Da “La grande fuga,” di Angus Deaton.
Nel secondo dopoguerra nel mondo centinaia di milioni di persone si sono liberate dalla povertà. E’ aumentata l’aspettativa di vita, è aumentato il benessere materiale, i tassi di mortalità sono diminuiti, in molti paesi si vive più a lungo e in condizioni più agiate.
I paesi asiatici sono cresciuti molto rapidamente e si sono spostati sulla classe mediana della distribuzione del reddito, avvicinando il livello di benessere dei paesi del primo mondo. In contemporanea è aumentato il divario con i paesi più poveri: per un paese che è cresciuto esponenzialmente anche grazie al vantaggio dell’arretratezza (il fatto di potersi sviluppare senza ripetere il processo per tentativi ed errori che hanno seguito i paesi più avanzati,) c’è un paese che ha perso terreno o è arretrato. La disuguaglianza tra paesi non è diminuita.
La popolazione mondiale è cresciuta di 4 miliardi in 50 anni ma i 7 miliardi di persone oggi stanno, in media, meglio di quanto stavano i loro nonni.
E’ stato smentito chi negli anni Sessanta riteneva che la popolazione in crescita, insieme al motore a scoppio e all’istituzione del premio nobel fossero le sciagure del mlllennio. (James Meade.)
Inoltre la disuguaglianza all’interno di molti paesi, Stati Uniti compresi, è aumentata.
Non è semplice misurare correttamente la povertà o la disuguaglianza e questo va tenuto a mente quando si fanno delle valutazioni o si leggono degli articoli.
MISURARE IL MONDO
E’ difficile accordarsi sulle definizioni di reddito, di povertà, di disuguaglianza. E’ difficile misurarne i valori. E’ ancora più difficile fare dei confronti. Sappiamo quale sia la linea della povertà nel nostro paese. Possiamo percepirla. Può essere diversa negli altri Paesi.
Nei confronti tra paesi si può usare il tasso di cambio per fare comparazioni, ma non è sufficiente. Se un dollaro equivale a 50 rupie, non significa che in India con 50 rupie compri le stesse cose che compri negli Usa con un dollaro: invece ne compri molte di più. Sia che si tratti di tagli di capelli o di stanze in hotel o di cibo di strada. Allora vengono raccolti dagli economisti e dagli statistici i prezzi effettivi dei prodotti e dei servizi nei vari Paesi e su quei dati si costruiscono i valori a parità di potere d’acquisto. Ciò consente i confronti omogenei tra paesi.
Però perché esistono queste differenze? Un bene o un servizio costa meno nei paesi poveri che in quelli ricchi. Cosa impedisce allora a un consumatore di andare nei paesi poveri e spendere meno? Oppure a un produttore indiano di comprare il prodotto a poco e venderlo a new york? O a un commerciante di comprare benzina a delhi e venderla a new york? La distanza. Il produttore indiano deve vendere in India a prezzi più bassi di quanto farebbe a New York perché il reddito della sua popolazione è più basso e quindi a un prezzo più alto non avrebbe compratori. Le differenze sono maggiori dove i beni e i servizi non sono trasportabili. In certi casi le differenze si ridurrebbero tenendo conto di tasse locali, sovvenzioni, costi di trasporto. In molti altri, semplicemente, i servizi non sono trasportabili. Il taglio di capelli a Delhi costa meno perché la popolazione è più povera. Se lo trasferisci a New York puoi alzare il prezzo ma si alzano anche i costi e il servizio è “di New York,” non è trasferito.
Se le persone potessero migrare liberamente si avrebbe un aumento dell’uguaglianza: si abbasserebbero i salari dei paesi ricchi e si alzerebbero quelli dei paesi poveri. Il processo è ovviamente frenato dal fatto, per esempio, che i paesi ricchi non vogliono che il loro reddito si abbassi. Analogamente è impossibile spostare pezzi di terra dall’India agli Stati Uniti e il prezzo nel primo caso è più basso che nel secondo. Poiché il lavoro e la terra non sono spostabili liberamente e sono più bassi nei paesi poveri, anche il livello dei prezzi medi è là più basso.
Ora, il tasso di cambio è il determinante che il mercato usa per uguagliare i prezzi tra i vari paesi per quanto riguarda i prodotti scambiabili a livello internazionale: automobili, benzina, acciaio, computer. Il livello dei prezzi di un paese però è determinato da molti beni e servizi che non sono scambiabili tra nazioni e poiché tale livello è più basso nei paesi poveri, ecco che i prezzi sono complessivamente più bassi in quei paesi.
