1. Legge di Murphy: se decidi di andare al parco e passeggiare lungo le spiagge ci sarà nebbia e pioggerella. Legge di RR: se non desisti, il tempo migliora.
2. Alzarsi e incamminarsi alle sette lascia tutto il tempo di fare cose, sbagliare tappe, scoprire che il cimitero è chiuso e quindi cambiare percorso, pensare di fare grandi percorsi a piedi durante tutto il giorno. Muoversi lungo i viali che portano al parco non è il massimo, sotto la nebbia e una pioggerellina che non bagna: grigio il cielo, grigia la strada, grigi i palazzoni residenziali. Forse è meglio prendere un autobus.
3. RR alla scoperta dei bus di Porto. Tante mamme, tanti ragazzi con la divisa del liceo Garcia Orta, poco posto. “Sono cominciate le scuole”, sento dire. A un certo punto una signora urla all’autista che non si è fermata, l’autista risponde qualcosa, le due si mettono a ridere urlandosi cose a vicenda. I portoghesi hanno strani modi di litigare.
4. Mi fermo all’ingresso del parco della città guidato da Google Maps e dalle recensioni positive di Tripadvisor. Mi servo del bagno di una stazione di servizio. Mi sembra di essere in una superstrada con degli alberi a un lato. Poi entro nel parco. Guardo la mappa. Ovviamente sono entrato dal lato peggiore. Ci sono diversi laghi e diversi animali. Poi molte zone di riposo, chiamate così sulla mappa. Mi inoltro fino a un laghetto. Sembra che piova: si sente un rumore di acqua che batte sulle foglie ma non sta piovendo davvero, o gli alberi fungono da tetto. Ogni tanto vedo dei podisti che fanno il giro del parco. Decido di “aver visto” il parco.
5. Pioggia fine impercettibile, nebbia ovunque, cielo grigio, ma soprattutto un problema. Lo vedete quel forte là? Spostate lo sguardo più avanti. Bene. Avete presente l’oceano? Immaginatevelo perché la nebbia lo nasconde alla vista. Presto, però, incamminandovi verso Foz do Douro per una passeggiata di mezz’ora lungo le spiagge che danno sull’Atlantico, questo appare alla vista. Il cielo impiegherà un po’ di tempo a schiarirsi. La temperatura non è 34 gradi come il giorno prima, ma sarà meno di 18 gradi. Prendere il giacchetto è stato utile.
6. Il silenzio è interrotto solo dal rumore delle onde che si infrangono sui pochi scogli. Le rocce sul mare sono nerissime e levigate dall’acqua. Quelle sulla spiaggia sono rosse come la sabbia. Mi chiedo chi abbia composto delle sculture fatte mettendo i sassi uno sopra l’altro. I gabbiani e altri uccelli planano e si riposano sulle rocce. Ogni tanto qualche persona passa a piedi o di corsa o in bicicletta su lungomare. Tutto il cammino posso dedicarlo alla contemplazione e alla meditazione. O anche all’annullamento dei pensieri. Spesso mi fermo a guardare semplicemente il mare. Le spiagge più rinomate sono quelle a sud e in alcune si vedono cabine, ristorantini, servizi. A me sono piaciute di più quelle isolate e selvagge che si trovano a nord. L’atmosfera è bellissima: in parte cupa e tenebrosa, da mare d’inverno, da come ti aspetti il mare d’inverno, anche se ancora non è nemmeno autunno e il mare non è eccessivamente mosso. Gradualmente il cielo si schiarisce, il sole manda lampi di luce che illuminano la scena e riscaldano il corpo. Ti rammarichi al pensiero che prima o poi arriverai allo foce del fiume e allora contempli un altro po’, ti fermi un altro po’, fotografi un altro po’, pensi un altro po’, ti lasci andare un altro po’. Infine arrivi laggiù dove il fiume e l’oceano si incontrano e dove, per inciso, arriva la linea uno del tram storico che parte del centro.
7. Finita una passeggiata, ci si ferma a guardare la foce del fiume Douro, i fari, i pescatori e gli altri camminatori, e se ne inizia un’altra. Quella lungo il fiume Douro. Il giorno precedente lo avevo fatto dall’altro lato, andando da Villa Nova de Gaia e Afurada e tornando. Quel martedì invece l’ho fatta dalla foce fino al ponte Arrabida, dove ho preso il mitico traghetto di legno che porta ad Afurada, quindi sono tornato lì dopo pranzo col solito traghetto e ho finito la passeggiata sul lungofiume fino in centro. Passeggiare sul lungofiume è bello: si vedono barchette, pescatori, la città che si avvicina o si allontana, pezzi di città che restano impressi (chiese, quasi foreste, striscioni che annunciano la presenza di un casinò, i nomi delle aziende vinicole che sembrano stampati sulla collina di Villa Nova de Gaia, magazzini di stoccaggio delle merci). Ogni chilometro nuovo porta una visione leggermente diversa. Poter dire “Ah, ecco il ponte, ora manca poco” oppure “Ah, qui c’è quella cosa che ho visto ieri” o “Guarda, là c’ero ieri” fa parte di tutto un gioco che poi diventerà il gioco dei ricordi e della nostalgia. Se poi mentre si cammina si riescono ad evitare i ciclisti o gli alberi che improvvisamente ti si parano davanti è meglio.
Porto 2019. Prima parte.
14 Ottobre 2019 | 0 commenti