Spiega Alberto Bisin su “favole e numeri”
La favola è quella della delle capacità taumaturgiche della moneta. L’idea che se solo potessimo fare quel che vogliamo con la moneta, stamparla, colorarla ecc., potremmo evutare le fatiche reali. La moneta filosofale, secondo Scacciavillani. “Ci uccidono con l’onda.”
Secondo Bagnai con l’Euro la Germania ha imposto agli altri Paesi svalutazioni competitive a proprio favore. La Germania avrebbe la moneta indebolita, quindi drogherebbe la domanda degli altri Paesi verso i suoi prodotti. I lavoratori degli altri Paesi, inoltre, sarebbero costretti alla moderazione salariale, per mantenere la competitività.
Ora, la moneta è la stessa. Per avere svalutazioni ci dovrebbe essere un differenziale di inflazione: l’inflazione dovrebbe essere più alta in Italia che in Germania. Affinché questo avvenga, però, non avendo politiche monetarie diverse, bisogna che i salari in Italia siano più alti che in Germania.
E’ vero che la Germania esporta verso i paesi dell’area euro più di quanto importi da loro.
E’ anche vero che i salari in Italia sono relativamente (=rispetto alla Germania, ad esempio) bassi.
La maggiore competitività tedesca è dovuta alla produttività o ai salari?
Produttività nei settori che commerciano con l’estero. Vediamo il valore aggiunto per ora lavorata.
Nel’96 la produttività italiana era il 70% di quella tedesca. Nel 2011 solo il 62%.
Salari. Guardiamo la compensazione del lavoro per ora lavorata nel settore industriale a parità di potere d’acquisto: i tedeschi sono i più produttivi e anche quelli meglio pagati.
“La compensazione oraria del lavoro in Germania nel 2011 era del 10% superiore a quella francese e del 60% superiore a quella italiana” A livello annuale (i tedeschi lavorano meno) un operaio in Germania ha un potere d’acquisto superiore del 40% a quello dell’operaio italiano.
La produttività dell’industria tedesca rispetto a quella italiana è in aumento dal 2003.
La compensazione oraria del lavoro nell’industria tedesca è in diminuzione dal 2000.
Quindi: la Germania è più competitiva, la Germania ha un miglioramento della bilancia commerciale, questi due fenomeni sono correlati; la compensazione oraria dei lavoratori dell’industria in Germania è diminuita ma anche se non lo fosse, i lavoratori tedeschi starebbero comunque meglio di quelli italiani; il guadagno di competitività è dovuto alla differenza delle variazioni di produttività. I salari italiani sono bassi, ancora una volta, a causa della produttività più bassa e in declino.
Euro e paesi europei.
La Lira, svalutata continuamente, salvata in almeno tre occasioni, sottoposta a controlli, in crisi nel 76 e nel 92, ha finito di esistere con l’introduzione dell’Euro nel 2001, ma sui mercati i benefici si sarebbero dovuti sentire anche prima.
Veniva meno la reputazione della lira come moneta svalutata. Svalutare significa, per un creditore, avere in mano un credito che verrà rimborsato con un importo di minor valore in termini di potere di acquisto.
Si sono verificati: azzeramento del rischio di svalutazione, minori tassi di interesse (risparmio medio annuo di 50 miliardi, quando il gettito di Irap e Imu è pari a 55 miliardi, riduzione dello spread reale con la Germania (dal 2,7% del ’93 al meno 0,2% del 2009,) riduzione dei differenziali di inflazione (e questa colpisce i percettori di reddito fisso, soprattutto.)
Che è successo? Che la politica monetaria non ha fallito, ma quella fiscale sì. I mercati hanno creduto al mantenimento di parametri che dovevano tenere sotto controllo debito e deficit pubblici, quindi avrebbero potuto permettere il pagamanto dei debiti contratti. In realtà i vincoli sono stati aggirati da tutti, non solo Italia e Grecia, ma anche Germania e Francia. In Italia i risparmi sono stati usati per drogare l’eonocmia. Le istituzioni sono rimaste corrotte, la spesa pubblica improduttiva ed inefficiente. In Grecia i conti pubblici sono stati truccati.
Conviene ora uscire dall’euro? Nel ’92 c’è stata svalutazione, ma non inflazione enorme. Però la svalutazione ha effetto sui salari reali e sul potere d’acquisto. Che è successo dal ’92? Perché gli italiani dicono che stavano meglio? Perché con la svalutazione il potere d’acquisto è diminuito. Inoltre non è avvenuta la riconversione industriale del paese, non ci sono state riforme strutturali, si è vissuto di domanda di prodotti esteri drogata dalla svalutazione stessa. Gli effetti non catastrofici immediati inoltre sono forse dovuti proprio alla prevista introduzione dell’euro.
Oggi il sistema finanziario è integrato. Sono prevedibili fuga di capitali sia esteri che italiani all’estero. Lo stesso euro e il sistema bancario mondiale e pure quello finanziario internazionale sarebbero devastati. Potrebbe intervenire la bce? Be’. Ci sono quattro modi per ridurre l’indebitamento:
- Il rientro. Si delinea un piano credibile di rientro dal debito.
- Il default. Non si paga. Si affrontano i costi reali e quelli in termini di reputazione.
- L’inflazione. Si paga con moneta che ha minore potere d’acquisto.
- La svalutazione. Si esce dall’euro e si slvauta la moneta, quindi si ripaga il debito ma con una moneta dal minore potere di acquisto (di beni esteri.)
Le opzioni due, tre, quattro, sono tutte forme di default e alzano il rischio del paese e quindi i rendimenti, i tassi ecc. Per avere inflazione senza che questa venga percepita dal mercato bisogna essere così bravi da alzarla in misura maggiore alle aspettative incorporate nei rendimenti di mercato. Ma a questo punto il rischio di creare una spirale inflazionistica è alto. Come negli anni settanta: tassi reali negativi, capitali in fuga, moneta emessa dalle banche, doppi mercati dei cambi, chiusure dei mercati, ricorso a prestiti internazionali ecc.
Ma quali sono gli effetti redistributivi?
Chi paga? Nel caso di rientro pagano i cittadini con le tasse in più per ripagare il debito. Nel caso del defautl paga chi ha prestato ai cittadini (allo stato.) Il gioco resta all’interno dei soggetti coinvolti. Nei casi 3 e 4 pagano anche altri. Nel caso di inflazione paga chiunque abbia prestato qualcosa (per esempio il proprio lavoro) a tassi non indicizzati ex post. Per esempio pagano i lavoratori e guadagnano le imprese che conferiscono lo stesso reddito nominale (costi più bassi per loro e redditi più bassi come potere di acquisto per i lavoratori.) Nel caso di svalutazione paga chiunque consumi beni importati (costa di più un prodotto proveniente dall’America, compresi i viaggi in America) e guadagna chi esporta.
Non sappiamo quale sia la soluzione giusta per l’indebitamento, ma un sistema di mercato funziona bene se chi sbaglia paga, chi è responsabile di perdite se le accolla e chi ha fatto profitti se li gode. Nel caso dell’indebitamento i responsabili sono chi si è indebitato (i cittadini attraverso lo stato) e chi ha prestato allo stato: alcuni privati e molte banche. Sulle redisribuzione dei costi tra creditori e debitori poi si può discutere.