there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Olimpiadi: un sabato deludente, un sabato italiano .

L’amarezza del penultimo sabato olimpico deriva dalle delusioni odierne e si somma alle altre delle gare di sci alpino, di biathlon, di curling, di slittino (Fishnaller ha buttato via la prima giornata di gare ed è finito quarto per soli due millesimi, ma non sembra sia stato al top neppure nel doppio), di pattinaggio su figura (Kostner & co, che sono stati bravissimi, hanno ottenuto il loro, ma se si parla di “magazzino di quarti e quinti posti” ci entrano per forza).
La delusione è data dal risultato rispetto alle aspettative (mie) e dalla medaglia sfuggita di un niente mentre  la stavi pregustando.
Nessuno  mette in discussione il valore degli atleti. Anzi, proprio perché sono forti, fanno sacrifici, si allenano duramente, hanno già raggiunto grandi risultati o sono lì lì per raggiungerli, spero che vincano una medaglia nell’occasione più importante. Anche per loro stessi e per la visibilità che avrebbero in più e che darebbero al movimento. I successi nelle loro coppe del mondo o anche nei loro mondiali o europei non sono così visibili.
La delusione può essere razionalizzata e stemperata anche pensando ai tanti che hanno mancato quest’occasione: tra di loro per ora Worley, Revensburg, Vonn, Gut tra gigante e superg, Shiffrin in slalom (no, dico, Shiffrin in slalom!), la jacobellis in snowboardcross e tanti altri, gara più gara meno. È normale che sia così, nei grandi eventi. Alla fine i più forti emergono, ma non mancano mai le grandi sorprese, sia vittorie che sconfitte.
Partiamo dal gigante femminile di giovedì notte.
Nelle ultime diciotto gare di slalom gigante le italiane sono andate a podio in sedici. Poi le favorite per l’oro potevano perfino essere altre: Worley e Revensburg, per esempio. Se un’italiana arriva terza non c’è niente da dire: si conferma l’andamento della stagione con l’ennesimo podio. Il fatto che mette un po’ di amarezza o almeno l’ha messa subito dopo la gara è che erano prima, terza e quinta! È ovvio che ti aspetti che loro si superino ancora, nessuna rimonti e le avversarie sbaglino:) Oppure per compensare questo pensiero ottimista arriva quello pessimista che suggerisce il contrario. Alla fine la gara è andata nel modo più realistico: una italiana sbaglia, una si conferma al quinto posto, una sale sul podio, una (Revensburg) fa una grande rimonta comunque insufficiente, una (Mowinkel) fa una grande gara e si piazza seconda. La Shiffrin non sbaglia niente e vince.
L’occasione sprecata è quella che è più difficile che ricapiti: cioè che sbaglino alcune avversarie forti e ti ritrovi a un passo da un’impresa capolavoro come una doppietta o una tripletta (se dobbiamo sognare, facciamolo in grande). Poi che in futuro Brignone, Bassino e Goggia possano ottenere risultati ancora migliori in gigante anche ai mondiali o alle olimpiadi è possibile. È meno probabile che accada di nuovo di trovare tre italiane ai primi cinque posti in quelle occasioni. In coppa, invece, sì.
Già. La Shiffrin. Vince in gigante, non di molto, ed era battibile da una Brignone che ammette di non avere sciato al massimo anche per le condizioni della pista. Ci sta che se avesse tirato troppo sarebbe uscita. O invece avrebbe vinto. Coi se e coi ma non si fa niente. In quella situazione, con tutte le favorite sotto stress, su quella pista, a quell’ora la Brignone ha vinto il bronzo, la Bassino è arrivata quinta e Manuela Moelgg forse ha perso davvero la sua ultima occasione per una medaglia.
Veniamo a oggi, sabato 17 febbraio 2018.
