PARKFLY. Se cinquantaquattro euro son low cost mi immagino quanto avrei speso di parcheggio andando in uno di quelli ufficiali. Come avranno fatto a spostare la mia macchina se in cinque durante una giornata non ci riuscirono?
GUIDA DI LONDRA. Ha vinto ancora la Lonely Planet. La rough guide è servita per gli approfondimenti.
ARNO. Fiume che porta acqua nera in mare blu. Così appare dall’aereo.
COMPAGNE DI VIAGGIO (ANDATA). Due ragazze che formavano una coppia perfetta: una aveva già preparato trenta pagine di itinerario da sviluppare giorno per giorno e l’altra che si faceva portare. Una delle due voleva sopprimere un bambino che piangeva. I luoghi che citavano erano tutti posti dove avevo già deciso di non andare (il museo delle cere, per esempio).
ADDETTO AL CONTROLLO PASSAPORTI A STANSTED. Lui non parla. Lui fa cenno di avvicinarsi. Lui strappa di mano la carta d’identità. Lui non è soddisfatto. Lui apre la carta d’identità e toglie la foto dai cartoncini. Lui non vede che c’è un foglietto con dei nomi di avvocati (o lo vede ma non capisce). Lui guarda la foto. Lui guarda te. Lui guarda la foto. Lui riguarda te. Lui, forse, è indeciso se sputare alla foto o a te. Lui non rimette la carta d’identità a posto. Lui ti rende i vari pezzi da cui è composta la carta d’identità. Lui prosegue il gioco con la prossima vittima.
ANAFORA. Il modo di scrivere che ho usato qua sopra e che Ligabue e Vasco Rossi usano molto.
STANSTED EXPRESS. Biglietto acquistato in aereo, corsa per raggiungere il primo treno in partenza. Durante il viaggio si vedono dei cavalli al pascolo verso Harlow Town e delle oche su un lago. Chi vuol fare un giro anglo bucolico può farsi viaggi andata e ritorno
LONDON A-Z. Mappa delle strade di Londra. Tutti dicono che è indispensabile. A me è stata utile per farmi trovare la strada sbagliata il primo giorno e poi non l’ho più usata. Per un primo viaggio è utile ciò che si trova in strada: cartelli che indicano le direzioni dei luoghi famosi, cartelloni per strada che indicano dove arriverete in cinque o quindici minuti a piedi da dove vi trovate, le fermate degli autobus e soprattutto le indicazioni nella metropolitana.
LONDON PASS. Tesserino che permette di entrare gratis ed evitare le file in qualsiasi posto tu possa aver avuto in mente di andare, ma a cui in pratica decidi di rinunciare per motivi di distanza e quindi di tempo. (L’ho usato solo alla Torre di Londra. Non vale per St.Paul’s Cathedral o London Dungeon. Andrebbe bene per Kew Gardens, Wimbledon Museum),
TRAVELCARD. Fantastica e costosa tesserina che permette di viaggiare su tutti i mezzi di trasporto di Londra a qualsiasi orario. Questo vale per la tessera settimanale, per la quale il “costo vale la candela”. Da valutare quale sia la formula più conveniente e anche se sia preferibile la Oyster Card, ma in ogni caso sono indispensabili.
PERCORSO per arrivare in albergo. Il treno preso a Stansted si ferma. Il treno, a differenza di altre due volte, non riparte. Il treno ha le porte aperte. Senti urlare: “Oh! S’ha da andare a mangiare anche noi! Che scendi?”, il tutto detto in dialetto mazarese del quattordicesimo secolo. Scendi. Inserisci la travelcard nelle macchinette. La macchinetta sputa schifata la travelcard e ti mostra il dito medio. Nessuno ti considera. Sei semplicemente uno cui è stato rifiutato un passaggio. Chiedi ad un signore istruzioni. Lui ti manda da un altro signore. Questo guarda la tessera e ti fa passare (sbagliando: avrebbe dovuto farmi mostrare il biglietto del treno). Ti trovi a Liverpool Street. Mangi. Prendi la metropolitana e scopri che le indicazioni sono chiare e semplici. Ti dice di fermarti a Marble Arch (“e che ci vuole?, Prendi la central line direzione ovest e in sei fermate ci sei. Se non ti ricordi le fermate ci sono le indicazioni e comunque c’è la voce parlante”. Facile dirlo dopo esserci stato, eh?). Vedi la luce del sole di Londra uscendo dalla metropolitana. Vedi case colorate e il distruttore di animali KFC. Svolti a sinistra. Ti trovi in Old Quebec Street. Ti piace l’architettura delle case e la spaziosità della strada. Ci sono lavori in corso che non hai mai visto correre. Arrivi in Seymour Street e trovi l’hotel.
