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Lo stupore delle prese elettriche

Il parassita non può essere spostato.

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Da:”Dal miracolo economico italiano,” di Vito Tanzi.

Al Tesoro mi fu data una segreteria con sedici impiegati, un’auto blu, due autisti, che erano disponibili a tutte le ore e in tutti i giorni della settimaan. Gli autisti erano agenti della Guardia di Finanza, una specie di esercito a disposizione del Ministero dell’Economia, una situazione che esiste in pochi altri paesi al mondo.
Gli agenti che mi portarono in giro erano persone squisite, tutti meridionali. I settentrionali generalmetne non assumevano quelle funzioni. Uno degli autisti chiese il mio appoggio per essere trasferito nella zona di Brindisi.
Bisogna dire che col passare del tempo la pubblica amministrazione è diventata prevalentemente meridionale e il desiderio di tornare a paese natio più le pressioni per aiutarli esercitate dai politici per ragioni elettorali hanno creato eccesso di personale negli uffici pubblici del sud e mancanza di personale in quelli del nord. Questo eccesso contribuisce a creare clientelismo e inefficienza nelle amministrazioni pubbliche, nelle scuole, nella sanità.
Ai concorsi pubblici stessi partecipa soprattutto gente del sud visto anche che mancano più posti di lavoro al sud e che se gli stipendi sono fissati a livello nazionale e sono gli stessi in tutta Italia, il costo della vita e la produttività sono inferiori al sud.
Dal cosiddetto stress di nostalgia discendono richieste di trasferimento al paese natio che vengono fatte e accolte fin dai primi giorni di lavoro. Questa attrazione fatale è determinata anche dai legami familiari. Intanto molte imprese non vogliono impiantarsi al sud per ragioni di minore produttività, costi del lavoro per unità di prodotto quindi più alti, minori infrastrutture.
All’inizio non potevo uscire a piedi, ma dovevo essere accompagnato da un assistente o un funzionario per evitare complicazioni amministrative. Dopo il 2001 fu permesso di uscire a piedi. Al Ministero non c’era un self service, quindi bisognava uscire per il caffè e anche questo riduceva l’efficienza. A volte andavo a prendere il caffè con gli impiegati, cosa inusuale per gli altri sottosegretari.

Quei sedici assistenti erano bravi, ma erano chiaramente troppi. A Washington, come direttore del dipartimento di finanza pubblica del FMI, avevo una sola persona che si occupava di me e se necessario si aggiungeva un’altra persona. In quel dipartimento lavoravano tante persone, con lauree delle più famose università del mondo. Tra l’altro ero quotidianamente molto più impegnato al Fondo che al Ministero e la stessa cosa vale per i rispettivi impiegati. Quindi capii che il mio ufficio non aveva bisogno di tante persone, poiché molti di loro avevano relativamente poco da fare e passavano molto tempo a chiacchierare.
Bene. Gli impiegati non possono essere spostati ad altri uffici, dove magari potrebbero essere utilizzati meglio. Non possono essere spostati in altri Ministeri, ma al limite sono in un altro ufficio dello stesso Ministero, forse di un altro sottosegretario, dove possono avere ancora meno da fare. Insomma non ci sono incentivi, per la persona che dirige un ufficio o un’unità specifica, a ridurre le spese. Solo una decisione politica seguita da una normativa può ridurre il personale pubblico. Per esempio Monti disse che vileva ridurre il personale del 10 per cento e i dirigenti pubblici del 20 per cento, ma in Italia è pericoloso annunciare di voler ridurre posti di lavoro, per quanto inutili.

Alcune delle persone assunte nel settore pubblico italiano non lo sono per dare servizi necessari ai cittadini o per facilitare il lavoro nei Ministeri o in altri enti, ma per dare impiego ad alcuni raccomandati dai politici o da burocrati di peso.
Dare lavoro è stata un’alternativa a dare servizi ed è diventato un obiettivo indipendente da quello di dare servizi.
I nuovi assunti potevano sempre occuparsi delle molte attività connesse con il red tape, le molte pratiche burocratiche, oltre a quelli impegnati nel dare servizi ai cittadini. Naturalmente ci sono impiegati pubblici che lavorano molto e sono impegnati in attività utili. Il problema è che negli anni si sono create tante regole che impediscono la possibilità di spostare persone da attività meno produttive ad attività produttive per equilibrare lo sforzo e migliorare l’iofferta dei servizi. I bidelli, per esempio, non possono essere usati per altre attività d’estate. Senza una politica di mobilità del personale pubblico, l’inefficienza è inevitabile.
L’inefficienza della pubblica amministrazione è diventata progressivamente più accentuata col passare del tempo perché il numero del personale pubblico in tutti i livelli è aumentato. Questa inefficienza contribuisce a impedire alcune delle riforme strutturali necessarie perché spesso le riforme si possono fare solo aumentando il personale e le spese.Quando la situazione dei conti diventa precaria le riforme si fermano. Sembra che “riforma” in Italia debba voler dire “più spesa.”
Anche se ci fossero, come hanno detto alcuni ex ministri, trecentomila dipendenti pubblici inutili, non ci sono né trecentomila inutili e licenziabili né trecentomila inutili e trasferibili in attività più produttive. Solo nuove leggi, governo determinati ad applicarle e a resistere alle inevitabili opposizioni potrebbero farlo.

L’ideologia marxista aveva influenzato la politica economica italiana attraverso alcuni aspetti di pianificazione centralizzata, di politica industriale, di enfasi sull’industrializzazione a ogni casoto, ignorando costi ambientali.
Anche nel 1974 gli economisti italiani suggerivano di spendere di più in investimenti pubblici malgrado la staglazione e il disequilibrio nei conti pubblici. Furono fatti grossi investimenti con gradi sussidi pubblici e furono costruiti tanti capannoni al sud, rimasti desolatamente vuoti. L’idea è che l’investimento genera redditi futuri che ripagano il costo iniziale. Le imprese efficienti possono finanziare i loro investimenti con debiti. Il fatto è che la definizione di investimento non è univoca e statisticamente ci sono molti esempi di cattedrali nel deserto che fanno crescere solo il debito pubblico e non l’economia.
L’idea che gli investimenti pubblici portino alla crescita è smentita dai fatti ma resta di moda. Certo che gli investimenti si dovrebbero fare eper eliminare colli di bottiglia e impedimenti ad attività economiche, non per mantenere una relazione tra spesa e pil che può essere ingiustificata. Un governo che ha fatto sufficienti investimenti in passato ha meno bisogno di farne nel presente.
Investimenti pubblici ben selezionati, soggetti a obiettive e rigorose analisi di costi benefici, costruiti efficientemente, a un costo ragionevole, senza atti di corruzione, possono essere utili quando eliminano colli di bottiglia e permettono la crescita economica. Però è un’illusione credere che gli investimenti pubblici automaticamente generino crescita di per sé.

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