Da:”L’intelligenza del denaro,” di Alberto Mingardi.
Si sceglie di scambiare e di acquistare o di vivere in un modo o in un altro perché si pensa che tali scelte migliorino la nostra vita.
“Il principio marginale ci dice che quantità addizionali di beni valgono sempre meno all’aumentare della loro disponibilità. È controintuitivo, ma non ha senso chiedersi quanto vale un bicchiere d’acqua in sé e per sé. La domanda rilevante è quanto siamo disposti a spendere, ovvero che cosa siamo disposti a fare, per ottenerne una quantità maggiore rispetto a quella già in nostro possesso.
Il progressivo miglioramento delle condizioni di vita, negli ultimi duecento anni, è coinciso con l’aumento delle cose che si possono comprare. Si potrebbe anzi sostenere che è proprio l’aumento delle cose che si possono comprare a segnalare il miglioramento delle condizioni di vita. È meglio potersi comprare tre pasti al giorno che no. È meglio potersi pagare il riscaldamento che no. È meglio attrezzarsi d’estate con l’aria condizionata che no. Questo processo si accompagna e coincide con la crescita della libertà di farsi scegliere. I tre pasti al giorno devono essere cucinati da qualcuno, gli impianti di riscaldamento devono essere messi a punto da qualcuno, i condizionatori devono essere installati da qualcuno. Cresce il complesso dei desideri esaudibili e, con esso, le possibilità che ciascuno ha di candidarsi a esaudirne qualcuno.”
La ricerca del profitto non è tutto. tante cose belle come l’amicizia o l’amore non si comprano. Però si cerca dagli amici la gratuità di un gesto (fermi restando i regali che ci facciamo) mentre dagli scambi commerciali cerchiamo la precisione: vogliamo che il sarto ci faccia bene quel vestito e lo remuneriamo anche per il tempo che lui impiega e perché vogliamo che finisca il lavoro in quei giorni. La parola di un amico è una cosa diversa. A proposito di gratuità: c’è chi pulisce il bosco gratis e chi ricerca, molto pagato, la cura per l’aids. Ci sono cose che si danno per affetto e altre che si danno e si chiedono per la nostra e altrui convenienza.
Le persone cercano indipendenza e relazioni personali contemporaneamente, del resto. Il mercato, semplicemente, rende possibile la cooperazione tra estranei. Il baratto è limitante perché è impossibile trovare sempre oggetti che consentano la soddisfazione di desideri reciproci. “Dire che certe relazioni o certi beni non possono essere «lasciati al mercato» vuol dire sottrarli all’ambito della cooperazione fra persone che non si conoscono.” Ciò che non si compra appartiene alle relazioni personali oppure a regole condivise: non si compra l’arbitro perché contrario al sistema di regole accettate da chi fa parte del gioco. “Se pensiamo il mercato come processo di scoperta dei valori, come l’abbiamo descritto in queste pagine, se si violano le regole del gioco si sta, di fatto, distorcendo quel medesimo processo, si altera artificialmente il suo esito. Una frode equivale alla produzione di informazioni fasulle che drogano la percezione degli attori economici, producendo di conseguenza un prezzo incongruo con la realtà.”
Esistono poi dei tabù: le donazioni di sangue non sono soggette a pagamento. CI possono essere ragioni sociali e razionali per i tabù. alcuni possono essere retaggi storici. Non è detto che i tabù siano razionali. Dare un corrispettivo ai donatori di sangue potrebbe essere benefico se questo facesse aumentare le donazioni. Come per le donazioni di sangue si dibatte se sia corretto autorizzare le donazioni di midollo osseo o disporre del proprio corpo (la prostituzione, però, è disporre del proprio corpo.)
IL PROFITTO
Se un imprenditore sbaglia e non incontra le esigenze dei consumatori è costretto a chiudere a meno che una mano protettiva lo salvi.
“È a questo che serve il profitto. Gli utili confermano a un’azienda che sta producendo merci che i consumatori desiderano, e che ha organizzato nel modo più opportuno i diversi fattori. A differenza dei diamanti, i profitti non sono per sempre: i prezzi cambiano e, variando, segnalano il modo in cui stanno mutando le condizioni nelle quali un imprenditore opera. I fattori produttivi possono diventare più o meno scarsi. I gusti del pubblico possono evolversi. I costi-opportunità dei lavoratori si correggono se una nuova fabbrica apre in città, i costi-opportunità dei consumatori cambiano quando appaiono nuovi prodotti. Il fatto che altri decidano di mettersi in concorrenza con un’impresa influisce sul comportamento di lavoratori e consumatori.”
Senza il profitto i cattivi imprenditori non sarebbero mai puniti.
Il fatto che gli imprenditori cerchino o meno di massimizzare i profitti è irrilevante. In realtà cercano di adattarsi al mondo, certo per guadagnare, ma le loro intenzioni possono essere svariate come le loro intuizioni. Un imprenditore può voler seguire le orme del padre, un altro può voler dedicare tutta la vita al cioccolato e da lì studiare il modod di produrre e vendere creme di cioccolato.
L’economia non è una scienza come la fisica, quanto casomai come la biologia: atraverso la concorrenza sopravvivono i più adatti in quel momento.
“Lo stesso vale per le imprese. Le intenzioni non hanno nessuna importanza, nella competizione di mercato. Il successo arride a coloro il cui comportamento si adatta a un certo ambiente competitivo meglio di quanto non facciano i loro concorrenti. La competizione filtra ex post le imprese che sopravvivono ottenendo profitti positivi – indipendentemente da quelli che erano gli obiettivi ex ante degli imprenditori. Questo, ovviamente, può significare anche che una certa impresa sopravvive non perché si adatta meglio di altre alle mutate condizioni nelle quali opera, ma perché, quale che sia la ragione, le condizioni dell’ambiente si rivelano più propizie al modo in cui quell’impresa si comporta. Siccome si tratta di avventure umane, le imprese possono essere giraffe cui il collo s’allunga a forza di tendere verso le foglie degli alberi. Ma possono semplicemente essere animali nati col collo più lungo, per puro caso, che trovano più facile in una certa situazione avvicinarsi alle foglie.”