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Lo stupore delle prese elettriche

Quando l’austerità fa crescere (2)

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Da “L’austerità fa crescere” di Veronica De Romanis

Per austerità intendiamo qui tagli di spese o aumenti di tasse necessari per rimettere i conti in ordine quando non lo sono. È responsabilità, trasparenza sull’utilizzo dei soldi pubblici (cioè presi dai contribuenti), rispetto degli impegni internazionali, salvaguardia delle generazioni future.
Durante il governo Renzi spesa e debito sono aumentate
Non si sono fatte riforme per aumentare la produttività, che è stagnante. La flessibilità di bilancio non si è usata per fare investimenti. Le riforme hanno privilegiato gli anziani a scapito dei giovani. La politica economica ha privilegiato la redistribuzione di soldi dei contribuenti attraverso l’assegnazione di bonus anziché tagli strutturali alla pressione fiscale.
L’austerità buona consiste in meno tasse, spesa per investimenti e infrastrutture, riforme strutturali
L’austerità cattiva consiste in tante più tasse e limitata riduzione delle spese correnti (ciò che finanzia la macchina dello stato; stipendi, costi per auto blu)
I paesi che dal 2010 hanno attuato politiche di austerità buona e tagliato le spese improduttive sono cresciuti. Nel biennio 2015 2016, per esempio, Inghilterra, Spagna, Irlanda. L’italia ha aumentato la spesa e è ferma a un più 0,8%.
È più facile fare austerità cattiva: bastano tratti di penna e poi si può dar colpa ai rigoristi esterni
L’austerità è il risultato delle scelte dei governi passati, che l’hanno resa necessaria, e delle scelte dei governi attuali, che possono renderla buona o cattiva.
Fare debito per sempre e aumentarlo non si può. Prima o poi i mercati finanziari chiudono i rubinetti, allora bisogna rivolgersi ai partner e questi chiedono delle riforme. Se no si chiede solidarietà senza responsabilità
Austerità sarebbe ingiusta ma se hai un amico che sbaglia gli dici che non sbagli, no?
Chi ha fatto riforme, come la Lituania o l’Irlanda, è intervenuto a favore di paesi in difficoltà riottosi a fare riforme
Se uno entra in crisi rischia di mettere in crisi anche gli altri
Anche per la flessibilità, se la usi per ridurre le tasse o finanziare spese produttive l’effetto è espansivo, se aumenta la spesa meno produttiva, cioè corrente, l’effetto è nullo.
La flessibilità poi fa alzare il debito e si ricomincia da capo
Bisogna ricorrere al mix di austerità buona e riforme strutturali.
Col debito si crea sviluppo? Nei tempi del boom il rapporto era basso. Col 130% di debito pil non c’è stato sviluppo.
L’Olanda ha risanato il bilancio.
Quando le spese sono finanziate con tagli di altre spese o aumenti di tasse i cittadini possono valutare. I politici preferiscono finanziare la spesa in disavanzo perché così si intestano i vantaggi nell’immediato in base alla logica più spese più consenso spostando la ricerca delle coperture avanti nel tempo.
Per tornare in forma quando ti rompi una gamba ci vuole tempo. Così la crescita è l’obiettivo, l’austerità serve come cura per un certo periodo di tempo e se allochi efficientemente le risorse puoi essere pronto per ripartire.
Il debito non appartiene a nessuno? No. Appartiene ai giovani e ai non nati.

Avete mai visto un paese crescere e aumentare gli occupati facendo deficit o debito?
La Grecia aveva truccato i conti, aveva avuto una botta di pil a forza di zitelle d’oro e spesa pubblica. era diventata il paradiso degli statali. I mercati hanno smesso di finanziarla. L’europa non poteva fare bailout perché trasferire soldi avrebbe portato all’azzardo morale che chiunque poteva fare schifezze che tanto lo salvavano. Allora fece dei prestiti. La grecia fece austerità cattiva. Alzò le tasse, non tagliò le spese miliatri, non tagliò le esenzioni fiscali agli armatori e queste furono tutte scelte sue. Il modo di rientrare dal debito se l’è scelto lei. Gli effetti nei primi anni non furono positivi. Poi si è rimessa in sesto.
Irlanda, Lituania, Lettonia avevano ridotto il disavanzo pubblico e erano cresciute.

