Parole di una ragazza di ritorno dall’Africa.
Sono tornata col mal d’Africa. Sono stata in Ghana, nel Togo e in Sierra Leone a lavorare per il cnr. Sviluppiamo dei progetti di biochar. Mi hanno pagato ben millecinquecento euro al mese.
Ho preso una cotta per un uomo senza mani che faceva delle borse splendide. Inoltre ho scoperto di avere dei colleghi valorosi.
Ho parlato con un israeliano che ce l’aveva coi palestinesi pazzi. Era un trafficante di diamanti e voleva portarmi a Tel Aviv e poi in Thailandia. Mi corteggiava.
Mentre ero in Sierra Leone hanno proclamato un re del villaggio che mi ha detto: “La nostra cultura vi fa sorridere, divertire. Vedete come siamo sereni e contenti? Vorremmo avere da mangiare, da sfamare i figli, dargli un’istruzione, commerciare liberamente anche con voi occidentali.
Ho conosciuto un libanese che ha un bar dove vanno quelli che schifano l’albergo in Sierra Leone dove girano trafficanti di diamanti, bambini che appaiono a mezzanotte, maiali vari, marines obesi e fascisti che puntano le pistole e ci provano, ubriachi, con le cameriere.
La gente è stupenda. Secondo me ha più di noi. Sono rimasta toccata da questa esperienza.
Sono Paesi sconvolti dalle guerre. I francesi sono odiati a Togo perché appoggiano la dittatura. La gente parla di colonialismo. In pochi vogliono venire in Occidente.
Ho visto bambini giocare a calcio attorno a un’auto dei servizi segreti.
Ho visto Appiah in aeroporto.
Ci sono poche strade e ferrovie. Il traffico è soprattutto nelle capitali, come ad Addis Abeba.
Avevo contatti con gli universitari e con le ong.
La loro deforestazione è motivata dalla sussistenza. Hanno distrutto dei forni solari perché non erano buoni. Ci sono delle piccole industrie di olio di palma. Le piante sono naturali e resistenti, quindi quest’olio si trova ovunque, ma in Sierra Leone dicono che le piante siano inutilizzabili.