Quante sono le amministrazioni pubbliche presenti in Italia, secondo la classificazione economico-statistica dell’Istat al 30 settembre 2015?
L’elenco si trova al seguente link.
Ci chiediamo (elenco delle domande in possibile estensione.)
Sono utili?
Sono necessarie?
Sono efficienti?
Come ci si entra?
Il loro servizio non potrebbe essere svolto da privati?
La loro esistenza come ente pubblico da cosa è giustificata? Apportano più benefici o più costi alla collettività?
Fungono da stipendifici e da poltronifici o forniscono servizi pubblici indispensabili?
Fanno parte del welfare per i cittadini svantaggiati o del welfare per i politici e chi è ammanicato con loro?
La loro esistenza toglie spazio a chi volesse svolgere il servizio in modo più efficiente da privati, visto che dovrebbero competere col gratis pagato dai contribuenti?
Le persone che ci lavorano non sono risorse che avrebbero potuto svolgere mansioni più produttive e contribuire alla crescita economica del paese, nel caso in cui l’ente pubblico abbia poca ragione di esistere o alcune persone siano in sovrannumero? Nel caso in cui l’ente o l’ufficio di cui le persone fanno parte sia utile, ma loro siano comunque troppe o inutili là dentro, non potrebbero essere dirottate in altri uffici o in altri enti pubblici utili che stentano a fornire servizi ai cittadini per carenza di personale utile? Tali enti e tale personale, quanto rispettano il principio secondo cui gli enti pubblici dovrebbero fornire servizi pubblici in modo efficiente e non posti di lavoro come se fossero un ammortizzatore sociale?
Chi sono i loro soci?
Qual è il loro bilancio? Qui l’esempio della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, da cui si evidenziano alcuni numeri interessanti. Nel 2014 la Fondazione ha avuto ricavi di vendita, cioè persone che effettivamente hanno pagato un biglietto per andare a vedere opere liriche o balletti, per circa due milioni e trecentomila euro. Il costo del personale è stato di oltre quindici milioni. I costi esterni operativi sono stati di oltre sette milioni. I contributi da parte di enti pubblici e privati sono stati di oltre diciannove milioni di euro, con una quota di oltre diciotto milioni versata dai Contribuenti Uniti del Ministero dei Beni Culturali, del Comune di Cagliari e della Regione Sardegna. (Ma quelle opere non si trovano su You Tube? Chissà poi quale sarebbe il prezzo da far pagare che sia in grado di coprire i costi e chissà quanti biglietti bisognerebbe vendere per avere un margine di contribuzione positivo e comunque chissà quanti bisognerebbe venderne per fare pari almeno coi costi del personale. Chissà anche da chi sarà composto il personale, a proposito, e con che tipo di contratto sarà stato assunto. Si potrebbe chiedere direttamente ai cittadini cagliaritani e a quelli sardi se vogliono che con le loro tasse (o con quelle delle generazioni future, in caso di spesa a deficit) sia tenuta in vita la Fondazione, sia pagato il personale, sia garantito un prezzo del biglietto non sufficiente a coprire i costi. Abbattere il personale e regalare i biglietti potrebbe perfino essere più conveniente.)
A proposito di personale: sapete che le vostre tasse servono a pagare gli stipendi a valanghe di direttori e di amministrativi come questi? Soldi vengono prelevati dai vostri stipendi lordi per darli a queste persone. Quanti di loro sono utili, anche all’interno di un ente pubblico, e quanti sono parassiti, perfino dentro un ente pubblico (parassiti al quadrato?). Altro che “le tasse servono per garantire servizi pubblici” o per “aiutare i bisognosi” o anche per “finanziare la cultura”. In molti casi le tasse sono trasferimenti puri e semplici di soldi da chi produce a chi parassita (verbo).
Idea per articoli futuri: analizzarne una a una e scrivere “La pubblica amministrazione del giorno.”
A proposito: le idee di accorpamento e di eliminazione degli enti inutili avranno portato a quale risultato?