there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Londra 2016. (1)

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DORMIRE
Di solito il tempo dedicato al sonno a Londra è sempre poco. Si ricordano record di diciotto ore di fila a dormire o tre giorni quasi del tutto passati a occhi chiusi, ma in Italia, dopo essere tornati da HerMajesty’s capital. Stavolta invece le due ore di sonno sono successe in Italia, in un bed and breakfast, dopo una bella serata passata a Pisa con diverse persone del gruppo locale di Greenpeace e in cui ho anche notato il famigerato degrado di Piazza dei Cavalieri, inondata di bottiglie rotte per terra. Si segnala un panino col lampredotto in vendita a Pisa.

LE ANSIE DEL VIAGGIATORE: QUANTE STERLINE PORTO?
Per quanti viaggi tu abbia fatto nella tua vita, dovrai convivere con l’ansia dei giorni immediatamente precedenti, con le paure di perderti, con le domande sulle cose da portare, anche quando torni in luoghi in cui sei già stato. Quindi, per dire, lo sai che a Londra è semplicissimo prelevare soldi in caso di bisogno e che si paga quasi tutto con la carta di credito. Allora forse il fatto di cambiare euro in sterline alla stazione di Firenze e poi di prelevare ulteriori sterline all’aeroporto di Stansted fa solo parte delle cose che “tranquillizzano a fronte di timori immotivati.” Si tratta di cambi e di prelevamenti psicoanalitici.

LE ANSIE DEL VIAGGIATORE: QUANTE GUIDE COMPRO? PERCHE’ NON HO COMPRATO UNA BANDIERA?
Dio benedica l’abbonamento a Kindle Unlimited: la nuova edizione della Lonely Planet di Londra, come anche tutte le altre, è leggibile gratuitamente. Non è il massimo usare quella guida attraverso il kindle in versione per ipad, però è gratis e soprattutto non ne ho un gran bisogno quest’anno. Perché ho comprato la guida con gli itinerari a piedi, allora? Come era prevedibile, a piedi per le strade principali mi sono già mosso da solo. Inoltre le indicazioni sui percorsi sono chiarissimi nei mille mila cartelli e in tutte le stazioni della metro e alle fermate degli autobus e ai posti per il noleggio delle bici. Quindi ho comprato una guida inutile. Sarà sempre il senso di sicurezza che dà l’acquisto di una guida? Allora ce ne sono tantissime relative a itinerari, a piedi o meno, non usuali, ma qui si pone la questione tempo: dato che ci sono le gare, è improbabile che riesca a farli e comunque non posso permettermi di perderlo, il tempo, se non voglio saltare una competizione. Ho anche comprato la guida “Londra non è cara,” piena di indirizzi utili che hanno il problema di doverci andare per forza se ci vuoi andare. O quello che alla fine mangi dove ti trovi e Londra è piena di posti per prendere bocconi al volo. Pret à manger quella sera dopo avere corso nel 2013, lo ricordi? O quel fish and chips mangiato davanti a un cassonetto? Eppure hai bisogno delle guide. In realtà ce ne sono gustose, a cercarle nelle librerie di Londra…
Piuttosto. Perché non ho comprato una bandiera italiana come segno di riconoscimento e quindi come possibilità di fare conoscenze?

L’ATTERRAGGIO A STANSTED E LA RAGAZZA POLEMICA.
Se ogni volta è una prima volta, qual è stato il primo impatto con la terra anglica? Atterrati a Stansted e fatto il giro interno dell’aeroporto, delle porte si ergono di fronte ai viaggiatori. Si aprono ed entri in un treno che ti porta al controllo passaporti dove bisogna passare un’ora e tra qualche mese o anno questa perdita di tempo tornerà anche negli altri paesi europei perché i popoli vogliono l’Europa divisa. Chi scambia la libertà con la sicurezza ecc. Nell’attesa che la coda scorresse, c’erano tanti bambini silenziosi e una ragazza dall’accento toscano che ce l’aveva coi genitori perché non capivano l’ingese, con gli inglesi perché lei proveniva dalla Norvegia e non pensava di dover affrontare un supplizio che non ho ben capito, con un uomo che avrebbe potuto essere il fidanzato o il fratello perché camminava lentamente.

