Da “Favole e numeri” di Alberto Bisin
e da http://noisefromamerika.org/articolo/posto-fisso-monotono
La protezione del posto di lavoro anziché quella del lavoratore, una delle caratteristiche del discriminante welfare all’italiana, ha causato la dualità, l’immobilità, la precarietà del mercato del lavoro italiano. Approfondiamo questi aspetti e vediamo come, in un mercato dinamico, invece, si potrebbe essere precari e felici. Inoltre la flessibilità vera aumenta sì i licenziamenti, ma anche le assunzioni e le prospettive. In Italia le cause alla base della scarsa produttività dei fattori, comprese le inefficienze del settore pubblico, fanno sì che un evento come il licenziamento sia un dramma maggiore che in altri paesi.
DUALITA‘
La divisione del lavoro in Italia è tra iper garantiti e precari e ogni volta che si parla di riforme non si toccano mai i primi.
“In Italia è alto il tasso di disoccupazione e basso quello di occupazione: chi non cerca lavoro e chi è in cassa integrazione non figura tra i disoccupati.
Precariato: fenomeno per il quale i giovani passano da un lavoro a tempo determinato a un altro con poche prospettive. Il mercato del lavoro dovrebbe creare prospettive.
In Italia si insiste su contrattazioni centralizzate e imposizioni di legge.
Nella realtà il numero dei posti di lavoro non è fisso e quindi modifiche nei vincoli contrattuali hanno effetti su salari e occupazione. Le imprese reagiscono a diverse condizioni nel mercato del lavoro. I posti di lavoro e le loro caratteristiche contrattuali sono determinati dalla domanda di lavoro (che è quella delle imprese) e questa dipende dalle condizioni di mercato e dai vincoli imposti al suo funzionamento.
Quindi:
vietare i contratti a tempo determinato non risolve il problema del precariato: si riduce la domanda di lavoro, i precari vengono trasformati in disoccupati;
impedire o rendere costosi i licenziamenti non riduce la disoccupazione, bensì la aumenta;
prevedere per legge una serie di contratti a tempo determinato non garantisce una maggiore flessibilità del lavoro: se non si riforma il resto, si crea un mercato duale (garantiti vs non garantiti) e si crea precariato;
imporre condizioni salariali e contrattuali a regioni caratterizzate da diversi livelli di produttività non garantisce un mercato del lavoro omogeneo: nelle regioni a bassa produttività relativa si creano disoccupazione, sottoccupazione, economia sommersa.
In un mercato del lavoro efficiente coesistono contratti a tempo determinato e indeterminato, il lavoro è protetto ma anche allocato efficientemente dove è più produttivo, trovare un nuovo lavoro è facile e rapido; entrare e uscire dalla forza lavoro è facile.
Cercare di regolamentare prezzi e condizioni contrattuali per legge porta a gravi inefficienze: tutti i contratti di equo canone sono falliti nel mondo, per esempio.
Le forze di mercato che portano allo sviluppo dell’attività produttiva e quindi alla domanda di lavoro vanno incentivate. Si tratta di capire come funzionano i mercati al di là delle favole e sfruttarli per avere un mercato del lavoro efficiente.
I lavoratori italiani hanno anche tra i salari più bassi d’Europa, cosa che comunque non dipende solo dal mercato del lavoro.”
PRECARIETA’
Lavoro precario non significa lavoro a tempo determinato. Precario è il lavoratore a tempo indeterminato in una occupazione con minime prospettive di avanzamento di carriera o di trasformazione a tempo indeterminato e in un mercato del lavoro con alta e cronica disoccupazione. Vedi alla voce call center. Un mercato del lavoro ben funzionante produce molti posti a tempo determinato. In Europa il mercato del lavoro all’americana non sarebbe sostenibile, ma la scarsa protezione ha costi ma anche vantaggi per la dinamicità del mercato. Negli Stati Uniti non esiste il termine precariato. Perdere il lavoro è un dramma in recessione, ma non lo è in una situazione normale perché è facile ritrovarlo. Spesso cambiare lavoro è una decisione del lavoratore. Negli USA I giovani fanno i camerieri mentre provano a scrivere un romanzo o il fisioterapista stressato si trasferisce al mare o l’avvocato apre un ristorante. Si cambia lavoro con disarmante facilità. A quarant’anni si può anche trovare un lavoro vero passando pure per l’università. Tutte queste scelte sono spesso temporanee. Ci provo per un anno poi vediamo.Tutto deciso e organizzato in pochi mesi. Questa è libertà e anche maggiore qualità della vita. L’incertezza è necessaria in una società viva, creativa, produttiva. Non vi è ricerca senza rischi e anche i ricercatori americani che non ce la fanno trovano altro da fare, da andare a Wall Street a costruire programmi o fare politica. Le normative Treu e Biagi in Italia hanno abbassato la disoccupazione, ma non hanno cambiato forma e strutture delle protezioni e delle garanzie sul mercato creando precarietà e dualità.
Limitare i contratti determinati produrrebbe più disoccupazione. Sistemi come la flexicurity proteggerebbero il lavoratore ma non garantiscono il posto di lavoro, limitano il precariato, aumentano i flussi tra occupati e disoccupati.
Forse in Italia la flexicurity è inattuabile anche per l’eccessiva partecipazione dello stato inefficiente nell’economia e per il desiderio del posto fisso scolpito nella mente di molti. Però senza un mercato più dinamico non si esce fuori dal precariato. Si creano costi anche perché giovani e donne passano da lavori precari ad altri, ma soprattutto si distorcono le prospettive e le ambizioni dei giovani, si diminuisce la forza creativa, si tende a stagnare. Nessuno lascia mai un lavoro, chi perde il lavoro è spacciato: una società così non può che portare a far sognare il posto alle poste anziché diventare una società in cui si possa con facilità sperimentare e intraprendere.