CRESCITA GLOBALE.
Prendiamo in considerazione i Paesi ricchi. Dopo la seconda guerra mondiale e la ricostruzione, questi paesi hanno conosciuto un boom economico e quindi una crescita dei redditi medi pari al 4% negli anni 60 e poi una crescita minore (via via scesa da oltre il 2 a poco più dell’1% negli ultimi decenni.) Contemporaneamente si sono assottigliate le differenze di reddito medio tra i vari Paesi. Non è detto che si siano ridotte le disuguaglianze all’interno dei singoli Paesi, anche a fronte di un avanzamento del reddito per la maggior parte degli individui.
Ora, è irrealistico pensare che vi possano essere ritmi di crescita elevati e continui nel tempo. Ricostruire è più facile che innovare, visto che ci si può basare sulla memoria su come fare le cose e sul come ricostruire la tecnologia. Una volta terminata la ricostruzione, per crescere è necessario inventare nuovi modi di farel e cose e metterli in pratica, ma affidarsi a una terra vergine è più difficile che arare il vecchio campo. In un mondo interconnesso le innovazioni possono diffondersi da un paese all’altro, in particolare tra quelli simili, cosicché l’onere delle invenzioni è suddiviso su molti. La globalizzazione e l’integrazione riducono i costi di trasporto e la diffusione delle informazioni e permettono di realizzare i servizi e i beni dove è più efficiente ed economico farlo, nonché di adottare rapidamente scoperte fatte altrove. La diffusione di tali scoperte e di tali invenzioni, basti pensare a quelle mediche, ha permesso di aumentare il tenore di vita in paesi le cui istituzioni politiche, sanitarie ed economiche favoriscono l’adozione delle novità. La nuova tecnologia riduce le disugualiznae.
Se prendiamo in considerazione tutti i paesi del mondo le cose cambiano. L’incremento dei redditi medi non c’è stato. Il reddito medio globale non è aumentato di molto. Questo perché ci sono stati paesi cresciuti, anche molto, e paesi che sono arretrati. Ora, le tecniche e le conoscenze all’origine degli standard di vita dei paesi ricchi sono a disposizione anche dei paesi poveri oggi. Certo: per raggiungerli è necessario dotarsi di strade, ferrovie, telecomunicazioni, imprese, macchinari e questo richiede tempo e denaro, ma i divari tra ricchi e poveri forniscono degli incentivi a fornirsi di queste infrastrutture. (Vedi Solow: A contribution to the theory of economic growth.) Cosa manca allora ai paesi che sono arretrati? Probabilmente delle istituzioni appropriate: una burocrazia capace, una giustizia funzionante, un sistema fiscale efficiente, una reale protezione dei diritti di proprietà, una tradizione di fiducia reciproca.
Il fatto che tra i paesi cresciuti vi siano la Cina e l’India, oltre a Hong Kong, Malesia, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Botswana, ha reso possibile che se guardiamo al numero di individui che hanno aumentato il proprio reddito, l’incremento che osserviamo è il doppio (3% in quarant’anni) rispetto a quello del paese medio (1,5%.)
Naturalmente anche all’interno dei singoli paesi ci saranno delle differenze. Inoltre dobbiamo considerare che alcuni paesi hanno avuto dei boom duraturi per poi flettere (il Giappone, gli stessi Brics attualmente.) I paesi poveri che sono cresciuti di più sono anche paesi di grandi dimensioni e in un corpo sociale più ampio può essere più facile trovare scienziati, ricercatori, tecnici, diplomatici esperti ecc. I paesi restati poveri sono per esempio la Liberia, la Somalia, il Congo, il Nicaragua, Haiti, il Madagascar, la Repubblica Centrafricana.
In realtà per ora non sappiamo quale sia la chiave dello sviluppo: è come cercare di spiegare perché una persona abbia vinto alla roulette.
SPERANZA DI VITA, REDDITI, CRESCITA DEMOGRAFICA
La mortalità si è ridotta, la speranza di vita è aumentata e tutto ciò in corrispondenza ad un aumento della popolazione negli stessi anni del boom economico. Quindi insieme ai redditi sono migliorate le condizioni di vita e per un periodo di tempo più lungo.
Paesi e persone sono stati costretti a politiche che impedivano le nascite nel nome di rischi di sovrappopolazione inesistenti. In realtà nessuno ha chiesto a queste persone se avrebbero voluto fare figli. Di solito ogni coppia mette al mondo i figli che desidera e quando sa che i sopravvissuti sarebbero di più tende a farne di meno. Il principio da tenere a mente è che per ogni bocca in più ci sono anche due braccia e un cervello in più. La diffusione delle idee e la capacità produttiva porterà benefici eventualmente superiori ai costi maggiori. Uno degli errori dei teorici della sovrappopolazione è quello della lump sum fallacy, che assume le risorse come fisse. La società è capace di rinnovarsi, di trovare nuovi modi di fare le cose, di creare incentivi a fare le cose in modo diverso e quindi di affrontare le nuove sfide: un numero più grande di persone sarà più in grado di trovare nuove idee che un numero piccolo. L’uomo stesso, sostiene Julien Simon ne “l’ultima risorsa” è la vera fonte di ricchezza sul pianeta.
A fronte di un maggior numero di figli può esserci meno cibo o meno legna da ardere o sarà necessario costruire più ambulatori o più scuole e questa è una tesi persuasiva finché per questi beni o servizi non c’è un prezzo e questi sono beni comuni, tanto da rientrare nella tragedia dei beni comuni. A fronte di questo problema si può assegnare un prezzo legato alle emissioni di anidride carbonica (una carbon tax globale) ma questo è realizzabile a fronte di azioni politiche globali. Altrimenti il problema può essere affrontato a livello locale, attraverso incentivi economici e sociali, ma senza interferenze esterne sui desideri delle persone. E’ opportuno rendere disponibili i contraccettivi e far sì che le persone povere possano permetterseli, ma è criminale imporre politiche contraccettive.
La rivoluzione verde ha aumentato la produttività agricola e l’output dei beni alimentari è cresciuto più rapidamente della popolazione. La globabilzzazione ha contribuito ad accelerare la crescita consentendo di spostare la produzione di certi beni nei luoghi in cui è più efficiente. Le risorse limitate sono state preservate o sostituite. Il sistema dei prezzi è centrale nella creazione di incentivi in grado di produrre questo esito: se una risorsa rinnovabile scarseggia, il prezzo sale e la gente o ne acquista di meno o ricorre a dei sostituti o orienta la ricerca all’individuazione di tecnologie che non ne richiedano l’utilizzo.
E’ un rischio quando le risorse non hanno un prezzo, perché manca l’incentivo a economizzarle. E’ questo un problema anche per il riscaldamento globale.