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Lo stupore delle prese elettriche

[Lezioni di Boldrin] Perché abolire la proprietà intellettuale

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(Cercando “Perché abolire la proprietà intellettuale”  su youtube si trovano altri video di Boldrin)

La questione non è se la presenza o meno del brevetto è qualcosa di desiderato da chi ha inventato qualcosa o pensa di farlo. È chiaro che lo desideri.

George Stigler aveva capito i fatti negli anni 50 e poi ha rinunciato alla battaglia contro anche lo Schumpeter impaurito dai russi ai tempi di Cambridge MA.

Stigler notò che tutte le grandi invenzioni, tutti i cambi tecnologici che han cambiato l’America e quelli che han fatto la rivoluzione industriale sono avvenuti senza brevetti e notò che gli aumenti del tasso di produttività e di innovazione negli USA erano correlati positivamente col tasso di concorrenza ed erano correlati negativamente col grado di monopolio.

L’imprenditore che ha il brevetto e che ha l’oggetto o il processo brevettato guadagna dal brevetto. Nel medio periodo il sistema diventa più innovativo in presenza di brevetti o in assenza dei brevetti o quando essi sono corti? Oggi di fatto il copyright è eterno. Non ci sarebbero probabilmente problemi se il copyright durasse poco.

A tutti piace poi essere monopolisti visto che il peggio che ti può capitare è guadagnare tanti soldi quanti guadagneresti in concorrenza.

Non è una questione di giustificazione di diritti di proprietà. Industria chimico farmaceutica. La crescita dell’industria chimica tedesca e svizzera è avvenuta grazie alla assenza di brevetti. La perdita di quelle inglese o francese sono dovute alla presenza di brevetti.

Negli anni 80 ci fu un balzo di una visione del processo di crescita, che si fonda sulla centralità del brevetto e che è in contrasto con l’evidenza storica. Era una visione topolino di Schumpeter. In una data industria c’è un signore che è diventato monopolista perché ha inventato qualcosa e gli han dato il brevetto. Dietro di lui c’è una miriade di aspiranti inventori, di aspiranti monopolisti che cercano di trovare qualcosa di meglio. Quando lo trovano acquisiscono il brevetto e diventano monopolisti e buttano fuori il monopolista di prima. Se il processo segue si creano nuovi monopolisti, nuove industrie, nuove cose e anche se qualcuno è monopolista gli altri imprenditori si danno da fare perché la prospettiva è quella di avere profitti monopolistici e quindi di raggiungere grandi ricchezze. Il modello si regge sull’ipotesi che se perturbi solo un attimo salta tutto. Quali aspetti un modello del genere riesce a catturare? In ogni caso questa cosa non è mai successa. Non è un modello realistico negli ultimi 300 anni. Nessuna industria ha avuto un progresso tecnologico a seguito di processi monopolistici.

Esisteva un modello più semplice e più antico. Industrial sector concorrenziale, Marshall. C’è un bene, un servizio, una domanda implicita o esplicita (lampadine rispetto alle candele) e uno o più persone si rendono conto che possono fare cose diverse. Possono introdurre questo bene per cui c’è domanda implicita. Costruisce il bene e c’è capacità produttiva, limitata a fronte della domanda potenziale. Quindi all’inizio vende a un prezzo superiore al costo marginale di produzione. Tecnicamente all’inizio l’innovatore fa quel che Ricardo chiamava le rendite concorrenziali. Non ci sono barriere all’entrata. Non ci sono poteri di monopolio. Essendoci capacità limitata e forte domanda il prezzo che alcuni sono disposti a pagare rispetto alla quantità disponibile al momento è superiore al costo marginale. Marshall dice che in una situazione del genere in cui si osservano grandi rendite altre persone o anche l’innovatore stesso (come la nascita degli smartphone e la loro evoluzione, dai primi di Motorola anni 90, chi è entrato per primo cercherà di produrre di più, gli altri cercheranno di imitare e di innovare, questo aumenterà la capacità produttiva, si scenderà lungo la curva di domanda fino a raggiungere un punto in cui c’è competizione, il prezzo è sceso, la quantità è aumentata, non c’è più possibilità di entrata perché la differenza tra prezzo e costo marginale copre solo i costi fissi e non permette extraprofitti). Questo modello corrisponde alla realtà dei fatti e sottolinea l’incentivo che la concorrenza dà e permette profitti per un periodo fino a che non si arriva alla maturità. A questo punto, salve alcune nicchie particolari, la presenza di profitti è più bassa e il capitale guadagna sul costo opportunità.

