there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

La frana di Agrigento.

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Costruzioni sul vuoto, autorizzazioni comunali a gogo, politici che permettono di costruire, professionisti che non si oppongono, costruttori che se ne sbattono delle regole, cittadini ben contenti di comprare case nel pericolo, poi, il 19 luglio 1966, arriva la frana e il Quartiere dell’Addolorata viene giù.
Mancini (psi, ministro dei lavori pubblici) propone di cambiare rotta, pezzi di merda democristiani tra cui Moro, Segni, Andreotti o socialdemocratici come Saragat si ribellano e si preoccupano del fatto che (perderebbero voti visto che Agrigento è un feudo dc.) Ci rimetterebbero tutti i costruttori, tutti i professionisti, si parla di revoca di licenze di appalto, di sospensione dei funzionari responsabili, di riesame delle autorizzazioni, di blocco dei lavori: tutte misure sacrosante.
Si avrebbero, dicono i pezzi di merda, 100 famiglie di impresari edili escluse dai bandi pubblici, il risentimento dei professionisti che si vorrebbe cancellare dagli albi, tremila famiglie senza case. Ecco: sarebbe ciò che tutta questa gente di merda meriterebbe.
Tutti questi pezzi di merda (cittadini, professionisti, costruttori) si ritrovano e occupano il Comune. Alla fine vincono loro.
Qualcuno afferma che il costume di Agrigento è lo stesso anche in altre parti d’Italia. E’ il così fan tutti che dirà Craxi nel’92. Tutti colpevoli nessun colpevole e quindi nessun punito? No. Tutti colpevoli tutti puniti!

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