there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Il paese dei feudatari.

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Da:”Dal miracolo economico al declino,” di Vito Tanzi

L’ufficio del rettore a Torino era molto maestoso. Niente a che vedere con quello di Washington.

Quando sono stato chiamato a fare il sottosegretario nel 2002, ho inizialmente alloggiato all’Hotel Minerva per 600 mila lire a notte. Improvvisamente, dopo qualche giorno, mi fu comunicato che avrei speso la metà. L’uniformità di trattamento per le persone è un concetto che non sembra valere in Italia. Le persone si dividono in amici ed estranei. I prezzi, i costi, le regole possono essere adattati o interpretati favorevolmente agli amici.

L’esperienza con la ricerca dell’appartamento mi diede un esempio concreto di quanto tempo si perde in Italia per fare cose che altrove si fanno più rapidamente e facilmente; dei tentativi di evadere le imposte; dell’effetto di questi problemi sulla crescita. Ecco che aprire un’impresa o un conto in banca o ottenere un passaporto o affittare un appartamento richiedono molto tempo. Inoltre molti proprietari rinunciano ad affittare le case perché in caso di problemi non sarebbero tutelati. In Italia due principi dello stato liberale, la tutela dei creditori e quella del diritto di proprietà, non sono spesso riconosciuti
La crescita economica di un paese dipende anche dalla forza delle istituzioni, dal mercato del lavoro, delle pensioni, del sistema fiscale, dal sistema educativo, dal sistema di giustizia, dall’architettura del settore pubblico, dagli investimenti in ricerca e sviluppo e in infrastrutture, dal capitale umano che il paese crea, dal rispetto di regole di comportamento. L’Italia è stato il fanalino di coda di molti investimenti esteri perché le pratiche buocratiche, la mancanza di trasparenza nelle regole, la corruzione, le regole burocratiche, la lentezza e l’inefficienza della giustizia, l’ossessione all’italianità sono di costacolo agli investimenti. Nessun governo ha concretamente fatto nulla in proposito.

L’eliminazione degli ostacoli burocratici richiederebbe grande impegno politico e molto lavoro tecnico. Creerebbe anche la necessità di ridurre il numero, o almeno di cambiare l’uso, dei molti impiegati pubblici la cui funzione è quella di far osservare le regole burocratiche e non di offrire servizi pubblici. Negli anni il mantenimento dei posti di lavoro è stato un obiettivo politico più importante di quello di creare più efficienza economica che, facendo crescere l’economia a un ritmo più sostenuto, avrebbe creato più posti di lavoro.
Naturalmente, con gli impiegati pubblici, va ridotto il numero delle pratiche burocratiche, altrimenti il rischio è che aumenti il tempo necessario a ottenere permessi, certificati, autorizzazioni.

In Italia il concetto di posto fisso e di vita sempre nello stesso posto imperano. Non è come in Giappone o negli Stati Uniti dove entro uno o due giorni si può essere chiamati a spostarsi anche all’estero anche per molti mesi. La mobilità è uno dei cardini della globalizzazione, peraltro.
Dover dire a un proprietario che si lascia l’appartamento con sei mesi di anticipo o dover essere presenti fisicamente in Italia per fare un contratto presuppone la fissità del proprio lavoro e della propria vita.

Nel Palazzo del Teosoro i ministri, i sottosegretari, i direttori generali dei dipartimenti, i capi di gabinetto, il ragioniere generale dello stato, i capi ufficio e altri hanno uffici da sogno, specialmente quando sono paragonati con quelli che operano in altri importanti paesi, come Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna. Anche gli stipendi non sono paragonabili. I politici e i burocrati italiani vivono in condizioni splendide rispetto ai corrispondenti esteri, basti vedere anche i luoghi del presidente della repubblica italiano e quelli del presidente statunitense o del primo ministro inglese.
La Francia è un’altra storia ed è il paese che ha trasmesso molti vizi e alcune virtù all’Italia attraverso Napoleone e poi il Regno di Sardegna.
Molti burocrati guadagnano più del presidente degli Stati Uniti. I costi non si limitano agli stipendi. Posizioni ben remunerate in consigli di amministrazione di società pubbliche, numero di politici e alti burocrati, alloggi prestigiosi, fornitura di automobili e aerei pubblici, parate ufficiali, pubblicazioni di libri e agende finanziate da fondi pubblici, sussidi a un numero enorme di enti ecc. (Vedi articolo del Corsera del 2010 di Marco Cremonese: essere terra di artisti e navigatori costa molto.)
Le persone che godono di queste condizioni si sentono spesso privilegiate.
Intanto i francesi hanno tolto il ministero delle finanze dal Louvre. Il palazzo del tesoro potrebbe racchiudere un grande museo di opere, magari sparse sul territorio italiano o addirittura tenute nel posto fisso chiamato cantina. La frammentazione delle opere d’arte richiede soldi e personale che non ci sono o che ci sono in orari limitati. Anche i musei più grandi non hanno sufficienti fondi o non sono capaci di usarli in modo efficiente.

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