there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Nel Geirangerfjord

| 0 commenti

18 LUGLIO. NEL GEIRANGERFJORD SULL’HURTIGRUTEN (VOTO 8 CON MOMENTI DA 7 E MOMENTI DA 9)
Ehi guarda che impressione quelle montagne! Alte, a volte piene di alberi, altre spoglie: roccia pura, a volte annerite dallo scorrere dell’acqua! E quelle cascate? Belle, alte, fragorose.
Chissà a cosa penserà la signora ottantenne (età precisa!) che è seduta da circa quattro ore sulla stessa sedia dell’ottavo piano dell’Hurtigruten a guardare fuori. Ripenserà alla sua vita? Oppure a chi lasciare testamento? Con quegli occhiali, la gruccia, il volto che non si apre mai a sorrisi o corrugamenti potrebbe essere una protagonista di un romanzo di Agatha Christie o lei stessa.
Adesso le montagne si avvicinano e…noi ci passiamo in mezzo! E’ bellissimo passare in questa strettoia, su quest’acqua di un limpidissimo e bellissimo verde scuro. Sembra che i monti si aprano al passaggio della nave. Non ci chiamiamo più Hurtigruten, ma Mosègruten!
Peccato per la giornata nuvolosa, grigiastra, con un po’ di pioggerellina a volte a dare noia.
Peccato perché questa è la giornata del Geirangerfjord! Uno dei fiordi superstrabellidainonpuoiperdertiquellononcen’èunochenonteloconsigli però magari è meglio se nei fiordi ci vai quando c’è il sole.
Ecco. Appunto. Però è bello anche così. Passare in mezzo alle montagne, vedere loro, vedere i fiordi soprattutto dove sembrano delle strade e la nave un’auto che imbocca un bivio, fa venire in mente aggettivi come maestoso, imponente, impressionante, fantastico.
Ehi! Fatemi vedere! Che è tutta questa ressa? Oddio. Ressa. Tutto molto tranquillo. Però è più difficile spostarsi liberamente da un lato all’altro della nave come potevo fare stanotte o stamani presto. Adesso c’è gente ai lati e c’è gente che ha riempito il piano otto, quello migliore, e gli altri piani dell’Hurtigruten per vedere il fiordo. Manca così un po’ la visione a trecentosessanta gradi e manca la visione dal davanti perché dentro i posti sono presi e comunque vedrei le cose davanti a un vetro.
Però, dai! Giro come una trottola tra dentro, fuori, a destra, a sinistra e un mondo nuovo mi si apre. Per i trecentosessanta gradi basta usare la testa per ricomporre.
Ecco. Adesso hanno anche pensato a fare un picnic. Qua sopra fuori dall’ottavo piano. Venghino, siori, venghino! Champagne e sleve, una specie di pancake burroso da farcire con tanto burro e tanta marmellata per tutti al prezzo di 34 corone (il pancake, lo champagne 99.). Il solo pancake sarà il mio pranzo.
Dall’altoparlante fanno annunci su annunci. in questo punto una ragazza è stata decapitata. Quelle che vedete in alto sono delle fattorie ormai disabitate. Ecco le sette sorelle! Guardate la cascata più grossa tra le sette che sembra venire rimbalzata in un punto e deve fare una specie di salto alla Fosbury per ricadere sulle rocce più in basso.
Il verde è il colore dominante. In acqua, sui prati, sui monti: tutto questo verde manda fuori di testa.
Ora basta foto! Ricomincio a osservare lentamente. La folla se ne è un po’ andata. E’ ora di pranzo per quelli che vanno al ristorante o alla caffetteria. E’ ormai l’una. E’ meglio se vado alla reception a sentire come fare per uscire.
“Ciao, tizia di bianco vestita e coi lustrini da marinaia che ieri mi hai fatto perdere la partenza da Bergen, sia pure con estrema gentilezza. Io devo andare scendere a Geiranger. Dobbiamo cambiare nave? La cambiamo tutti? Devo fare il check out?”
“No! Tu adesso vai su, fai un giro e quando senti l’annuncio dello speaker vieni giù. Dai, corri, vai su! Non ti perdere l’ingresso nel fiordo!”
