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Lo stupore delle prese elettriche

Pensioni, demografia, fertilità. Che futuro si prospetta ai giovani in Italia?

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Sbobinatura

 

Dollar bills. Sembra nel dibattito pubblico che ci siano risorse per terra che nessuno raccoglie, chissà perché.

Fare policy significa prendere scelte politiche, prendere a qualcuno e togliere ad altri (o rinunciare a qualcosa in cambio di altro), esistono i trade off

 

Demografia..

C’erano i baby boomers. C’erano anche 3,5 figli a persona. Oggi 1,5.

Il paese invecchia.

Conseguenze. Il nostro welfare non è sostenibile con gli attuali andamenti demografici. Quindi il problema o è la demografia o l’welfare.

Nel 2050 due italiani su tre non potranno lavorare, quindi dovranno mantenuti dall’altro terzo.

Il pil per pensioni passerà dal 15% al 20%, facendo delle assunzioni ottimistiche.

 

Non ci sono risorse per fare figli? C’è la volontà? I dati confermano la discrepanza tra numero di figli ideali e figli effettivi.

 

Soluzione. Dare i soldi a chi fa i figli? L’evidenza non dice che i sussidi servano. L’effetto dei sussidi è limitato. Congedi parentali, asili nido hanno qualche effetto. La cura da parte dei familiari si trasforma in cura da parte degli  asili. Non ci sono effetti sulla natalità. Al limite c’è assistenza.

Fattori per fare figli: il reddito disponibile, le norme sociali, quante risorse ci saranno in futuro e quante vorremmo che ce ne fossero.

Avere più figli per pagare l’welfare è assurdo. I giovani pagano le pensioni e dovrebbero fare figli per pagare le pensioni?

È efficiente spostare risorse sul fare più figli? La produttività è ferma da venti anni. Forse non c’è money on the ground per fare figli e controbilanciamo l’ondata degli anni 60. Anche in Giappone la ricchezza nazionale pro capite è piatta da venti anni. Non ci sono prospettive economiche di crescita.

L’Italia ha bisogno di dare opportunità ai giovani, compresa l’opportunità di fare figli, volendo, ma ci deve essere anche il reddito per farli.

Peraltro trasferimento e sgravi alle famiglie non sono i più bassi d’Europa, siamo nella media. I bonus aiutano solo marginalmente. I bonus possono essere migliorati, rendendoli certi e non passeggeri. Si può cercare di trasformare le famiglie in bi reddito. Si possono rendere i bonus più progressivi. L’utilità di dare un bonus piccolo a chi ha meno risorse è maggiore che darli a pioggia.

Comunque i bonus non sono la risposta.

 

In Italia gli orari di lavoro sono in vari casi lunghi, gli stipendi sono bassi, materialmente è pure complicato avere la maternità o l’asilo. Il congedo è disuguale. Il congedo al padre potrebbe favorire l’accesso delle donne al lavoro. A fronte di molte ore lavorate, la produttività oraria bassa, si lavora molto e male evidentemente.

 

La Svezia ha alzato il tasso di fertilità grazie a politiche governative, apertura alla migrazione, welfare più efficiente, produttività oraria elevata, accumulazione di tecnologia, miglioramento dell’organizzazione del lavoro..

In Francia lavorano meno ore ma la produttività oraria è aumentata. In uk lavorano di più ma la produttività oraria è costante. In Germania lavorano di più e la produttività oraria è maggiore.

Ciò che conta è come si lavora. Che in parte dipende da quanto si lavora ma soprattutto da come un paese organizza le risorse, la tecnologia ecc.

Ritmi di vita più rilassati permettono di fare più figli. Meno disoccupazione più relax.

 

Congedo parentale. C’è iniquità in italia. In Scandinavia e Austria la situazione è meno diseguale. Si ha comunque un impatto basso su gender gap e child penalty (quanto il salario di una donna è penalizzato nel momento in cui decide di fare figli).

 

In Francia le ore lavorate sono quasi il 40% in meno per lavoratore rispetto all’Italia, la produttività cresce, l’welfare prevede grosse politiche di sostegno alla natalità. L’efficacia di politiche di natalità per euro speso non è chiara. I soldi spesi lì allora sono ben spesi? Forse no. La tassazione in Francia è più alta che in Italia.

 

La fertilità non è funzione monotona del reddito

Non è con la retorica del fare figli che si genera crescita.

 

 

Andrea Gorga PENSIONI

 

Una signora dice di avere la pensione da vedova di guerra, la pensione di reversibilità, la sua pensione. Poi ha 4 nipoti laureati e stanno a spasso. Stanno a carico di me, dice lei.