NATIONAL EXPRESS
A Gatwick c’è il Gatwick Express, se non ricordo male. A Heathrow puoi prendere la metro. A Stansted, una volta finita che hai scelto da chi farti controllare i passaporti (la donna anzianotta dall’aspetto molto british è stata la mia favorita e ho cercato di evitare gli uomini barbuti) entri nel salone centrale, quello delle toilettes, dei ristoranti, dei fornitori di trasporti per Londra, dei noleggiatori di auto ecc.. Quindi devi scendere di mezzo piano per andare dove ci sono i bus per Londra o di un piano per il trenino, lo Stansted Express. Ho optato per il bus della National Express, che costa la metà rispetto al treno, e la fortuna è stata l’assenza di coda del pullman per Liverpool Street a differenza di quelli per Victoria Station. Il bus è ok, comodo, con l’wifi funzionante, l’autista che posiziona e tira fuori i bagagli e dice gentilmente e fermamente di mettere le cinture di sicurezza altrimenti infrangi la legge, sei un criminale e soprattutto lui non parte.

ATTRAVERSO L’EAST END IN PULLMAN FINO A LIVERPOOL STREET. OYSTER CARD E FULL ENGLISH BREAKFAST.

Il pullman della National Express è passato da Bow, la recentemente gentrificata Stoke Newington, la Dalston che era in ascesa giovanilistico-hipster tre anni fa, la Shoreditch che era diventata fighetta tre anni fa, Bethnal Green che aveva subito il destino dell’East End da zone malfamate ad artistiche a giovanili a fighette. Sono tutti posti che andranno rivisitati, chiaramente. Siamo anche passati da Whitechapel, che oltre a ricordare famigerati delitti, è il quartiere della Whitechaple Art Gallery, sempre piena di novità elettrizzanti.
L’arrivo è stato a Liverpool Street e così ho toccato il suolo londinese. Che fare, dunque? Correre, come tutti? Ancora no. Toccare qualcosa di automatico, come se fosse una cassa senza cassiere al supermercato o l’entrata della metro? Ma certo! Bisognava caricare la Oyster Card, il passe partout per i trasporti londinesi. Avevo ancora cinque pounds nella mia vecchia tessera, gelosamente conservata a casa, ma ci ho caricato una travelcard di una settimana, così posso muovermi senza problemi ventiquattrore su ventiquattro in città. Prezzo: trentotto pounds, visto che alloggio in zona tre.
Invece che correre, come detto, mi sono seduto in un locale che serviva la Full English Breakfast, un inno al colesterolo, ma buonissimo. Bacon, salsicce, fagioli, uova, pane tostato, roba strana nera, qualche verdura che fa capolino. Il prezzo? Circa nove pounds.
Per quanto si voglia rimandare l’appuntamento, se si vuol dormire, non si può fare a meno di andare a scoprire l’alloggio. Thanks to Airbnb, as usual.
LA CASA, IL PERCORSO FINO ALL’ACQUATICS CENTER, LA LEA VALLEY
La chiave non si inserisce, bisogna togliersi le scarpe, c’è odore di fritto per tutta la casa, bambina che piange, la porta va tenuta chiusa altrimenti arriva la bambina, la cucina sarebbe usabile ma è piena di piatti sporchi (ma non ho mai usato le cucine). La camera è silenziosa, saranno tre metri per tre. Ci sono un letto, un divano, un comodino, una sedia, un armadio, alcuni orsacchiotti, la moquette, una finestra apribile in modo parziale verso l’esterno e la cosa più importante: una ciabatta di prese elettriche in cui infilarci i due adattatori che mi servono per il telefonino e l’ipad. A uno prenderò due volte la scossa. Il proprietario è di origine indiana, presumibilmente. La casa si trova a Leyton, borough di Newham, uno dei più multietnici di Londra e uno di quelli con meno inglesi bianchi rimasti (16%). Il quartiere è stato gentrificato con le Olimpiadi. La squadra di calcio è relativamente famosa, tra quelle minori: il Leyton Orient Football Club.
E’ un borough residenziale. La metro è a due passi. La linea è la Central Line, affollatissima tra le otto e le nove di mattina. Una fermata e sei a Stratford. L’alternativa è andare al Parco Olimpico a piedi: in una ventina di minuti si arriva, passando per un po’ di Waltham Forest e di Lea Valley. Tra l’altro, tra le migliaia di cose fatte nel precedente viaggio londinese, nel 2013, c’era stato il tentativo di arrivare al parco, che era chiuso. L’unico mezzo per arrivarci era il bus, la zona la ricordo piuttosto desolata, feci un po’ di Lea Valley lungo il fiume a piedi. Il percorso cicloturistico e quello in battello sono definiti come molto piacevoli e rilassanti da qualche guida e mi sembra che sia compreso tra le milleunacosedafareconmenodidiecipounds oppure tra le centounocosedafarealondraunavoltanellavita: le mie due guide ampiamente studiate nel 2013 e anche ampiamente “fatte.”

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