L’argomento quindi dice che una progressiva riduzione dei diritti di proprietà favorirebbe la crescita. È come quando si vogliono ridurre le tariffe, i dazi, le barriere doganali. Poi ci si adatta ai favori, alle normative, alle restrizioni e se cambi le regole e le normative dalla mattina alla sera si hanno effetti distruttivi.

In Italia c’è confusione. Gli italiani sono abituati al plagio. Il plagio non è una violazione del copyright. Il plagio vuol dire che attribuisci a te stesso un testo altrui. Il non copyright significa che se hai acquisito un testo legalmente sul mercato e vuoi farne una copia senza alterare chi ne è l’autore lo puoi fare usando metodi leciti. Infatti nel copyleft si dice che potete riprodurre questa musica, per dire, purché diate i crediti a chi è l’autore.

Vanno trattati come le barriere al commercio internazionale. C’è un generale consenso sul ridurre. Nondimeno non si sono eliminate. Un po’ perché eliminarle subito avrebbe portato al collasso interi sistemi economici e un po’ per gli interessi di chi ci guadagna e non ha intenzione di cedere.

Un economista mostrò i danni che il copyright aveva fatto alla produzione letteraria inglese nell’800.

Per un altro report di Penrose se il copyright non fosse stato introdotto non andrebbe introdotto. Poi la pressione era per dire che fosse meglio non toglierlo.

Lo smartphone non era impossibile quarant’anni fa. Se guardiamo l’esplosione di internet e dei computer, tre quarti delle cose cruciali, dal mouse in giù, erano nei cassetti di AT&T e Bell. Erano lì e ci sono rimaste per anni perché il monopolista AT&T non aveva bisogno di innovare: dominava il mercato comunque. Anche a Xerox lab le cose erano state create. Quando AT&T fu spaccata dall’antitrust cominciò il cambio nella qualità del servizio telefonico e poi lo sviluppo di computer e internet.

Poi ci sono casi di innovazione da fuori, senza rotture di monopoli, ma sono casi più rari. Prendiamo Bill Gates che dichiarò che se ci fossero stati i brevetti sul software negli anni in cui si sviluppavano i software l’industria non sarebbe così cresciuta perché copiavano gli uni dagli altri in maniera folle. I grandi salti delle invenzioni sono avvenuti dagli anni 60 ai primi anni 80, imitando l’uno con l’altro, superandosi ecc.

L’Italia dei distretti è un altro esempio. Un fenomeno endogeno di crescita economica forte. Senza l’Italia dei distretti da 70 a 90 non ci sarebbe niente in piedi. Nasce da imitazione e concorrenza tra un’impresa e l’altra che cercano di superarsi e raggiungono un’efficienza tale da diventare forti anche a livello mondiale.

Il copyright nell’industria del software per qualche anno è necessario? Qualche anno è meno dannoso di molti anni. Negli USA ci sono molti brevetti adesso. Sarà molto complicato spostare Facebook e simili da lì dove sono.