Se quelle risorse che finiscono in pensioni  venissero allocate in modo diverso non sarebbe meglio?

Si rischia un aumento di tre punti di pil di spesa pensionistica. Che vuol dire aumentare tasse e contributi di 60 miliardi nei prossimi venti anni.

Le previsioni sono basate anche su disocc a 5,5 per cento che è irrealistico

La produttività piatta da 30 anni.

Nel 2050 percepiremo 7 punti di pil in meno dei pensionati attuali. Forse l’aspettativa di vita salirà. I 50 60 enni non prenderanno niente, a differenza di oggi.

L’indice di adeguatezza e generosità del nostro sistema pensionistico diviso indice di sostenibilità è il più alto di tutti i paesi ocse.

La spesa andrebbe resa meno generosa e più sostenibile.

Strade possibili. Alzare età pensionabile. Ridurre erogazione di pensioni. In Corea l’età legale è 61 anni ma si va a 72 perché se no si prende molto poco

In media andiamo in pensione  a 61 62 anni. In altri paesi a  70 71 anni.

Che succede all’occupazione giovanile se aumenta l’età pensionabile. I giovani oggi hanno carriere più brevi e meno stabili. L’aumento  dell’età pensionabile spiega l’aumento degli occupati tra i 55 e i 64 anni. Il tasso di sostituzione di  uno a a tre  si spiega con la recessione e un mercato del lavoro che era molto rigido. Le riforme andrebbero magari fatte prima delle recessioni.

Con quota 100 sono andate in  pensione 100000 persone e la variazione % di occupati è negativa.

Se alzi l’età pensionabile è possibile che diminuisca l’occupazione giovanile in caso di recessione e rigidità del mercato del lavoro, mentre se abbassi l’età pensionabile non si vede nei dati un aumento dell’occupazione giovanile.. Occorre valutare le cose nella loro complessità.

 

La classe che ha visto crescere di meno la povertà è stata quella degli ultrasessantenni.

 

I diritti sono acquisiti se li posso acquisire anche io. Occorre tagliare almeno le pensioni più alte, specie se calcolate col retributivo.

Aumentare la produttività del lavoro aiuterebbe a ricevere in futuro pensioni più generose. Anche la fuga dei cervelli implica che se facciamo figli li facciamo all’estero e faremo crescere la produttivà di altri paesi.

 

C’è anche un problema di aspettativa: compri casa, fai figli, pensi alla tua vita e poi come faccio a dire ti dimezzo la pensione? Come fai a togliere aspettativa? Fermo restando che la tua aspettativa è che non riceverai la pensione.

 

Nel 2010 la spesa pensionistica sul pil era del 14% e nel 2040 sarà 18% ma questa spesa ci sarà solo se ci sarà crescita sperata dal nadef, tasso di fertilità favorevole,  disoccupazione dimezzata,  occupazione più alta di dieci punti e immigrazione netta di 160000 unità annue. Con 130000 emigrati l’anno vorrebbe dire avere 300 000 immigrati l’anno.

 

Cose da non fare:

Fare le riforme solo quando siamo alle porte coi sassi

Non fare riforme come reddito di cittadinanza o quota 100, soldi dati per non lavorare.

 

Stiamo dicendo che non ci saranno più soldi in sanità per noi, che le spese potranno essere più costose,

Spese per istruzione tenderanno a diminuire

Rimarranno costanti gli ammortizzatori sociali-

Ci saranno poche risorse per chi dovrà produrre e chi produce ne pagherà tante per chi consuma e poi lui non avrà soldi per la sanità. Bisognerebbe tenere più gente a lavorare per più tempo.

 

 

 

FLESSIBILITA’

Renzi: “proponeva il 2,9% di deficit nei prossimi cinque anni. Permetterebbe di avere 30 miliardi di tasse in meno da pagare. Sarebbe unico modo per avere la crescita e creare posti di lavoro.”

Siamo interdipendenti. L’eccesso di indebitamento tende a diffondersi attraverso il sistema bancario e i tassi d interesse. Esiste poi un’implicita aspettativa di salvataggio. Questo crea azzardo morale. Io mi indebito tanto qualcuno mi salva.

 

Se vogliamo più flessibilità dobbiamo convincere i partner. A parte che più flessibilità non vuol dire che si difenda l’Italia.

Il 3% non è più il criterio più rilevante. Le regole si basano sul deficit strutturale aggiustato per il ciciclo economico. Il deficit strutturale dovrebbe essere 0,5% su pil con obiettivo di medio termine di surplus (per l’Italia).

