Mando in pensione delle persone.
Queste persone prenderanno come pensione un importo simile al loro ultimo stipendio indipendentemente dai contributi versati.
Chi paga quelle pensioni? Chi versa i contributi o le tasse oggi.
Questo pagatore rischia di non avere una pensione per sé.
In ogni caso il pagatore avrà una pensione più bassa perché lui andrà col contributivo.
Il pagatore rischia anche di non trovare lavoro (quindi non è un pagatore) o di avere stipendi più bassi a causa delle tasse e dei contributi a carico del datore di lavoro.
Se al posto di queste persone ne vengono assunte altre, per esempio nel pubblico, chi le paga? Gli stessi pagatori di prima: i lavoratori privati, visto che è dalle loro tasse che i dipendenti pubblici ricavano i propri stipendi.
Se non ci sono abbastanza soldi per pagare i pensionati, che succede? Semplice. Si alzano le tasse (presenti o future, nel caso si riesca a prendere in prestito i soldi attraverso le emissioni di titoli pubblici).
Con le tasse in più i lavoratori attuali hanno meno soldi in tasca che potrebbero altrimenti investire o risparmiare o consumare o usare per creare imprese e invece che in qualcosa di produttivo devono essere destinati a mantenere quei privilegiati.
Con le tasse in più le aziende non possono assumere o dare più soldi ai lavoratori. Potrebbero anche avere dei costi più alti e fare prezzi più alti ed essere meno competitivi e rischiare di chiudere e licenziare.
Può essere che quelli che rischiano il licenziamento o le aziende che dovrebbero fallire vengano salvati, così da aumentare ulteriormente spesa pubblica e tasse, salvo il giorno del default.
Con le tasse in più è probabile che chi cerca un lavoro, il primo o uno successivo, non lo trovi.
Il punto fondamentale comunque è che la spesa pensionistica deve essere correlata all’andamento del reddito nazionale perché è da questo che viene prelevata quella. Ne scriverò in un post apposito.