Senza la possibilità di copiare è necessario innovare? È un’affermazione retorica. Senza la possibilità di copiare è necessario innovare se si vuole restare in quel mercato. Se non si è in grado di innovare si esce dal mercato e il risultato è un moloch senza innovazione. Cosa sarebbe la vostra esperienza di rete se nel 1994 fosse stato già allora possibile che il gruppo di ricercatori che inventò Netscape avesse potuto brevettarlo? L’enorme concorrenza che ha prodotto gli oggetti che usiamo adesso non sarebbe avvenuta. Chi usa internet explorer usa il prodotto di una copiatura. I ragazzi che fecero Netscape volevano fare business. L’università non era d’accordo. Netscape decisero di prendersi tutto. Una copia la lasciarono all’università. Loro avviarono la loro impresa. Uno di loro ha fatto carriera. Hanno fatto thunderbird, Mozilla ecc. Un anno dopo la partenza Microsoft andò all’università e pagò il code e se lo prese. Microsoft prese il software e iniziò a usarlo. Le prime versioni poi furono brutte ma questa fu la storia.

Qual è l’incentivo a innovare se il concorrente può avere un vantaggio senza avere investito? L’ho appena spiegato. Qual è stato l’incentivo di Nokia a fare i telefoni se poi tutti l’hanno imitato? Qual è stato l’incentivo di Apple a fare gli iphone se poi tutti l’hanno imitati? Si chiama first mover advantage e i dati dicono che è gigantesco.

Questa prima mossa è abbastanza per ripagare gli investimenti? La risposta è sì. Sono obiezioni vuote perché non sono supportate dai dati.

Giustificazione teorica. Possiamo fare il disegnino. Questi argomenti sono contraddetti dai dati e sono anche incoerenti internamente.

Prendiamo la british journal of medicine. Fece l’inchiesta tra le cinquanta invenzioni del secolo nel campo della medicina. Di queste tre (una era la pillola anticoncezionale) erano state ottenute grazie ai brevetti.

L’innovatore deve pagare dei costi fissi molto alti. Se non gli dai la possibilità di profitti monopolistici dirà di non iniziare nemmeno e non innoverà. Ci sono due problemi. Uno pratico: nel mondo non è vero che certe cose le può fare uno e solo uno. In ogni campo della ricerca, anche in passato, c’è sempre più di uno che sta lavorando su un progetto. La radio. Marconi ha contribuito dando un’idea, la messa a terra. Il resto era già stato fatto. La quantità di persone che avevano la radio e che avevano il problema che trasmettesse poco era rilevante. Poi Marconi brevettò la sua idea. Nel brevettare tutto Marconi attribuisce tutto a chi li aveva inventati in quegli anni. Poi si è preso tutto visto che la registrazione lo permette.

L’unico che fece qualcosa che era un salto inusuale nella ricerca scientifica fu Einstein. Per il resto di solito siamo tutti lì e uno è più rapido.

Aspetto logico. Devo decidere se spendere un miliardo per la nuova medicina. Se non lo spendo non succede niente. Se lo spendo, spendo. A quel punto, senza brevetto, gli innovatori guardano la medicina e dicono: la imito. Basta spendere cento milioni, mettiamo. Gli imitatori o imitano o non imitano. Se non imitano l’innovatore rimane monopolista. Se imitano spendono cento e entrano in concorrenza. A quel punto inizia una competizione alla Bertrand. Il prezzo di vendita si abbassa fino al costo marginale. Entrambi perdono il costo fisso iniziale. Un miliardo e cento milioni. Un subgame perfect equilibrium. Partiamo dal secondo stadio. Cosa conviene all’imitatore? Conviene non imitare. Perché l’ipotesi dice che entrambi hanno costi fissi. Poiché finiscono alla Bertrand perdono entrambi comunque. Se tu scegli di non imitare l’innovatore, che è razionale e sa che l’imitatore non imita, sceglierà di innovare. Quindi il modello che avete in mente predice il contrario di quanto pensate. Predice che dovremmo osservare innovatori che dovrebbero diventare monopolisti per sempre. Affermazione falsa perché nei mercati senza brevetto non osservavamo che uno entrava e nessuno imitava. Da un lato il modello porta alla conclusione opposta e poi porta alla conclusione falsa. Non è vero che nessuno imitava gli innovatori. L’ipotesi falsa è che una volta che hai pagato il costo fisso hai una capacità produttiva illimitata e l’imitatore ti imita istantaneamente. Non è vero. Nel modello di Marshall viene buttata via. Le teorie si possono fare. Poi la teoria espone un mondo possibile. Poi usiamo la matematica, i dati, le simulazioni. Ci mettiamo i valori e i parametri. È meglio che i parametri si adeguino ai fatti osservati.

