1. Anversa 1920
La rappresentativa della Cecoslovacchia, tra l’altro uno dei nuovi Stati nati dopo la prima guerra mondiale, aveva battuto il Belgio, squadra della nazione ospitante l’Olimpiade, 15-1 nei gironi eliminatori.
Le due squadre avevano poi raggiunto la finale.
Per i belgi questo era l’evento clou delle Olimpiadi e lo stadio da 40000 posti era pieno fino all’orlo. Un gruppo di ragazzi aveva anche scavato un tunnel che conduceva da una delle porte d’ingresso fin sugli spalti.
Per evitare guai, l’esercito belga circondò il campo piazzandosi tra questo e le tribune. Per i cechi questo era invece un comportamento aggressivo e provocatorio. Per di più l’arbitro era l’inglese Lewis, che in un incontro arbitrato in un’altra occasione era stato malmenato da un giocatore della Repubblica Ceca. La squadra pensava che fosse prevenuto e, dopo avere subito due gol, di cui uno su rigore, e un’espulsione, decise di ritirarsi dalla partita per protesta. Il titolo fu così assegnato a tavolino alla squadra di casa.
2. Berlino 1936, Austria Perù
L’Austria è in vantaggio due a zero. Il Perù pareggia. Sugli spalti l’emozione è grande, anche tra un gruppo di tifosi sudamericani. Uno di loro in qualche modo corre fino al campo e colpisce un calciatore austriaco. Il Perù approfitta della situazione e segna due gol. La partita finisce 4-2 per i peruviani, ma una giuria composta da cinque europei accetterà il reclamo austriaco e chiederà la ripetizione dell’incontro a porte chiuse, non convalidando il risultato. I peruviani, per protesta, si ritirano dal torneo e non disputano la partita.
Intanto in Perù l’ambasciata tedesca viene presa a sassate, ma quando l’ambasciatore fa presente al presidente peruviano che la decisione sulla ripetizione della partita è stata presa dalla Fifa e non dal suo governo, il presidente, che aveva in precedenza appoggiato i dimostranti, li bolla come comunisti.
3. Berlino 1936. Italia Stati Uniti
L’arbitro, il tedesco Weingartner, espelle Achille Piccini. I giocatori italiani circondano l’arbitro e gli tappano pure la bocca. Piccini resta in campo e l’Italia vince 1-0.
4. Tokyo 1964. Qualificazioni. Perù Argentina
Si gioca un incontro di qualificazione per il Sudamerica a Lima tra Perù e Argentina. Gli ospiti vanno in vantaggio, poi la squadra di casa pareggia, ma l’arbitro uruguaiano Payos annulla il gol. Due spettatori entrano a questo punto in campo e colpiscono l’arbitro. La polizia interviene e li arresta. L’arbitro dichiara sospesa la partita.
A questo punto scoppia la rivolta. Molti spettatori entrano in campo. La polizia scorta l’arbitro e i giocatori negli spogliatoi. I tifosi si avventano su questi, spaccano vetri, affollano il campo, danno fuoco a parti dello stadio. La polizia spara dei lacrimogeni a cui gli spettatori rispondono lanciando pietre e bottiglie. La polizia spinge gli spettatori verso le uscite, molte delle quali chiuse.
La battaglia continua anche nel centro di Lima e oltre a molti feriti e arrestati, almeno quattro persone sono uccise da proiettili sparati dai poliziotti. Dopo che il presidente peruviano dichiara lo Stato d’emergenza, molta gente si mette in marcia verso il palazzo presidenziale chiedendo, senza ottenere niente, la fine della brutalità della polizia e la dichiarazione che il risultato ufficiale della partita con l’Argentina sia il pareggio.
5. Messico 1968. Tre casi.
Marocco Israele. Il Marocco rifiuta di giocare. Al suo posto gioca il Ghana.
Ghana Israele. Vincono gli israeliani 5-3, ma la partita finisce con una mega rissa che continuerà al villaggio olimpico. Anche Cecoslovacchia Guatemala finì in rissa.
Ungheria Bulgaria, la finale vinta dall’Ungheria. L’arbitro, italiano di origine e naturalizzato messicano, espelle due giocatori bulgari e poi un terzo che alla seconda espulsione gli aveva tirato addosso il pallone. Il pubblico non apprezza la decisione e fa ritardare il proseguimento della partita gettando dei cuscini in campo, così come, peraltro, gli spettatori avevano fatto anche nella finale per il terzo posto.