Nonostante l’attacco che aveva subito a Parigi per colpa dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo la libertà di espressione era balzata in testa al campionato mondiale delle idee dopo la grande prova di domenica! A quella partita contro le imposizioni di natura religiosa, la libertà aveva avuto un supporto gigantesco: ben due milioni di persone nel luogo del match e moltissimi altri seguaci in buona parte del mondo.
Alcuni ritenevano che fosse più giusto perseguire il pareggio senza voler strafare, soprattutto in diversi Paesi arabi.
Altri, dalle parti della Corea del Nord, per esempio, non capivano che partita si stesse disputando visto che attraeva tanta gente.
Comunque il dominio era stato così schiacciante che gli ultras delle libertà individuali pensavano di avere la strada in discesa. Finalmente e inaspettatamente.
Certo non ci si poteva aspettare che il vento cambiasse così presto. Non che le squadre avversarie avrebbero dovuto sventolare bandiera bianca, ma ciò che non ci si poteva immaginare erano gli incredibili voltafaccia di alcuni dei giocatori e di molti sostenitori. Le avvisaglie si potevano forse intuire pensando ad alcuni loschi individui che avevano preso possesso della linea d’attacco. Magari ci voleva un allenatore come Claudio Lolli: lui sapeva chi marcia a volte alla tua testa.
La prima defezione è venuta dalla Gran Bretagna, dove Cameron, appena uscito da una conferenza stampa in cui aveva ribadito la fedeltà ai colori della libertà di espressione, si è venduto ai securitari al grido di “bandiremo Whatsapp da tutte le Terre del Regno Unito se non ci permetterà di spiare cosa si dice chi invia i messaggi.” Il che presumibilmente richiederà l’ausilio di persone disposte a essere frustate per svolgere il lavoro di controllo, dato che la mole di messaggi inviati ogni giorno in ogni gruppo di whatsapp è qualcosa che si avvicina al concetto di inifinito.
Il tempo di prendere il primo volo da Parigi a Mosca che il rappresentante russo si è subito consegnato ad un altro nemico: i legalitari. “Chi pubblica le vignette di Charlie Hebdo sarà impalato,” sembra che abbia detto come prova della sua fedeltà ai nuovi colori. Per la prossima partita anche lui non sarà dalla parte dei libertari.
Anche chi finora non aveva dato grandi segni di incisività e si limitava a fare delle partite tranquille finalizzate al pareggio (anche se durante gli allenamenti frustavano chi osava criticare il presidente e l’allenatore,) sembra che presto sarà in grado di dare del filo da torcere alle squadre di testa. Si vocifera anche che vengano spacciate delle sostanze stupefacenti negli spogliatoi, tanto che alcuni giocatori hanno terminato uno degli allenamenti e sono corsi in strada al grido di “bruciate i pupazzi di neve.” Peccato che fuori splendesse il sole e non piovesse neppure da almeno tre mesi.
Che gli italiani siano usi ai cambiamenti di casacca durante le guerre è cosa nota. Effettivamente bisogna dire che anche in questo caso, pur trattandosi solo di partite di calcio, in molti avevano dubitato dell’improvviso sostegno a una delle squadre delle libertà, visto che il cattocomunismo e il clericofascismo, amedue estranei alla cultura liberale, dominano la nota espressione geografica che va sotto il nome di Italia. Ci sono anche fondati timori che l’uso di un’espressione come “libertà di manifestazione del pensiero” subisca lo stesso svuotamento di significato che hanno avuto altre parole, come liberismo o esternalità o epperò.
Negli ultimi giorni, comunque, gli attacchi psicologici per sfiancare la libertà di espressione da mano italiana si sono fatti martellanti grazie alla discesa in campo di torturatori, integralisti cattolici, genitori razzisti di piccoli calciatori, fascioleghisti, giudici, i quali avevano finto un interesse a non disturbare i libertari e addirittura a giocare in loro favore. Appena quelli si sono mostrati sicuri e hanno cominciato a credere davvero di poter contare sul loro appoggio, ecco i voltafaccia.
L’autogol più clamoroso, però, è avvenuto dai rappresentanti francesi. Sarà che ai poliziotti e ai servizi segreti non devono essere andate troppo giù alcune cose: la loro difesa è rimasta spiazzata e i fondamentalisti hanno potuto lanciare il loro attacco sbeffeggiando i securitari francesi. Malgrado ci siano diversi elementi in giro per l’Europa contro cui potrebbero rafforzare le difese della propria squadra (per esempio Imam inglesi o alcuni cittadini tedeschi,) loro hanno deciso di squalificare un superbomber acquistato dalla società solo perché avrebbe dichiarato “se la libertà di espressione vale solo per alcuni, io sono un fondamentalista.”
Ci sono state delle proteste da parte di qualche tifoso a fronte di questi attacchi, ma ormai la marea si è abbassata e quello che poteva essere l’inizio di un periodo di gloria per la libertà di espressione sembra che abbia già esaurito la sua spinta propulsiva.