MASTROCILIEGIA
C’era una volta un uomo, il cui nome fu deciso una sera dai genitori a testa o croce, dopo essersi ubriacati a forza di ciliegie sotto spirito: in effetti bevevano lo spirito e lasciavano stare le ciliegie. Il nome che dettero all’uomo fu dunque quello di “Mastrociliegia”, il quale nacque con un chiodo fisso in testa. A causa del chiodo ci furono alcuni problemi alla nascita causati alla madre, il minore dei quali fu che ella morì.
E poi mastrociliegia (scritto con la minuscola, perché ancora era bambino e soprattutto perché odio dover premere il tasto delle maiuscole) crebbe con questo chiodo fisso in testa: la cosa strana era che mentre cresceva, cresceva anche il chiodo. Aveva anche un chiodo fisso in senso figurativo: voleva essere falegname. Diceva: “Solo se sarò falegname potrò diventare famoso, altrimenti so che non sarò io il prescelto per ciò che mi è stato promesso, bensì uno di Biella, tale Aiazzone.”
Così diventò falegname e un giorno ebbe da sua moglie la lieta notizia: “Sai, sto per avere un bambino”. E lui:” E come è possibile?” E la moglie:” E’ stato il Signore!”
E lui non ne fu molto convinto, ma accettò anche perché in sogno gli arrivò lo stesso Signore e disse che se non avesse accettato, avrebbe mandato un fulmine che casualmente lo avrebbe colpito in testa.
Così la moglie ebbe… due bambini, uno si chiamò Gesù e l’altro Mastrosusina. Uno camminava sull’acqua e l’altro annegava nel vino. Uno moltiplicava i pesci e l’altro divideva le pecore. Uno trasformava l’acqua in vino e l’altro trasformava il cibo in vomito. Uno crebbe e diventò famoso, l’altro diventò famigerato.
Però anche il povero Mastrosusina avrebbe dovuto avere i suoi quindici minuti di gloria, come diceva Andy Wharol. In effetti lui fece qualcosa che sarebbe stato letto da tutti i bambini che avrebbero potuto permettersi un libro di favole o un parente in grado di raccontare.
Fu lui infatti che ereditò il mestiere di falegname e fu da lui che si presentò un tale di nome Geppetto.
GEPPETTO
Un giorno un tale di nome Geppetto si alzò dal letto e decise di andare solo soletto verso il negozietto di mastrosusina, quel bel furetto che una volta gli cambiò il caminetto.
Geppetto stava avendo un momento di crisi e decise di andare a confidare le sue angosce al suo caro amico Mastrosusina, che intanto si stava confidando con una bella bottiglia di amaro montenegro, pronto per il suo famoso spot in cui va a sterminare un’intera popolazione di vacche: anche l’amaro montenegro una volta si chiamava “dolce mare bianco”, ma poi rimase sconvolto quando seppe chi era il suo testimonial pubblicitario.
Geppetto si sentiva solo, senza una donna, senza una cane, ma con un gatto e un pesce, che è un po’ come prendere un ebreo e un arabo e metterli nella stessa casa.
Il gatto lo chiamò Figaro, perché sembrava un giornale francese.
Il pesce lo chiamò Cleo, e lo fece accoppiare con Badedas.
Geppetto arrivò da Mastrosusina e questi gli disse che aveva notato un pezzo di legno un po’ strano, perché parlava.
La scena fu questa:
Mastrosusina:” O bada hi gliè venuo a trovammi. Immi amio geppetto. Oikkèttuffai ua?
Geppetto:” Guarda di parlare per bene, che si sta facendo una favola e non ti possono capire in tutta Italia, se parli così”
Mastrosusina:” Io, e’ parlo ome mi pare, t’ha apio? E bontà tua he unn’aspiro nemmeno la p intervoalia. Tuddici he un capischeno? E chi se ne frega! Perché se mi mett’apparlà ithaliano uno della Terra diffoo hapisce ikkè dio? Un c’è apposta i traduttori? He ci pensin loro. Se tutti si parlasse una lingua he tutti apissero, loro poerini un potrebbero lavorà”
E geppetto disse:” Si si, per me ti sei bevuto il cervello”
Mastrosusina:” no, solo un po’ di ‘ell’amaro tanto bono. A me mi piace dimorto”
Geppetto:” a me mi non si dice”
Mastrosusina:” oikkèttusse’ grullo? E l’ho appena detto.
Geppetto :” per me tu sei da ricovero”
Mastrosusina:” e te da ospizio”
Geppetto:” e te hai la sorella maiala”
Mastrosusina:” unn’ho tempo da perde on te: accident’atte e alla tumamma maiala”
Mastrosusina: ” Suvvia, smettiamo di letià. Sai ‘e c’ho un pezzo di legno qua che parla”
Geppetto:” ma te segui la teoria secondo cui è meglio il FUMO dell’arrosto?
Mastrosusina:” no, no, parla peddavvero”
Geppetto:” si, e canta anche l’aida?”
Mastrosusina:” mah, verde ll’è”
Geppetto:” oh! Non mi chiamo mica giocondo!”
Mastrosusina:” no, infatti ti chiami geppetto”
Geppetto:” non fare lo spiritoso, che ce ne hai già abbastanza in corpo, di spirito”
Mastrosusina:” mah, e vo appigliattelo. E si starà a vedè chicc’ha ragione. Che tanto cel’ho io, quant’èvveroiddio.
Dio:” ikkèvuvvoleevoi? Fae ome me e non rompee, sennò vi furmino, che c’ho da mangià’na mela che l’era avanzaa a quell’ingordo d’Adamo, accident’allui e alla troia della sumoglie.”
Al che mastrosusina va in laboratorio e… patapum! Casca per terra. “Cacchio, picchia anche!.”
Geppetto, che ode gridare, si precipita in laboratorio e si mette a ridere:”non ti reggi neanche ritto?”
Mastrosusina:” no, è stato il pezzo di legno”
Geppetto:” sie, chi è? Brucelee? E poi cosa fa: mangia, beve, lava, asciuga, tritura, spezzetta, centrifuga, vomita, corrode, annienta?”
Mastrosusina:” si, ittuapo gliè bell’e e allentao”
IL pezzo di legno:” V’avee ancora dimorto? Soprattutto te, scrittore burattinaio di parole, guarda che siamo appena a inizio storia e sono già le tre e ti avverto che tra un’ora e mezzo comincia la partita e poi domani devi ricominciare a studiare, quindi dacci un taglio e finisci questa parte alla svelta”
Geppetto:” Caspita, parla davvero!!!!!” (n.d.a. In seguito alla nota del protagonista, c’è stato il taglio. Per il cucito, ripassate fra qualche giorno).
Mastrosusina:” Visto? Ora tummi…” e non finì la frase, perché fu colpito da un fulmine lanciato accidentalmente da uno che si stava annoiando, su in alto, ma molto più in alto. Ma questa è un’altra storia e andrà raccontata un’altra volta.
Così Geppetto prese quel pezzo di legno e lo portò a casa.