Posti sul piatto: i Kew Gardens, Richmond, Tower Hill, Tower Bridge, il ponte levatoio, Saint Paul’s cathedral.
Nothing Hill. Non mi dice niente. Vedo gente che va a lavoro. Prendo un caffè da Paul in Holland Park. L’ovest è più ricco borghese dell’est, anche se la festa caraibica del carnevale di Nothing Hill è a ovest. Che poi c’è una separazione anche di là. Una città sia classista che cosmopolita, un po’ integrata e un po’ divisa. Dove un po’ si riferisce comunque a una considerevole estensione e a un considerevole numero di abitanti.
Regent’s park. Bellissimo. Gente che corre, gente che fa yoga, gente che legge, gente che porta i bambini tra quei prati, quei laghetti, quei giardini, quei fiori splendidi.
È bello vedere tutta questa gente che mi sembra giovane e viva ma meno divertita rispetto a Berlino (in quei viaggi del 2010, ndrr).
Faccio miliardi di cose e ne mancano miliardi (e ne farò molte di più tre anni dopo).
Nei luoghi turistici si sente parlare tantissimo italiano.
Greenwich. È tranquilla. C’è da scalare un prato per arrivare al meridiano e avere il certificato di presenza nell’ora esatta. Nel prato intanto ci sono dei ragazzi che giocano a calcio.
Prendo anche un bus, mentre di solito vado a piedi o in metro, per tornare a Russel Square.
Mi affascinano i mattoni delle case, il famoso London Stock.
La zona dei Lincoln Inn Fields è affascinante. Nei prati si sdraiano frotte di studenti e di professionisti in pausa pranzo. Il sole spinge a fermarsi in quei prati. I musei sono uno più bello dell’altro: il sir Joane e soprattutto l’Hunterian. Si entra nei cortili degli avvocati e si percepisce una specie di regno dell’aristocrazia professionale british. Entro nei luoghi universitari, come quello della London School of Economics, dove nel tavolo fuori accanto al mio sento parlare una ragazza cinese con due studentesse italiane.
Il pub dei pub non poteva mancare. Ye old cheshire. Prendo un pudding chocolate e un fish and chips. In pratica ceno alle quattro di pomeriggio.
Mi muovo verso l’east end e Hoxton. C’è gente varia e casino nella zona di Liverpool Street. A Shoreditch entro in un pub e prendo una birra riuscendo a scavalcare gli avventori, sia dentro che fuori. Tutta gente comunque tranquilla che beve la sua birra e parla tra sé. Ogni zona poi ha i suoi avventori tipici, a ogni ora. Ci sono gli studenti, i turisti, i forse veri londinesi, gli atleti, i professionisti…
Da Old Street torno a Oxford Circus dove vedo un uomo che dorme per strada, in pieno pomeriggio, e un giornalaio che annuncia le notizie.
La sera la passo nel quartiere di Soho, troppo spesso. Tra edicole porno, artisti di strada, punk fuori luogo, persone normali, persone meno normali, vecchie che si affacciano dalle finestre, gente figa, gente vintage faccio le due di notte e torno in albergo. Ancora non c’era Airbnb e forse era la prima volta che usavo Booking. 50 euro a notte non le avrò mai più spese, per una camera con la moquette per terra e il mio macbookpro sulla scrivania (di iphone si andava già, di ipad ancora no).
Chissà cosa avrò voluto dire scrivendo quanto segue: Margherita da Adagio con Dylan e due ragazze. Mojito and lamb shake, fregato da spagnoli per avere accanto francesi. Chiedere cosa bevono e salutare e sentirsi dire che sono italiane. “Ci accompagni fino alla metro?”. App Bejewelled spiegata da ragazza in Tottenham court road alle undici. La bionda della camera accanto.
Dopo tutto, bisogna avere una gioventù; poco importa l’età alla quale si decide di essere giovani.
[Henri Duvernois]
Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile agli altri.
[Oscar Wilde]