Sofia Goggia era in corsa per l’oro. A tre quarti della sua gara aveva l’oro in tasca. La Vonn aveva sbagliato. Erano scese quasi tutte le migliori. Il suo distacco sulle altre, anche su quelle scese dopo di lei, le avrebbe permesso di vincere l’oro. Lei dice che si sentiva tutt’uno con lo sci, di avere avuto sensazioni perfette. Ecco. Certo che può ancora vincere la discesa e potrà vincere chissà quante gare in futuro e allora ricorderemo questa come la sconfitta che l’ha portata alla maturazione e bla bla bla. Però oggi non è che “avrebbe vinto l’oro se avesse sciato come un anno fa a Campolombardo”. Oggi, nelle condizioni di oggi, l’oro le è sfuggito di un niente. Ecco il rammarico. La prossima volta si ricomincia da capo, con nuove sensazioni, una Vonn che magari farà una gara strepitosa e così via.  Comunque Sofia merita già adesso una medaglia. Non solo perché è simpatica. Anche  per smorzare le inevitabili polemiche e le critiche assurde che si tirerà dietro,  in caso di ulteriore sconfitta,  per il fatto di essere un personaggio. Se lo merita, il grande successo, perché è forte e invece rischia di subire delle critiche assurde che non riconoscono il suo valore. Vabbe’ che succedeva a Tomba di essere criticato quando arrivava secondo (dicendo che non sapesse sciare o non fosse così forte: la critica non era sul risultato, ma sul valore). Però Sofia tende a commettere degli errori. Le famose goggiate. Ecco. Allora, razionalmente, si può dire, che questa gara ha confermato quello che si sapeva sul bello e il brutto della Goggia. Si può anche dire che hanno sbagliato in tante, che nessuna ha fatto una gara straordinaria, che la pista era facile, che la Vonn era fuori dal podio, che la Gut era disperata, che la Veith Fenninger si è vista togliere l’oro di bocca, che è comunque stato il super g della favola della Ledecka, che Sofia avrà un’altra occasione in discesa ecc. Tutte considerazioni giuste, ma quello che lascia l’amaro in bocca è che tutto dovrà ricominciare da capo: pista, meteo, appoggi, avversari. Bastava non spigola? Certo.  L’occasione sprecata, comunque,  è quella che avevi avuto in questa gara e che hai mancato di un soffio quando già nella nostra  testa di tifosi stavamo festeggiando.
Non c’era solo la Goggia in supergigante. La Brignone aveva il terzo intermedio verde, se non sbaglio. Alla fine si è trovata indietro di 49 centesimi, in quel momento  della gara. In realtà non sembra avere sbagliato niente: ha perso nei punti a lei meno congeniali, però se vedi il verde a poche decine di secondi dall’arrivo e non noti errori particolari, ti aspetti che passi davanti. Qua dispiace che nessun’italiana sia andata a medaglia nel superg, perché la squadra femminile azzurra è veramente forte (due triplette in due anni in discesa e gigante in coppa del mondo e tanti podi non accadono per caso) e tornare dalla Corea con un solo bronzo mi sembra limitativo rispetto al suo valore. Succede, può succedere, e anche oggi altre favorite sono andate male, ma vabbe’ non ripetiamo i soliti discorsi.
Nadia Fanchini: non era la sua pista. Era molto dispiaciuta all’arrivo, ma a lei non piacciono le nevi “da sciatori”: vuole il ghiaccio.
Ma la Shnarf? No, perché la Shnarf è finita a cinque centesimi dal podio. Anche lei potrebbe fare una grande discesa libera, ma…l’aveva già fatta! Oggi, in superg. Una discesa tale da valere “quasi” il podio e mancarlo di soli cinque centesimi. Da tifoso resti deluso per un’occasione mancata di un niente. La delusione non contempla il pensiero che esistano anche gli avversari e che sono stati uno o cinque centesimi più veloci di te per motivi che poi si possono scoprire analizzando la gara metro per metro. Da atleta lei resta delusa. Hai voglia a cercare di razionalizzare, poi!
