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Lo stupore delle prese elettriche

La mentalità del declino

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Da:”Dal miracolo economico al declino,” di Vito Tanzi

Le rendite di posizione, o rent seeking, sono le rendite che alcune persone o alcuni gruppi ricevono perché sono riuscite a restringere l’accesso alle loro attività e quindi a garantirsi posizioni di monopolio o di privilegio e redditi eccessivi. Lo stato funge da garante di queste protezioni e non permette al mercato di funzionare in modo efficiente, poiché ha permesso ad alcune persone di avvantaggiarsi a costo di altre per meri criteri storici, giuridici o politici, come se vigesse un regime feudale.
Il problema riguarda non solo i casi noti dei notai o dei farmacisti, ma tutti quei gruppi che riescono a ottenere reddito non completamente meritato, a seguito di programmi governativi o regole sindacali o corporative che restringono il mercato o che hanno avuto il nullaosta del governo.
Le rendite sono create restringendo l’accesso a professioni come quelle di farmacisti, notai, commercialisti, architetti, avvocati, tassisti. In alcuni casi le rendite sono create assicurandosi incentivi fiscali o trattamenti speciali per alcune categorie. La certificazione necessaria ad operare in alcune attività viene usata non solo per proteggere i consumatori ma per aumentare le rendite di chi opera in quelle attività. Sono rendite di posizione anche quelle degli evasori fiscali, dei lavoratori difficilmente licenziabili anche se meno produttivi o meno necessari a un’impresa.
Sono rendite anche quelle dei beneficiari di regole che limitano l’occupazione in uffici pubblici o nelle università o nelle banche dove i parenti degli impiegati ricevono un trattamento privilegiato nelle assunzioni. Il nepotismo è una versione speciale di rent seeking.
I nuovi laureati o i nuovi potenziali candidati in varie professioni o i nuovi lavoratori devono passare alcuni anni a imparare la professione senza essere compensati finanziariamente; oppure, come disoccupati, prima di poterla praticare pur avendone la qualifica. E’ spesso difficile trovare poi un professionista non parente disposto ad assumerli. Questi sistemi producono alti redditi per alcuni e bassi o disoccupazione per altri, senza che questo dipenda da motivi di qualità del servizio, prezzi offerti o capacità di stare sul mercato, ma da privilegi feudali concessi ai già presenti in quel settore. Le posizioni, in alcuni casi, finiscono per essere ereditate dai figli o dai nipoti dei professionisti, che diventano i nuovi professionisti, godendo le rendite. Alcune psoizioni anche negli enti pubblici sono state riservate a parenti di impiegati e alcuen promozioni per livelli alti negli stessi enti sono state riservate a impiegati che erano già dentro l’istituzione.
Anche il fatto che per molte attività esistano forniture esclusivamente pubbliche impedisce la formazione di un mercato privato (che non sarebbe “gratis”) e impedisce ai neolaureati di proporsi in attività al di fuori del settore pubblico, in cui però è difficile accedere al di là dei titoli e delle competenze posseduti.
Questi sono solo alcuni ostacoli che impediscono al mercato del lavoro di essere efficiente, flessibile, meritocratico o perfino di esistere. Creare artificiosamente ostacoli per alcuni e vantaggi per altri determina un mercato del lavoro non efficiente e che crea molte ingiustizie, discriminazioni e disoccupazione.

Per i tassisti ci sono due complicazioni: il numero di licenze è ristretto e queste possono essere vendute a un prezzo che riflette in parte gli alti guadagni futuri. Allora chi compra le licenze pensa di essere in possesso di un diritto che non può essere tolto dal governo perché le rendite future sono state trasferite ai venditori e quindi già pagate. Dal loro punto di vista una riforma che facesse crescere il numero dei tassisti o che eliminasse le restrizioni al numero di licenze sarebbe considerato ingiusto. Questo è un esempio di come inefficienze iniziali chreano impedimenti per riforme future che sarebbero necessarie per far diventare l’economia più efficiente e creare più occupazione. E’ il costo a lungo termine che il paese paga per politiche iniziali sbagliate.

Molta gente desidera il progresso economico purché ottenuto senza cambiare niente. Senza nuovi supermercati al posto (o insieme ai) vecchi negozi. Senza acquisti di nuove auto perché se no i meccanici lavorano meno. Qualunque cambio o tecnologia nuovi che disturbano l’equilibrio sociale esistente sono considerati un pericolo. L’immobilità nei posti di lavoro è in parte un’espressione di questo obiettivo: ottenere progresso senza fare cambiamenti.
I paesi che, come l’Italia, con le loro leggi e tradizioni, hanno creato ostacoli ai cambiamenti tecnologici e strutturali, hanno sempre finito per pagare un prezzo alto in termini di meno crescita economica e anche di meno occupazione

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