Usare il tasso di cambio per fare i confronti tra i paesi è dunque sbagliato e questo errore è stato commesso da giornalisti e da economisti, dal Financial Times come dalla Banca Mondiale o dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (undp.) I calcoli di quest’ultimo hanno sopravvalutato a lungo la povertà dei salari dei paesi poveri rispetto a quelli dei paesi ricchi. Calcoli che si limitino a convertire i prezzi di due paesi, i salari, i costi, gli indicatori dello standard di vita, usando il tasso di cambio, peggiorano di almeno due terzi la situazione dei paesi poveri rispetto ai valori corretti. La miseria resta tale, ma non serve a nulla aumentarla.
Quindi se vogliamo misurare la disuguaglianza tra un cittadino statunitense e uno indiano è corretto aggiustare la differenza di reddito per il potere di acquisto corrispondente.
Non è invece giusto aggiustare la differenza di reddito coi prezzi diversi per valutare la disuguaglianza tra individui di una stessa nazione. I prezzi di una casa a Milano sono più alti di quelli di una casa a Napoli, ma questo è già riflesso nelle differenze di reddito. Essenzialmente, le comodità ottenibili sono abbastanza simili nei due casi. Se la gente è libera di scegliere dove risiedere, i prezzi più alti a Manhattan significheranno che il valore dei servizi e dei comfort là è superiore rispetto a una città del Montana. Quindi le disuguaglianze possono già essere evidenziate dalle differenze di reddito, anche senza aggiustarle coi prezzi.
Non ci si può spostare liberamente, invece, o è più difficile, tra Stati Uniti e India. Quindi anche se presumibilmente il livello dei servizi e dei comfort degli Stati Uniti è superiore a quello dell’India (per quanto non sia necessariamente vero) la differenza di prezzo non riflette necessariamente la differenza nella disponibilità di servizi e comfort. Per cui occorre effettuare le correzioni.
Ora, il ppa è un metodo migliore, ma non esente da difetti. Come confrontare gli affitti tra i paesi? L’abitazione di una famiglia povera che vive in India dove la mettiamo? O i servizi pubblici? Anche per i beni simili non è semplice fare le comparazioni. Il taglio di capelli o il riso si possono comparare. Ma le camicie da uomo? Con cosa confrontiamo la camicia Brooks Brothers? Con la stessa venduta in un unico negozio per ricchi in India sovrastimando così il valore del reddito medio? O con una camicia di qualità inferiore e molto usata, sottostimando così il valore del reddito indiano? In certi casi, inoltre, i confronti sono impossibili: nei paesi islamici l’alcool è proibito, ci sono cibi come il tofu o il teff consumati solo in pochi paesi e così via.
C’è un altro problema. In GB si consuma molta marmite e negli Stati Uniti poca. In GB è poco costosa. Negli USA molto. Le persone in paesi diversi consumano prodotti diversi, hanno usi e costumi diversi, anche in merito a uno stesso tipo di prodotto. In generale le persone comprano in un paese molti beni e servizi poco costosi e pochi beni e servizi molto costosi. Questo cosa determina? Che se nel fare il confronto tra paesi si sceglie il paniere straniero, i costi relativi di quel paese appariranno poco cari. Se si sceglie il paniere interno, i costi relativi del paese estero appariranno molto cari. Gli statistici usano una media. In generale non è comunque molto rilevante usare un paniere oppure un altro se il confronto avviene tra paesi di ricchezza omogenea, ma le cose cambiano nei confronti tra paesi. Lo stesso criterio della media statistica presenta dei problemi soprattutto nei confronti tra paesi disomogenei, come possono essere la Gran Bretagna o il Camerun (ma non è poi così importante questo confronto) o come possono essere gli Stati Uniti e la Cina (e questo confronto invece è molto importante.)
Per la Cina intanto occorre capire se i tassi di crescita annunciati sono credibili. Al di là di questo se prendiamo la differenza tra i pil procapite abbiamo che gli Stati Uniti sono nove volte più ricchi. Se passiamo al ppa sono cinque volte più ricchi. Se moltiplichiamo i valori per la differenza della popolazione abbiamo che la Cina è a tre quarti dell’economia americana e può superarla in sei anni. Dobbiamo, però, per i ragionamenti fatti sulla differenza nei panieri di acquisto, ammettere che ci può essere un margine di errore del 25%. Alla luce di tutto questo non dobbiamo pensare che i confronti siano impossibili, ma che sono tanto più precisi quanto più le economie e gli stili di vita sono omogenei, come tra i vari paesi occidentali.