there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Olio di palma, popolo bue e untoristi di professione.

Dopo un periodo fin troppo lungo di deforestazione selvaggia per produrre l’olio di palma, gli ambientalisti, le popolazioni residenti, i consumatori avveduti, le imprese consapevoli, alcuni membri governativi e di organizzazioni sovranazionali si stavano dando da fare per trovare delle soluzioni che conciliassero lo sviluppo economico delle nazioni con quello delle imprese, con quello dei cittadini, con la sostenibilità ambientale e col salvataggio del pianeta. Ma ecco che a un certo punto sono riapparsi quelli che erano contro le margarine e che si dicono contro gli alimenti industriali, contro il capitalismo, contro i prezzi bassi per gli altri, c ontro le scelte degli altri perché non piacciono a loro. Sono apparsi di nuovo i millenaristi, i luddisti, gli untoristi, gli anticapitalisti, i complottisti, i teorici della cospirazione, i passatisti, i radical chic, gli eticisti e gli etilisti. Il problema è che, non solo hanno estremizzato il conflitto ambientale, giudicandolo irrisolvibile, ma hanno spostato il piano su una questione di più facile presa sul grande pubblico bue: la salute.

“Vogliamo che produciate come diciamo noi!”

“Voi fate il male del mondo”

“Ci uccidete tutti”

“L’olio di palma è ovunque: basta! Noi usiamo solo il burro per i nostri prodotti.” (Il burro, che ha notoriamente effetti benefici sulla salute, ndrr.)

“Pensate solo ai profitti! ” (Tutti nel mondo cercano di guadagnare. Più alti sono i profitti maggiori sono i possibili investimenti; più le persone sono ricche e più possono preoccuparsi dell’ambiente o giocare a fare i radical chic.)
“I prodotti alimentari costano troppo poco! Vogliamo che gli altri spendano di più mentre noi stiamo in casa a preparare i nostri cibi da soli e curare l’orto e leggere libri di filosofia teoretica.” (Intanto qualcuno ci mantiene con grazie alle sue tasse, ai suoi investimenti, ai suoi profitti, alla sua produttività, ndrr.)
Si nota in questi gruppi la tendenza a imporre agli altri certi comportamenti in nome del bene altrui e della propria volontà.

Chi vuole salvare il mondo, di solito vuole anche dominarlo.

Si nota anche la tendenza a considerare la propria opinione come espressione della volontà di tutta la popolazione mondiale assediata da due o tre governatori del mondo.

Si nota ancora la tendenza a non considerare il fatto che sono le imprese multinazionali o quelle all’avanguardia tecnologica e umana ad avere cervelli e soldi tali da poter fare ricerca, sviluppo e anche marketing teso a soddisfare i desideri dei consumatori e il rispetto dell’ambiente: non certo il piccolo coltivatore sussidiato che campa alle spalle di chi gli permette di ricevere sussidi e neppure l’aziendina artigiana il cui titolare comanda su tutto e tutti e pensa solo, anche lui sì, al proprio profitto, ma non subisce danni di immagine se intanto distrugge il mondo e non ha una platea di consumatori tale da far sì che gli urlatori da strapazzo si accaniscano contro di lui.
Se le margarine non sono più usate, hanno cominciato a urlare i personaggi di cui sopra, bisogna trovare un nuovo capro espiatorio su cui creare allarmismo, instillare paure e possibilmente fare un po’ di soldi.

Ecco allora che il capro espiatorio è diventato l’olio di palma.

Qualcuno ha fatto riferimento agli effettivi problemi di natura ambientale, ma, come già detto, dato che dell’ambiente in realtà frega poco a molti, ecco la soluzione: l’olio di palma è l’arma di distruzione di massa usata dal capitalismo.

(Nel frattempo:La durata della vita allungata e l’uscita dalla povertà di milioni di persone sono anche frutto dello sviluppo tecnologico, dello sviluppo economico, dell’apertura dei mercati, del capitalismo. Dove si sono provate strade alternative si è avverato solo il principio del più miseria per tutti, ndrr.)
Ecco che improvvisamente l’olio di palma fa male al fegato. Oppure produce il diabete. O il cancro. O è pieno di colesterolo. Persone che non fanno attività fisica e mangiano costantemente cibi ad alto indice glicemico hanno trovato una scusa per continuare a non fare niente di ciò che può ridurre il rischio di diabete o cancro: se accade, possono dare la colpa all’olio di palma o all’alimentazione industriale anziché al loro stile di vita. Fermo restando che si vive per il piacere e la libertà di vivere come vogliamo e anche di morire come vogliamo: per gli untori, però, questa libertà e questo piacere valgono solo nel modo che declinano loro stessi.
Queste argomentazioni hanno ovviamente fatto presa sulla maggioranza della popolazione, perché al popolo bue piace lasciarsi infinocchiare.

Il popolo bue non crede nella scienza, non ha capacità di logica formale e non vuole averle, non è interessato ad approfondire, vive delle proprie intuizioni, dei propri pregiudizi, delle proprie convinzioni errate, del proprio buon senso sbagliato, del proprio analfabetismo condito a volte da riferimenti e informazioni non filtrate né dallo studio né dal metodo scientifico né dallo spirito critico fondato.

Il popolo bue si ciba di informazioni che confermano quello in cui crede e nega la validità di ogni studio che contrasti coi propri pregiudizi.

Il popolo bue è la manna scesa dal cielo per i media e per la politica, che  sguazzano in questo ambiente: basta fornire ai propri lettori ed elettori ciò che vogliono ed è fatta! Ammesso e non concesso che la maggioranza degli uomini dei media e della politica siano mediamente più in malafede che ignoranti.

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