VENTUNO. Secondo il sito ufficiale ho percorso la mezza maratona in due ore e sei minuti. Cioè a 6 di media. I secondi undici chilometri li ho percorsi a 5’52 di media. Secondo il Garmin ho percorso i primi ventuno chilometri in due ore e quattro minuti, a 5’54 di media. I secondi undici a 5’49. Tutto in linea con la tabella di marcia. Adesso però entriamo nell’Oltreventunesimo: là dove il periglio è sempre in agguato, insieme a suo fratello, l’imprevisto. Alta, però, è la ricompensa per chi saprà affrontarli, evitarli, superarli. Ndrr: a parte che nella fase di rilettura dovrebbe essere vietato fare delle aggiunte, sei sicuro che in camera iperbarica ti facciano inalare dell’ossigeno? VENTIDUE (mah, sarà.) Viva la banda di Nichelino che suona e trasmette energia. Il paese sembra essersi alzato appositamente per la gara. Un signore anziano si piega verso di me e urla:”Sveglia!”, sorridendo. Deve essere la corsa del sorriso. Sorridono tutti. Un uomo sulla trentina dice alla fidanzata:”Questi non stanno spingendo molto.” Passata una curva dove la musica mi entra in tutte le viscere del corpo e io do un colpo di gas, c’è un falsopiano. All’orizzonte immagino i palloncini delle quattro ore. Guardando sulla destra vedo delle bandiere granata che sventolano. Al termine della salita, sulla destra, c’è un Toro club. Alzo il pugno destro verso i due ragazzi che sbandierano. VENTITRE. La strada torna lunga e diritta, mi trovo spesso a correre in mezzo alla carreggiata (non posso dare il cinque ai bambini, quindi.) Spesso non ho nessuno al mio fianco e in generale ci sono pochi atleti intorno. È un po’ come a Verona 2010: dopo avere superato il mezzo del cammin della gara il gruppo si sfilaccia. I tifosi del Toro devono avermi dato la carica: L’ultimo chilometro l’ho corso a 5’32”. Cerco di tenere questo ritmo. Se riesco a reggerlo, mi dico, resto in linea per l’aggancio ai palloncini delle quattro ore. Per quanto riguarda i riferimenti di distanza e tempo, per la cronaca, adesso controllo soltanto il passo giro, cioè la media degli ultimi cinquecento metri. Se sto tra i 2’45 e i 2’50 vado bene. VENTIQUATTRO. Sono già passati ventiquattro chilometri e continuo a non rendermene conto. Le vie in questa cintura di paesi dell’hinterland torinese sono sempre più deserte. Io percorro questa specie di superstrada che farà il giro di Grugliasco, paese di residenza di una ragazza presso cui dormii ai tempi dell’azione contro la Feltrinelli al salone del libro di Torino. Sono indeciso se prendere l’enervit GT. Se più avanti sentissi di averne bisogno sarebbe troppo tardi. Prendo la pasticca e mi sovviene un pensiero: il muro del trentesimo chilometro, o giù di lì. “Via, via. Non si farà nemmeno vedere.” Scaccio subito il pensiero.
Maratona di Torino 2012 (km 21-24)
11 Maggio 2014 | 0 commenti