Nota del redattore: la prima parte non è andata così. Era per fare scena.
SOLDI. Può essere opportuno portarsi qualche sterlina dietro, ma di solito si può pagare con la carta di credito e soprattutto ci sono ovunque distributori di denaro. Il pin all’estero della carta di credito corrisponde alle prime quattro lettere del pin (almeno per le carte multifunzione).
EDWARD LEAR HOTEL. Momenti in cui ho usufruito della reception: tre, di cui due per check in e check out. Colazione: mai fatta lì. Bagno in comune. Wifi gratuito e velocissimo in camera. Adattatore per prese inglesi presente. Quattro chiavi per le porte e difficoltà ad inserire quella della camera la prima volta. Difficoltà a trovare la camera un po’ per non aver seguito le indicazioni della receptionst, ma la mia testa che mi faceva pensare che la camera numero 14 stesse tra la 13 e la 15 (invece c’era la 7). In camera ci sono armadio, lavandino, servizio per la colazione, due comodini e soprattutto il letto. La notte è silenziosa. Prezzo: 62 sterline al giorno. Per quanto ci sono stato poteva andare bene il dormitorio pubblico comunale a 15 sterline.
GIGANTISMO. Una domanda sola: ma se un negozio ha un piano solo non lo accettano? Da Marks & Spencer mi perdo. Da Hamley sono sette piani di giocattoli. Da Lillywhite ci sono sette piani di articoli sportivi. Eppure prevale la quantità sulla qualità: ci saranno più maglie M da uomo ultimo modello, ma intanto mi sembravano carenti gli articoli tecnici, e poi solo pochi sport erano rappresentati.
APPLE STORE. Provare l’ipad, connettersi a internet, scrivere qualcosa su facebook, passare a farlo da un imac 27”, avere l’wifi gratuito, vedere la massa di persone che prova l’ipad.
.PRIME IMPRESSIONI Ci sono strade spaziose, pedoni che hanno sempre la priorità agli incroci, piazze che non sono luoghi di ritrovo come in Italia ma di passaggio per le vie. Scendo su Regent Street fino a Piccadilly Circus. Vedo le tipiche cabine telefoniche rosse, i tipici taxi neri, le scritte “look right e look left” per capire dove guardare prima di attraversare.
NATIONAL GEOGRAPHIC. Il negozio in Regent Street è pieno di splendide foto. Merita una visita. C’è anche un bel libro sui migliori posto al mondo per fare volontariato.
CATENE ALIMENTARI. Molte sono italiane e quasi sempre piene. Ho assaggiato la pizza di Pizza Hut (7), i caffè di Starbucks (8 non solo per il caffè: là sono davvero luoghi di ritrovo e il bello, o il brutto, è che in Italia o si va nelle periferie o nei centri minori o i bar sono solo dei distributori automatici), i caffè di Caffè Nero (8: è molto buono), i piatti pronti di Pret A Manger (7).
PICCADILLY CIRCUS. Esteticamente orrenda, insegne pubblicitarie famose, massa di persone ad ogni ora.
CHIQUITO. Vado in un ristorante messicano e la cameriera se la prende perché non pago al tavolo. Sai che ci torno!
SOHO. Si tratta di poche strade che percorrerò spesso. Sono sempre vive. Sono ancora piene di sexy shop, ma non sono più alternative. Sono piene di gente bella e anche ubriaca. Gente che si diverte. Però Berlino mi è sembrata più aggregante, con più gente di tutte le età, anche se dentro i locali anziché “anche” fuori. Si notano varie librerie in Charing Cross Road, negozi di informatica in Tottenham Court Road, strumenti musicali in Denmark Street. La vera Soho comprende Chinatown, musica dal vivo, locali e fiumi di gente davanti o dentro i pub o a giro per le strade.