L’innovatore inizia sempre a capacità limitata, non inizia mai a full capacity. Quando arriva il nuovo modello c’è sempre la coda. L’innovatore inizia a capacità limitata: è conveniente per lui. Questo massimizza i profitti ma rende possibile l’imitazione. Altrimenti le case di moda non farebbero una attività in presenza di Zara ecc.

Esempio di mercato con grossi costi di investimento iniziale e ruolo del brevetto non gioca un ruolo importante e riesce a essere un mercato efficiente? L’industria farmaceutica prima dei brevetti. La grande industria chimica svizzera nacque attorno al 1860 quando in Francia il lobbismo di una grande industria del tempo introdusse il fucsia. Non volendo farsi imitare il fucsia riuscì a lobbizzare. Il fucsia divenne una sua esclusiva. Sei concorrenti decisero di emigrare in Svizzera, dove non c’erano i brevetti. Così nacque la grande industria chimica svizzera. Stessa cosa per la Germania: qualsiasi prodotto possibile da realizzare soddisfacendo le leggi della natura non può appartenere a nessuno. Questo vale per i prodotti, ma per i processi di produzione no. L’esperimento storico fantastico che era una mediazione tra principi di chi legislava e l’industria tedesca fece sì che i processi potevano essere brevettati. Questo creò l’aspirina. L’industria chimica tedesca competeva in maniera bestiale sui processi, con piccoli continui incrementi, con riduzioni di costi, e innovava e distrusse l’industria chimica francese e inglese, che erano protette. Furono distrutte dal lato dei costi. All’inizio c’era poco commercio internazionale. Avevi il brevetto nel mercato nazionale e avevi monopolio. Poi si espanse il commercio internazionale.

Il punto è il rapporto tra quello che spendi e il totale dei ricavi attesi. Il sistema della moda. I costi di innovazione sono alti rispetto al reddito. La profittabilità è bassa. Non ci sono brevetti. Tutti copiano tutti.  Negli ultimi venti anni poi Zara copia alla velocità della luce. Il sistema regge. Armani e compagnia sembrano ben felici di essere copiati.

Come tutelare un’idea senza proprietà intellettuale o le società che innovano? Esistono i diritti di proprietà. L’innovazione in sé come la tuteli? Se sei l’unico che può fare la lampadina hai i brevetti.

Se la riproducibilità è immediata e a costo zero il vantaggio di essere first mover esiste? Facebook? Facebook all’inizio non aveva brevetti. C’era myspace. Sembra mancare il concetto di costo opportunità. Dal punto di vista politico uno non fa un sistema di leggi per favorire uno. Lo fa per massimizzare una somma di aggregati. Tu vuoi che il sistema dei prezzi paghi le persone il costo opportunità ma non di più perché il di più è grasso che cola. Il costo opportunità è quel che farei se non facessi quello. Zuck avrebbe fatto comunque fb. Nel caso del copyright l’ultimo rapper che vale un miliardo aveva come alternativa di fare il disperato. Avrebbe fatto il rapper per un ventesimo. M. Jordan avrebbe giocato a basket anche senza valere un miliardo. Uno degli effetti dei meccanismi di proprietà intellettuale provoca meccanismi di winner takes all. Pippen era un ottimo giocatore che ha guadagnato meno di Jordan perché il valore di Jordan era marginalmente più alto e aveva guadagni pubblicitari più forti. Sulla disuguaglianza questa cosa è impattante.

