Malgrado i tassi di interesse siano al livelli più bassi che si siano visti da secoli la crescita della produttività e degli investimenti aziendali sono a livelli bassi. Come si spiega questo paradosso?
I fatti da cui partire nell’analisi sono tre.
Primo. I profitti delle imprese sono molto alti e questo dovrebbe scatenare gli spiriti animali.
Secondo. Un mare si è aperto tra un piccolo gruppo di imprese molto produttive e un branco di ritardatari che crescono lentamente e i cui profitti sono bassi.
Terzo. Il rallentamento è evidente soprattutto nella produttività totale dei fattori.
Alcune spiegazioni del fenomeno sono state ipotizzate.
Primo. Ci può essere stato un rallentamento nel cambiamento tecnologico.
Secondo. Le invenzioni del ventesimo secolo, come quelle derivanti dall’applicazione dell’elettricità o i progressi nei sistemi di trasporto, sono state tali che un’ondata di innovazioni di quel tipo è difficilmente ripetibile.
Il cambiamento tecnologico è comunque difficilmente misurabile e prevedibile. Inoltre il rallentamento non ha colpito le imprese leader.
Haskel e Westlake notano invece come sia cresciuta l’importanza relativa degli investimenti in immobilizzazioni immateriali, gli intangibles (ricerca e sviluppo, software, datii digitali, design, branding, training, process engineering) rispetto agli asset materiali (macchinari, edifici, veicoli ecc).
Gli intangibles possono dirci qualcosa sulla cosiddetta stagnazione secolare, ammesso che esista?
Innanzitutto tali asset non vengono sempre valutati e misurati in contabilità aziendale e nazionale. Anche perché è più difficile dare loro un valore rispetto ai tangibles. La contabilità nazionale misura i software, i lavori originali artistici e più recentemente la ricerca e sviluppo e gli investimenti. I database, le competenze immateriali delle imprese, il design non sono spesso contabilizzati o non sono considerati come investimenti.
Inoltre gli intangibles hanno delle proprietà economiche particolari. Una è l’abilità delle imprese di incrementare l’attività aziendale più prontamente rispetto alle immobilizzazioni materiali. Uber può servire più clienti grazie al software esistente rispetto all’impresa di taxi che dovrebbe comprare più auto per servire più clienti.
Un altro aspetto sono gli spillover, la diffusione sul territorio o su più territori degli intangibles, delle conoscenze, delle applicazioni ecc. Le imprese non possono usare gli asset materiali dei rivali ma possono potenziamente usarne gli intangibles.
Una terza caratteristica è che è difficile rivendere molti asset intangibles.
Una quarta cosa sono le sinergie: gli intangibles aumentano di valore se sono combinati con altri intangibles. Per esempio considerare la ricerca e sviluppo e il design in un iphone si combinano con il design dell’app store, con la catena del valore di Apple, con la capacità del brand di creare uno dei prodotti più profittevoli del mondo.
In che modo tutto questo può farci capire meglio la stagnazione secolare?
Primo. Se non misuriamo correttamente gli investimenti la crescita del pil non viene contabilizzata correttamente. Varie ricerche hanno mostrato che in realtà l’effetto della mancata misurazione non è particolarmente rilevante.
Secondo. Poiché gli intangibles generano degli spillover, un rallentamento nella crescita del capitale immateriale determina un rallentamento della tfp. Questo fenomeno è risultato evidente prima e dopo la grande recessione.
Terzo. Anche questo aspetto è legato agli spillover e al gap più ampio tra imprese leader e imprese inseguitrici. Una spiegazione che viene generalmente data al ritardo è il fallimento delle politiche sulla concorrenza nell’evitare che emergano delle imprese giganti. Gli autori invece sottolineano l’importanza degli intangibiles. Se una parte più grande dello stock di capitale immateriale è aumentabile più agevolmente e mostra sinergie e spillover, le imprese leader possono sbarazzarsi della concorrenza, incrementare gli asset, assimilare conoscenze dai concorrenti, combinare gli asset in modo che le imprese inseguitrici non riescono a fare. Le imprese che sono molto ricche di immateriali come Amazon, Apple, Facebook, Microsoft possiedono complessi enormi e di grande valore di asset intangibili e aumentano drammaticamente di valore. L’evidenza aneddotica suggerisce anche che le imprese leader riescono ad appropriarsi degli spillover altrui (le cosiddette innovazioni aperte, open innovation). Questo fenomeno è evidente in settori ad alta intensità di intangibiles, come il tecnologico o il farmaceutico, dove le imprese di maggior successo sono note per la capacità di acquistare o copiare buone idee che appaiono nelle startup o nei concorrenti. Se questo è vero spiega la combinazione di alti profitti e bassi investimenti. Le imprese leader hanno un ritorno alto dei loro investimenti immateriali, hanno forti profitti, hanno incentivi forti a investire di più. La maggior parte delle imprese però non può sperare di raggiungere quei ritorni poiché manca di intangibles complementari che permettano di generare sinergie e sono meno certe di appropriarsi della diffusione dei loro investimenti. Come risultato il livello aggregato di investimenti intangibili resta basso.
Un’altra spiegazione può essere la seguente: la produttività cresce più lentamente che in passato poiché gli intangibles generano meno spillover di quanto facevano in passato. Un po’ perché le imprese inseguitrici assorbono meno dalle leader di quanto facciano queste poiché solo i leader riescono a sfruttare le sinergie tra i diversi tipi di intangibles. Un po’ perché una proporzione maggiore di intangibili è a somma zero o rent seeking. Per esempio un’impresa assicurativa che crea una nuova linea di servizio può portare una diffusione di benefici nel sistema (spillover, appunto), mentre se la stessa impresa impianta una filiale offshore per ridurre il carico fiscale non genera spillover (la riduzione del carico fiscale è per sé, non viene diffusa nel sistema, altre imprese non possono appropriarsene o diffonderla). Una ricerca ha evidenziato come una quota significativa dell’aumento dei valori azionari dal 1980 è associata agli intangibles, misurati come spesa in ricerca e sviluppo, ma anche alla spesa in regolamentazione e lobby, che è una spesa non immediatamente produttiva.
Ci può essere un aspetto positivo che ancora non si è completamente manifestato? Supponiamo che l’economia sia in una fase di transizione verso un nuovo modo di produrre. Una fase in cui gli investimenti immateriali sono molto più importanti. Se questo è vero c’è un processo di determinazione di nuove norme sul funzionamento di questa economia. Quali sono i diritti e i doveri di Uber nei confronti degli autisti partner? Quali sono i diritti di Google sui dati che gli abbiamo fornito in anni di fornitura di servizi e di ricerche effettuate sul suo motore? Può un agricoltore farti causa per i problemi di un trattore su cui viene eseguito il tuo software?
È probabile che l’uso efficace del capitale intangibile richiede coinvestimenti in cambiamenti organizzativi come è avvenuto negli anni della rivoluzione informatica. Il capitale intangibile è usato sempre più anche per lo sviluppo del mobile computing e del cloud computing. Poiché sugli intangibles ci sono più dispute legali che sugli investimenti materiali le imprese tendono a spendere di più per proteggerli, con ciò generando poca tfp adesso ma che in futuro potrebbe portare a una crescita della produttività. Ciò implica che la produttività continuerà a essere bassa finché lo Stato non imparerà a evitare i fenomeni di appropriazione delle rendite e a disegnare le istituzioni che un’economia immateriale necessita, nonché fino a cquando le imprese e la società definiranno quali siano o vogliono che siano le norme legali, commerciali, etiche della nuova economia immateriale.