Riassunto della puntata precedente: Pinocchio salutò la fata.
Mentre stava per addormentarsi ecco vide due grilli arrampicati su per un muro e sentì fare :”Cri cri”.
E Pinocchio gli chiese:” E voi chi siete?”
E uno :”Sono il Grillo parlante. Lei è la mia compagna, la Grilla parlante, ma adesso sta dormendo.”
Pinocchio:” Si, guarda che qui parlano tutti: fate, volpi, gatti, burattini, pezzi di legno. Non potevi semplicemente chiamarti grillo? “
Ma il Grillo aveva altro da dire: “Sai, io abito qui da più di cento anni”
Pinocchio:” Accidenti, ma il mio babbo non la lava mai questa casa? E che ci fai qua?”
Grillo:”Ci vivo insieme alla mia compagna”
Pinocchio: “Perché? Sei sposato?”
Grillo: “Certo, sto con una cicala”.
Pinocchio: ” E che vuoi da me?”
Grillo:” Vedi, caro Pinocchio, io sarò la tua coscienza, ti insegnerò a distinguere il bene dal male, ti insegnerò le regole per essere considerato un bravo burattino e poter diventare un bambino vero.”
Pinocchio:” E chi le ha scritte queste regole?”
Grillo:” La società”
Pinocchio: “E che è? E chi si crede d’essere per venirmi a dire cosa devo fare?”
Grillo: “Mah! Mi sa che con te avrò da sudare sette camicie. Intanto, vedi, devi andare a scuola.”
Pinocchio:” Si, tanto la maggior parte delle cose che imparerò, le imparerò da me.”
Grillo:” Allora dovrai andare a lavorare”
Pinocchio: “Si, per quelli che mi danno lavoro o per me?”
Grillo: “Per guadagnarti il pane”
Pinocchio: “E anche la pastasciutta?”
Grillo:” Si, anche i tortelli di patate”
Pinocchio :” Allora va bene, vorrà dire che cercherò di andare a scuola e a lavorare, però solo se mi prometti che mi regalerai un computer nuovo.”
Grillo:” Io non faccio regali”
Pinocchio:”Perfino tirchio!”
Grillo:” E poi ti devi fare una famiglia”
Pinocchio: “Si, ma poi hai finito, che voglio dormire?”
Grillo:” No, ci sono milioni di regole che devi imparare e te le dirò subito, così diventerai un bambino vero.”
Pinocchio:” Ahò, ma sono le quattro di notte. Te l’erba la mangi o la fumi?
Senti, mi hai stufato, io voglio dormire, e se non volessi essere un bravo bambino? Mi sa che sono più libero come pezzo di legno.”
Al che Pinocchio prese un martello grosso e stava per tirarlo quando all’improvviso apparve un vigile urbano che emise un prorompente fischio.
Vigile:”Ehi! Cosa fa con quel martello?”
Pinocchio:” Devo schiacciare un grillo grande. Ci vuole un martello grande.”
Vigile, col sorriso deficiente di chi si indirizza verso una telecamera:” Non ci vuole un martello grande, ma un grande martello. Eccotelo: si chiama Purea di grilli. Penso che faccia al caso tuo.”
Pinocchio:” Oh, grazie! Aspetti, che vedo se funziona.”
Fu così che Pinocchio lanciò il martello che gli aveva regalato il vigile contro il grillo e lo spiaccicò. Allora, preso da un anelito di compassione, con gli occhi pieni di lacrime, dispiaciuto per quel gesto ignobile, prese una bottiglia di vetro, ci mise della benzina, ci infilò la compagna del grillo, la tappò e iniziò a staccare le zampette del grillo e poi a passarci ripetutamente sopra con un modellino di trattore finché non era rimasto che un mucchietto di briciole di grillo. Naturalmente fece in modo che la moglie del grillo vedesse tutto, dopo di chè lanciò un fiammifero dentro la bottiglia e scoppiarono sia la bottiglia che la moglie del grillo.
Al che Pinocchio fu ferito da una scheggia di vetro.
Spaventati da quel rumore inaspettato, arrivarono due carabinieri, tali Cip e Ciop che dissero:”Cosa è successo qua?”
E pinocchio:”E’ stato il mio babbo, mi ha ferito!”
Vi chiederete dove era finito il vigile: preso in pieno cuore da un pezzo di vetro della bottiglia, spirò.
Sentito questo, i carabinieri prelevarono quel pover’uomo (ma anche uomo povero) di Geppetto e senza che questo potesse difendersi, ,lo portarono subito in carcere.
E Pinocchio:” Bene, ora si son levati di torno tutti, posso fare come mi pare e cosa mi pare. Per adesso torno a dormire.”
PINOCCHIO SI BRUCIA I PIEDI
Pinocchio aveva fame.
Pinocchio voleva mangiare.
Pinocchio vedeva un uovo.
Pinocchio apriva l’uovo.
Pinocchio vedeva un pulcino.
Pinocchio sentì un pulcino:”Grazie per aver aperto l’uovo te, se no rischiavo di rovinarmi il mio nuovo becco modello kalvin klein”.
Pinocchio vide il pulcino volare fuori dalla finestra.
Pinocchio capì che “quando la ganascia la batte a vuoto, l’è peggio la fame di’ tterremoto”.
Pinocchio si rammaricò per aver fatto mettere in carcere il suo poro babbino, l’unico che gli voleva bene, anche se gioiva perché almeno il Grillo non c’era più. Magari ora avrebbe potuto sistemare la fata e i Carabinieri.
Pinocchio iniziò a girare per un paese, la cui descrizione lo farebbe sembrare meno vivo di Desperation (città che dà il nome a un libro di Stephen King) e di Spoon River (quella dell’Antologia di Edgar Lee Master).
Pinocchio bussò a una porta per un pezzo di pane.
Un uomo si affacciò, sentendo chiedergli un pezzo di pane.
L’uomo pensò subito male di fronte a un personaggio diverso e sconosciuto.
L’ uomo tirò un secchio d’acqua in testa.
Pinocchio diventò pirocinetico come l’incendiaria di Stephen King e fece in modo di arrostire lentamente i testicoli dell’uomo.
Poi Pinocchio, sentiti i primi morsi della fame, sentì anche i rimorsi e non è il mordere che fa male, è il rimordere.
Pinocchio arrivò a casa, si mise vicino al focolare e si bruciò i piedi dopo essersi addormentato.
Pinocchio, sordo al dolore del fuoco, si risveglia quando una vocina flebile flebile lo chiamò.
“Pinocchio!!!!!!!!!. Sono io, Geppetto!”
Geppetto:”Bisognerebbe tirarti tanti di quelli schiaffi e tante di quelle sculacciate, che il rosso del tuo sedere lo prenderebbero come modello per la prossima Ferrari. Ma ti vedo così triste e affamato e bruciato che ti darò da mangiare e da vestire e venderò la mia casacca per comprarti un abbecedario e mandarti a scuola. Intanto fatti rifare le gambe, via.”
La mattina dopo Pinocchio non andò a scuola perché fu tentato da qualcuno e qualcosa che scopriremo nella prossima puntata.