Quando diventi un social network di massa poi diventa difficile sostituirlo. Non è facile poi sostituire. L’imitatore non è uno che imita a costo zero. Arriva uno e ti copia tutto? Bisogna vedere come copi tutto, per esempio nel settore farmaceutico, per quanto avrai costi inferiori e poi c’è concorrenza specifica. Nel settore minerario quando scade il brevetto di Bolton e Watts sulla macchina a vapore si scatenò l’innovazione. Simile a silicon valley. Si genera imitazione reciproca. I produttori di miniere di carbone del cornwall inventano sistemi di brevettazione di un mese, poi pubblico l’innovazione e ognuno inventava qualcos e c’era scambio reciproco. Crescita enorme di produttività in quegli anni. Stessa cosa con silicon valley e bill gates. Tutti copiavano tutti. La produttività esplose. Esempi abbondano. Quando c’è monopolio invece abbonda la stagnazione.

Startup giovane: può essere soffocata da multinazionali? Jackie Schleifer. Io sono la piccola startup. Vengo dalla multinazionale. Ho un’idea. Ti farò risparmiare. Mi compri il motore? Lei dice sì. Cento milioni offre. Non c’è brevetto. Me la frega. Toh, prenditi le sigarette. Sapete cosa faccio io? Vado da lui e gli dico o mi dai 200 o io vado alla porta accanto, dal tuo concorrente e gli regalo l’invenzione. By the way, si usa. Quando si vende l’idea si fa firmare l’esclusiva. Sono argomenti tipici.

La giornalista deve  spendere per fare inchiesta. Uno sciacallo può lucrarci. Quello si chiama plagio. C’è confusione tra divieto di plagio e violazione del copyright. Il plagio è quando prendi qualcosa di qualcuno e lo riproduci senza attribuzione, cioè dicendo che è tuo.

Vantaggio di lasciare il libro in pdf a parte essere interessato a far circolare le idee. Se vuole fare soldi è meglio cambiare lavoro. Plant è il signore che spiegava questo problema. Chi scrive libri in realtà non lo fa per soldi. Gli unici che lo fanno per soldi avrebbero scritto lo stesso: ricette di cucina, tutte scopiazzate. Per qualche ragione misteriosa vendono. Paul Romer, professore di Boldrin a Rochester, appassionato di cucina, teorico di questa scemenza. Il nobel dato a Mundell e Krugman è scemenza. A Romer l’han dato su idea sbaglaita. Tu fai una cosa, la copi. Le ricette sono a disposizione di tutti, se non ci fossero i brevetti tutti copierebbero tutti. Lo invita a casa. Romer fa un risotto imparato in un libro. Poi a casa Boldrin lui fa un risotto di carciofi. Viene meglio. Pasta cotta. Inventore del journal economic theory. La tua teoria dice che i nostri risotti dovrebbero esser uguali. Gli americani upper middle class fanno finta di essere gualtiero marchesi e fanno ridere. C’è sempre qualcosa che cuoce troppo. Il punto è che stai cercando di imitare me attraverso le ricette ma ti ci vorranno anni per acquisire le mie skill. Per quel tempo lì ho il first mover advantage. La gente che fa teoria economica queste cose le trova banali.

Anche se mettono il suo nome han preso l’articolo e guadagnano al posto suo. Dipende come vendi la prima copia. Plant Copyright Uk. Gli Stati Uniti non avevano adottato il copyright fino al xix secolo per i libri pubblicati all’estero. Nascono come forme di potere di gruppi economici. Quando voglio entrare voglio concorrenza. Quando sono entrato spiego al mondo che il futuro del paese dipende dal mio potere di monopolio e quindi voglio che legiferiate  a mio favore. Publishers e autori di successo si comportano così e tutti prima o poi lo fanno. Mark Twain lobbizzò per l’adozione del copyright. Gli editori americani ai tempi no copyright pubblicavano libri inglesi. Se confrontate i due paesi in quegli anni vedete che la popolazione era simile, i livelli di vita e di reddito erano simili. Cosa fecero gli inglesi, come Dickens? Pubblicavano libri invece che in Inghilterra li mettevano all’asta agli editori americani, così incassava tutto prima invece di pubblicarli in Inghilterra e farsi imitare negli usa. Gli editori americani cosa facevano, quelli che non avevano acquistato? Per un po’ fai edizioni di lusso fino a edizione economica, discriminazione di monopolio. Se altri imitano entry è rapida. Se fai flooding del mercato e fai subito paperback ti becchi quota grossa del mercato, libri a buon mercato, fai innovazione imprenditoriale che permette di contrastare il copyright. Adesso vendi pubblicità.