Le regole non sono rigide e permettono di scegliere politiche di sviluppo. Le regole non si pronunciano sul policy mix. Non dicono cosa fare. Si può fare anche quota 25 e trovare i soldi per farla. Le regole hanno flessibilità, soprattutto dopo le riforme del 2013 e del 2015.

Le politiche di sviluppo non vogliono dire fare deficit.

Peraltro la flessibilità in passato c’è stata, vedi dati del MEF. Sono stati concessi 30 mld di flessibliità (in più anni).

Se chiedere più flessibilità significa chiedere più debito, stiamo chiedendo la corda con cui impiccarci.

Le regole non sono perfette, alcuni concetti sono arbitrari (come output gap in certi aspetti della stima), sono difficili da comunicare al pubblico (il 3% era facile)

In ogni caso l’Italia deve finanziare i debiti sul mercato. Quindi il vincolo esiste. Anche se la UE ci concedesse il deficit dell’8% bisogna vedere se i mercati lo accetterebbero.

Le regole europee sono abbastanza severe coi paesi virtuosi, alcuni possono fare deficit strutturale 0,5 1%. Le regole domestiche tedesche sono più severe di quelle europee.

Quest’anno l’Italia chiede 14mld, sembra. È la metà della flessibilità avuta in 4 anni (che era stata concessa a fronte anche di riforme strutturali promesse) per non fare niente o per mantenere i disastri degli anni precedenti (rdc e quota 100 compresi)

 

La flessibilità è stata usata per misure di breve periodo finalizzate al consenso elettorale.

Il debito è rimasto.

Siamo sicuri che valga la pena spendere il nostro capitale politico e la nostra credibilità per avere più deficit?

I paesi devono nnegoziare tra loro e c’è un limite a quello che il paese può ottenere. Potremmo guardare a cose rilevanti per il futuro dell’ue e spendere il capitale politico di un paese grande e importante: potremmo spingere per una unione bancaria, un safe asset europeo, un bilancio autonomo dell’eurozona, una politica di difesa comune ecc.

 

Esiste la flessibilità implicita. Accettare lo 0,7% di lotta a evasione è flessibilità. È far finta (da parte europea) di credere alle favole dei governi italiani.

 

Ragione per cui otteniamo flessibilità è che facciamo finta di stare peggio rispetto a un output gap perennemente positivo. Ci basta avere flessibilità e ecco che secondo i governanti alzeremmo la domanda e arriveremmo a output naturale. Da 20 anni c’è produttività ferma ma allora non si tratta di problemi di domanda e output gap ma problemi di offerta e lungo periodo. Tutta la flessibilità ottenuta non ha prodotto né crescita della domanda né del pil.

 

Le regole sulla flessibilità non contano poi tanto nell’ottimalità delle aree valutarie (secondo le teorie di Mundell). Conta di più quanto le persone migrano all’interno dell’area, se i salari si muovono (alzano?) in modo ottimale, se esistono meccanismi di trasferimento in caso di shock asimmetrici.

Qual è l’area ottimale? Gli usa sono un’area ottimale? L’Italia? Comunque è vero che quelle cose scritte qua sopra sono quelle su cui concentrarsi. Se la tua reputazione è chiedere ogni anno qualcosa non è che gli altri ti diano volentieri la mutualizzazione del debito.

 

 

Spesa sanitaria. Negli ultimi anni sono diminuiti gli anni di età in salute. Si comincia a prendere dal sistema sanitario sette anni prima. Dal 2017 l’aspettativa comincia a flettere. Il problema comunque è che spesa sanitaria in futuro sarà costante e poi aumenterà. Cerchiamo di rendere sostenibile anche quella.

 

Adeguamento di età pensionabile a aspettativa di vita: la politica è andata in controtendenza cercando di bloccarla.

 

Adesso non succede più che uno vada in pensione e riceva più di quello che ha versato.

Per il passato ok il ricalcolo. Però se ho fatto un mutuo basandomi sulle aspettative, mi dimezzi la pensione che mi avevi garantito, che succede al sistema?

 

Ma anche se ti danno la flessibilità abbiamo idea di cosa farne? Buttare sulle pensioni? Se fossi tedesco non vi darei una lira.

 

Possiamo anche rendere quota 100 strutturale e tagliare le pensioni come avveniva con l’abe. Vai presto in pensione e ricevi quasi niente. Più tardi vai più prendi. In parte così puoi andare in pensione finché vuoi. I primi lavoratori che vanno via sono quelli che guadagnano meno, producono meno, non han più voglia.

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