Sì, ok. Il fiordo l’ho già visto. Adesso devo pensare a come uscire. Salgo di un piano. Vado al quarto. Ci sono quelli delle guide. Ho sentito un annuncio che diceva di ritrovarsi al quarto piano per chi doveva fare l’escursione. Io non devo fare l’escursione. Quindi dovrei trovarmi al terzo piano, come ha detto la receptionist. Accertiamocene. “Ehi, tu che sei l’addetto alle escursioni…”
“Zitto! Lo speaker sta parlando ed è accanto a me.!”
O cavolo! Faccio ogni gesto di scusa possibile con la faccia e poi chiedo alla signora speaker come e quando uscire anche se mi sembra di averlo capito.
Infatti lei conferma.
“Non hai ascoltato il mio annuncio in tre lingue diverse! Pensi che io mi diverta a stare qui ad annunciare cose che vedete solo voi? (No, ok, questo non l’ha detto.) Sentirai l’annuncio rivolto a voi che scendete a Geiranger. Attorno alle 13,40 è il vostro turno. Vi ritrovate al terzo piano. Al quarto invece c’è il meeting per chi fa l’escursione Geiranger – Trollstigen – Molde – Alesund.”
Bene. Avevo capito bene. Torno su. E’ passato giusto quel po’ di tempo che mi avrà fatto perdere qualcosa di notevole. Qualcuno si lamentava su web di qualche problema legato agli orari dell’ingresso nel Geirangerfjord che tendono a collidere col pranzo al ristorante, con l’ora di pranzo, con le escursioni e le uscite, ma pur con un fondo di verità ha esagerato. Io invece non so se essere pienamente soddisfatto di quello che ho visto, ma è normale. Comunque nessun problema: ho impostato la vacanza in modo tale che in caso di imprevisti, ci possa sempre essere una quasi specie di replica. Quindi fare più fiordi in modo tale che se un giorno piove quando passo da uno, possa trovarne uno col sole. Vederli sia dall’acqua che da terra. Vederli o passarci da navi grandi, navi medie e gommoni, nonché bus, treni, aerei, bici e, come vedremo, perfino taxi. No. Il taxi non era previsto, in realtà. Volendo, ci sarebbero altri modi di passare a zonzo tra i fiordi: canoa, kajak, rafting, deltaplani, piedi e pure elicotteri. Pagando, soprattutto nell’ultimo caso, s’intende, a meno che non sia l’eliambulanza a portarti via perché sei caduta in prossimità del fiordo, cosa che succederà proprio a Geiranger.
Torniamo un passo indietro, però. Sono le 13,30. Sono ancora sull’Hurtigruten. Da qualche minuto sono concentrato a non sbagliare la prossima mossa, cioè l’uscita. Questa non è una vacanza, ma una corsa a tappe dove tra una tappa all’altra c’è tempo per lunghissimi momenti di calma, rilassatezza, meditazione, perfino auspicabilmente noia. Non mancano i “ma anche”, cioè i momenti di divertimento, di scoperta, di esplorazione, di avventura, di clic and go, di eccitazione. I momenti di tensione coincidono sempre con quelli di cambiamento: di mezzo di trasporto o di luogo.
Il momento dell’uscita è semplice. Vai al terzo piano, ti metti in coda, scopri che esiste un ufficio bagagli e forse non era a pagamento. Questo significa che forse potevi evitare di portare la valigia in giro dalle otto di ieri sera all’una e mezzo di oggi.
Comunque ti sposti con gli altri che escono a Geiranger su una nave più piccola, perché l’Hurtigruten è troppo grande per girare lì dentro, vedi la Costa Crociere ormeggiata al largo pure lei, vedi i lati separati del fiordo, vedi l’ingresso nella ristrettezza del fiordo alle tue spalle, fai un po’ di foto, vedi l’arrivo nel paesino, molto carino e molto turistico già all’approccio, vedi le montagne davanti, vedi il Dalsnibba, scendi.
Sei a Geiranger. Il viaggio continua

Lascia un commento