Guardiamo il mercato della musica. Cerchiamo why napster is right. Facemmo previsioni sul mercato della musica. Expert witness. È successo. Le revenues degli artisti sono cresciute in totale. Sono cresciute le revenues da concerti, sponsorizzazioni, pubblicità. Sono calate le revenues da royalties. Non si è interrotta la produzione di musica pop. È aumentata. Oggi questi scappati di casa fanno molti più soldi rispetto a quelli che facevano i led zeppelin. Il mercato si è ampliato, del resto. Il copyright è stato ucciso. Ciò che va all’artista è pochissimo. È spotify che si mangia il grosso. Anche le case chiudono, sono tecnologicamente utili. Un artista di medio livello può mettere su impianti di registrazione con 5000 dollari invece di 300000 dollari. Fai la qualità tua, contratti coi distributors come apple, youtube, spotify. Se non sai far di conto hai bisogno di un agente e non hai bisogno di sony music e simili che sopravvivono sul copyright della roba passata. Se gli togliete il copyright sono finite.  quelle imprese sono socialmente dannose, sono gente in posizione inutile che riceve soldi su cose passate. Per innovazione oggi sono irrilevanti.

Nazione ad esempio di regolamentazione della proprietà intellettuale. Torniamo all’origine. Il copyright è ridicolo, così esteso. È effetto di cattura del regolatore da parte di case editrici e musicali. Non ha utilità sociale. Tiene in vita tecnologie e intermediari che non producono niente ma aumentano i prezzi. Il copyright può essere portato a 14 anni come una volta. Hemingway e il copyright finanzia gli alcolici della nipote.

Il wto ha introdotto il wito. Se volete avere accesso ai nostri mercati dei beni, dovete permettere che le nostre regole di action property valgano nei vostri paesi.

L’industria farmaceutica indiana esisteva. Quella italiana era di grande successo fino a metà anni 70. Il brevetto dei prodotti farmaceutici in Italia fu introdotto nel 78. Noi copiavamao, facevamo generici, miglioravamo i dosaggi, eravamo bravi su questa cosa. Su questo c’è segreto industriale. Anche le indiane erano forti. Adesso anche loro brevettano. Ci sono contenziosi.

Se un paese ignora le regole di un altro paese e nel proprio le applica. Ha vantaggio competitivo ingiusto? Giusto e ingiusto,, dipende. Sono questioni redistributive. Uno guadagna e epnsa che sia giusto. Uno perde e pensa che sia ingiusto. C’è un problema. Analogia con le tariffe commerciali. Un paese che va da solo in total free trade o ha già svariati settori molto concorrenziali (hong kong, piccolo, concorrenziale, poteva essere pienamente libero) o corre il rischio dell’agricoltura dell’italia del sud. Dopo l’unità si estese brutalmetne il free trade all’italia del sud che era arretratissima. Venne spazzata via dalla concorrenza del nord italia e da fuori. Quando sei adattato ai cattivi incentivi che danno leggi protettive è vero che stai facendo danno ma è anche vero che esporti immediatamente ai rigori della concorrenza ti ammazza e basta, non è che migliori. Ecco perché ci vuole progressività Se sei abitato a ultraprotetto, sei debole non fai ginnastica, è vero che sarebbe meglio portarti in montagna a fare ginnastica ma se ti tiro fuori e ti porto a un ottomila non sei diventato messner, ti ho ammazzato.

L’atleta lo crei un po’ alla volta. Servono accordi internazionali. Non è che vai da solo. Una cosa puoi farla. Dove sai di esser leader mondiale.

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