere un viaggio in cui esso stesso lasciava scaturire pensieri e riflessioni e anche uno in cui il cullarsi nell’ambiente avrebbe invece annullato i pensieri. E’ stato tutto questo e anche quello detto in post precedenti. Naturalmente è inutile ammorbarvi sul cosa e sul perché e rieccomi a raccontare del 18 luglio. Mentre aspetto l’autobus insieme ai cinesi (erano ovunque: ai tempi di Mao mica c’erano!), vedo che la pelle di renna costa mille nok, che in strada c’è più traffico per il passo dei Mandrioli soprattutto se si escludono i bus turistici, che alcune montagne sono delle pareti verticali tanto ad acuire la sensazione di imponenza della natura che accompagnerà tutto il viaggio.

Vuoi dire anche delle capre che si trovano un po’ in qua e là e che in posti come Udredal (non visto) sono in numero maggiore agli abitanti (fonte Rough Guide o Lonely Planet, ovviamente) o vuoi raccontare di quel bendiddio che è la Eagle Road?

Bene. Eccoci dunque all’inattesa Eagle Road. Innanzitutto l’ho fatta tre volte. Be’. Forse non era del tutto voluto e forse è stata una ripetizione evitabile, ma varrebbe la pena rifarla ancora più volte. E’ una strada che a forza di tornanti spettacolari risale la montagna per poi finire in una galleria e quindi condurre ad altre strade che poi si dirigono verso Andalsnes e Alesund. A ogni tornante si vede da un po’ più in alto, o in basso a seconda della direzione, il Geirangerfjord e si vede perfettamente nella sua completezza. Ogni visione è stata un’emozione. Il fiordo, il paese, le montagne, le fattorie, i prati, tutto il percorso non più nascosto da niente. Altro che una visione a trecentosessanta gradi: ne ho avute una diversa a ogni curva. Giri intorno alla montagna e il Dalsnibba intanto si allontana. A farla guidando dovremmo stare concentrati sulla guida e sicuramente percorrerla comodamente seduti in bus è tornato utile. Oltre al fiordo si ha l’ennesima sensazione di natura potente tra montagne vertiginose, capre arrampicatrici, prati verdissimi, qualche fiumiciattolo e laghetti che appaiono all’improvviso. Intanto, tra le persone presenti, c’è una ragazza che viaggia da sola e che dalla fermata del bus a Geiranger ride, si agita e poi si ferma e contempla il mondo circostante. Farà il viaggio con me fino a che prenderemo io il bus per Alesund e lei quello per Andalsnes.
Perché? Non avevi detto che avevi preso il bus per Alesund? Sì e no. Spieghiamolo per chi vuol capire come funzionano le cose coi mezzi pubblici. Io ho prenotato il viaggio Geiranger – Alesund one way dal sito visitalesundandalsnes.com o un nome del genere. In pratica paghi il prezzo, forse scontato, dei biglietti dei mezzi che ti portano da Geiranger ad Alesund e che consistono in vari bus (numero 100, 220 ecc., come riportato nella ricevuta di conferma di prenotazione del viaggio) e traghetti. Quindi, in questo caso, sono andato da Geiranger fino al porto di Linge con il bus che è passato per la Eagle Road. Quindi lì ho preso il traghetto per Eidsdal, nome che diventerà famoso nella storia riccardiana il giorno dopo. Da Eidsdal c’era un bus per Andalsnes e uno per Alesund. Ho preso quello senza doverlo cambiare. Ogni mezzo aspetta che arrivi quello con cui si raccorda, indipendentemente dall’orario. Soprattutto i bus aspettano, in caso di ritardi di treni e di traghetti. A quanto ho visto non c’è mai molto traffico e gli orari sono rispettati, comunque.
Be’. Il viaggio per Alesund dal porto di Eidsdal non è eccezionale, una volta visto quanto avevo visto in questi giorni. Fantastico invece è l’autista che chiede a ogni passeggero a quale albergo deve portarlo e…ce lo porta! Non ci sono vagonate di passeggeri, gli alberghi sono quelli e tutti vicini, ma dai: dieci e lode alla voglia estrema di aiutare e venire incontro ai visitatori!

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