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Lo stupore delle prese elettriche

Pensieri sparsi del 14 agosto 2012

NO AL MITO DEL LAVORO, SI’ ALLA PRODUTTIVITA’

 

Ci sono quelli che godono se parlano di lavoro. Più faticano e più sono contenti. Più glorificano chi lavora. Poi si scopre che sono dipendenti pubblici o pensionati. Magari hanno studiato poco e non sono voluti arrivare ad alti livelli e si lamentano. Hanno anche la pretesa di dirti, se fai mille attività e hai mille passioni, “ma il lavoro?”.

 

Ci sono quelli che parlano male della bella vita come se la brutta vita fosse migliore.

Io non ho il mito del lavoro e accetto chi ce l’ha purché non pretenda di insegnarmi come vivere. Beati quelli che lavorano tre mesi e fanno i miliardi. Beato chi può stare dei mesi in vacanza. Bene chi fa soldi se è quello che vuole. Bene chi arriva ad alti livelli, che di solito vuol dire anche che si è fatto il culo. Se ve ne lamentate o siete invidiosi o pensate che la ricchezza sia una quantità fissa sul pianeta, il che è falso. Se vi lamentate perché faticate tanto e ottenete poco pensate che forse state facendo un lavoro dequalificato, sostituibile, ad alta concorrenza e a basso valore aggiunto: il percorso di vita che vi ha portato a fare quel lavoro, almeno se siete italiani nati dopo il 1970 che hanno avuto quantomeno la possibilità di istruirsi e curarsi quasi gratuitamente, lo avete scelto voi.

 

 

TASSE E PENSIONI

Pagare le tasse per dare lo stipendio ai dipendenti del Petruzzelli, ai funzionari della Regione Molise o ai giornalisti del Manifesto non è come darlo per fornire qualcuno che ne ha bisogno o servizi pubblici. Perché pagare la pensione a ex dipendenti dell’esercito? Si ricalcolino le pensioni in base ai contributi e venga restituito quanto preso indebitamente. Le tasse sul lavoro servono per le cure mediche e i servizi? Illusi

 

FUORI I DIPENDENTI REGIONALI

Crocetta: “Se vengo eletto nessun dipendente regionale verrà licenziato.” Io andrei subito a votare per qualcun altro. In ogni caso i cittadini siciliani lo votino, se vogliono che le loro tasse siano aumentate e i loro stipendi vengano in parte derubati dai dipendenti regionali. PS. Crocetta non chieda niente allo Stato italiano, per favore. Già ci pensa Orlando, che piange miseria perché Palermo rischia il default. Il federalismo servirebbe a questo: se hai soldi, li spendi. Se non li hai, ti arrangi e cerchi di trovarli sul mercato, attirando investitori, dimostrandoti capace oppure alzi le tasse e i cittadini decideranno se votarti o no. Certo che se tutti sono abituati a chiederli a famiglie o stati e loro li danno, nessuno cambierà le proprie abitudini.

 

NON TUTTE LE FAMIGLIE SONO UGUALI

Una famiglia come fa ad arrivare a fine mese? Ma quale famiglia? Non esiste una situazione uguale ad un’altra. Ogni situazione è frutto di scelte. Che possono cambiare. Anche emigrando. Ci sono famiglie che possono arrivare a fine mese.

 

CAPITALI CHE FUGGONO

“I capitali fuggono? Quelli finanziari e predatori? Sono loro che causano debito estero”. Eh?

Quali sarebbero i capitali finanziari? In che senso predatori? Chi ruba a chi? Se i capitali fuggono significa che in Italia non ci sono le condizioni per attrarli.

 

 

 

COMPETENTI O VENDITORI?

Si suppone che a fare le cose siano persone competenti o che aspirino a diventare tali. Se si entra in molte aziende italiane sembra invece che si possa essere assunti solo se si sa vendere e comunicare. All’inizio crescono i ricavi e i compratori possono essere abbagliati da chi sa parlare bene, ma poi nascono i problemi.

 

I consulenti finanziari vendono i prodotti che li fanno guadagnare di più, loro o chi dà loro il mandato, o danno consigli che fanno guadagnare i clienti?

 

Gli analisti finanziari non importa che sappiano analizzare o capiscano cosa c’è dietro un numero: è arrivata l’analisi tecnica. Si formano delle figure in un grafico e automaticamente all’apparire della figura un software dà ordini di acquisto o di vendita di titoli.

 

I certificatori di qualità non danno consigli (“io ti suggerisco l’ABM”), ma si piegano a cosa gli chiedono i clienti (“a noi piacerebbe un sistema a costi standard”). Soprattutto vendono e basta. Se poi devono certificare “vi diamo la firma perché se no cambiate fornitore, anche se non dovremmo.”

 

I consulenti di software non fanno programmi fondati sulle caratteristiche dell’azienda, ma è questa a doversi piegare a pacchetti pre impostati che non possono, ovviamente, essere validi per tutti.

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