Nel biathlon la Wierer e la Vittozzi nella 12,5km erano seconda e terza prima del quarto poligono. Hanno fatto un errore e sono finite quarta e sesta. È ovvio che non ha molto senso dire che non avrebbero dovuto fare quello sbaglio. Tra l’altro hanno sbagliato quasi tutte a quel poligono. Tutte, tranne le due che sono arrivate a medaglia, Kuzmina a parte. Però il rammarico è dato dall’occasione perduta, che sarebbe stata anche una rivincita nei confronti delle critiche esagerate dei giorni delle sconfitte. Perché bisogna sapere che il biathlon è così, che ci sono tante atlete di ottimo livello, che comunque le azzurre sono tra le più forti e lo hanno dimostrato in tante gare, solo meno visibili per il grande pubblico.
E certo che anche arrivare quarti o sesti a un’Olimpiade è un grande risultato: sei nell’elite del mondo nel momento più importante. Purtroppo non sei arrivata a medaglia e purtroppo è vero che, proprio perché sei potenzialmente da medaglia, le aspettative su di te sono più alte che nei confronti di chi al massimo può aspirare a un trentesimo posto. Anche per loro la delusione è data da un po’ tutte queste considerazioni e dal fatto che mancava poco alla medaglia. Che dentro di te davi per assodata: è una questione di sentimento più che di razionalità, certo, ma in questo momento cerco di spiegare la mia delusione, non di razionalizzare. Avranno ancora altre occasioni, anche in questa Olimpiade, per dimostrare il loro valore, nelle  staffette mista e femminile. Anche se, pur facendo il massimo, il rischio di finire di nuovo a ridosso del podio c’è e…se così fosse sarebbe una nuova delusione, da tifosi. Se il tuo valore rispetto agli avversari è tale che puoi arrivare sia primo che sesto in una gara, dando il massimo, è chiaro che da tifoso e da atleta sei deluso se arrivi sesto, ma ci puoi fare poco se non cercare di migliorare (da atleta) ancora.
Arianna Fontana non ha ripetuto la grande impresa sui 500 metri e si è anzi arresa, come se le mancassero le gambe, negli ultimi giri dei 1500. Anche lei ha ancora altre gare da disputare e comunque il suo oro l’ha vinto: la delusione che ho provato per lei è stata inferiore.  Lei ha già avuto e ha già fornito ai tifosi un gran livello di felicità.
Un nuovo flashback ci fa tornare alla discesa libera e al supergigante maschili. Le coppe di specialità e le vittorie a Kitzbuehel restano. Paris, Fill e Innerhofer hanno dimostrato il loro valore, peccando magari in continuità.
Alla fine la delusione è complessiva, legata al fatto che era lecito sperare, sempre ragionando da tifosi, in qualche medaglia in più dalle combinazione “gigante femminile più discesa maschile più superg maschile più superg femminile”. Poi si può dire che il quarto posto di Paris rispecchi il suo valore (e non è poco essere il quarto al mondo in discesa libera). Però resta il rammarico per l’ennesimo quarto posto. Una medaglia tra discesa e superg poteva arrivare? Ovviamente sì. Doveva arrivare? Ovviamente no, ma a me piace quando al grande evento si suggella la forza di un’atleta o di un movimento. L’italjet avrebbe meritato una medaglia per quello che ha fatto vedere in questi ultimi anni. Se non la ottiene, ci si può restare male, soprattutto se si somma questa mancata medaglia ad altre mancate medaglie in tutta la prima settimana.
Certo che diventa difficile mettersi a cercare chi avrebbe dovuto lasciare la medaglia agli azzurri (maschi) delle discipline veloci visto il livello di chi le ha prese. Però la sorpresa in supergigante c’è stata, con lo scherzetto fatto ai norvegesi.
A proposito. Mette tristezza ascoltare e leggere le parole di Innerhofer.
Naturalmente lo sport è fatto di vittorie e di sconfitte, di gioie e dolori. Naturalmente la prossima settimana ci saranno tante altre gare con tante possibilità di divertimento, dato anche dagli italiani in gara.
Stanotte ci sarà il gigante maschile di sci alpino. È una di quelle gare da cui possono arrivare solo sorprese positive, dagli italiani. Non avere aspettative mette meno pressione anche ai tifosi 🙂

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