Sembra che il virus dell’imbecillità abbia colpito l’Italia. Ogni mattina un politico italiano si sveglia e dice qualche scemenza. Ogni mattina un giornalista la riporta fedelmente, un cittadino qualsiasi crede che sia giusta se viene detta da uno “dei suoi” e la pubblica sui social, io la vedo sui social (spesso presa in giro o smontata) e mi arrabbio.
Per evitare le arrabbiature ho deciso di lasciare scorrere le scemenze. Anche perché sono troppe. C’è chi ci ha provato a fare lo stupidario del politico, ma le idiozie dette sono talmente tante che stare a criticarle magari ironicamente richiede troppo tempo. Dire una scemenza è un attimo. Smontarla, purtroppo, richiede più tempo, se non si vuol ricadere nello slogan ugualmente superficiale.
Ormai non sono solo i politici o molti giornalisti/editorialisti a dare dimostrazione di ignoranza o malafede. Non sono solo i comuni cittadini che parlano di cose che non sanno e quindi dicono stronzate negli uffici, a tavola, nelle case, negli autobus, dal dottore e così via.
Ci sono fior di professori universitari che dicono idiozie nella materia di cui sono professori. Che vogliano un posto alla tavola della prossima spartizione politica? Ah, saperlo.
Può un professore di finanza aziendale alla Bocconi ignorare la relazione tra rischio e rendimento?
Può il capo ufficio studi della Consob proporre metodi di uscita dall’euro? Certo. Come caso di studio ipotetico. Perché lo fa poco prima delle elezioni? Per assicurarsi posti, poltrone e consulenze in futuro?
Le legioni di imbecilli imperversano nel dibattito pubblico
25 Aprile 2018