Giappone

Debito non è problema finche non lo diventa
Abenomics non porta crescita
Il Giappone è più produttivo dell’Italia, è più stabile, la gente è ligia al lavoro, il paese ha spazio fiscale e il debito è interno.

Casi di austerità buona.

SPAGNA

Boom dato dall’immobiliare negli anni 2000.

Bassi tassi di interesse, banche che prestavano facile, agevolazioni fiscali per prendere mutui, poche norme paesaggistiche o vincoli alla costruzione. La bolla scoppia nel 2008. Le banche sono piene di immobili difficilmente rivendibili e non fanno più prestiti. Il settore dell’edilizia si ferma e con questo cade tutto. 
La cura Rajoy con gli aiuti del mes funziona.

Spesa pubblica: diminuisce di 5 punti percentuali.
Entrate fiscali: aumentano di solo un punto
Spesa corrente: diminuisce di 15 miliardi di euro.

Spesa pensionistica: si alza l’età pensionabile a 67 anni.
Iva: aumenta di due punti. Ordinaria al 21, ridotta al 10, prima necessità ferma al 4
Imposte: le imposte sulle imprese sono scese dal 30 al 25. Tagliate le tax expenditures, deduzioni e detrazioni dietro cui si annidano privilegi e trattamenti di favore per categorie specifiche di contribuenti.
Debito: sceso sotto il 98%

Le riforme sono state simili ad agenda 2010, i provvedimenti tedeschi del 2003.

Il mercato del lavoro è stato reso non più duale, diviso tra lavoratori protetti e precari e con scarso legame tra salari e produttività. Flessibilità interna: il datore di lavoro può variare orari e condizioni salariali. Flessibilità esterna: si è reso facoltativo il reintegro e si è limitato l’indennizzo a 33 giorni contro 45.

Si è favorita la creazione di realtà imprenditoriali nuove. Si sono ridotti i contributi per le start up.
Si è riformata la pubblica amministrazione, si sono ridotti gli oneri amministrativi che creano ostacoli e blocchi all’attività economica. Duecento le misure previste, un quarto realizzate per ora.
Si è riformata l’autorità per la concorrenza
Le procedure di fallimento delle pmi sono state rese più snelle, eliminando il passaggio col giudice, e meno costose.
Si può costituire una società in ventiquattro ore. 
Si sono date agevolazioni alla ricerca.
Si è centralizzato il sistema di valutazione scolastico
Si sono introdotti dei metodi di selezione nelle università basate sul merito
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La ricchezza pro capite è tornata ai livelli pre crisi
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Ci sono stati guadagni di competitività delle aziende che hanno sfruttato i tassi bassi, l’euro debole, il boom del turismo.
In Spagna si investe. È il secondo produttore di automobili in europa, adesso.
Sono arrivati capitali dall’estero.
Nella classifica doing business la Spagna è 33esima.

Restano problemi di disoccupazione giovanile, tanti avevano trovato lavoro nell’immobiliare e è diventato difficile riqualificarsi. Per affrontarlo si è fatto affidamento al piano europeo garanzia giovani, alla possibilità di tornare a studiare e fare tirocini. Politiche attive: decontribuzione per assunzione under 25, promozione del’alternanza scuola lavoro, appendistato, modernizzazione dei centri per l’impiego.

PORTOGALLO

Chiede soldi all’europa.
Riforme di austerità di sinistra

Disavanzo ridotto di 6 punti in 5 anni.

Taglio delle spese di tre punti

Aumento delle entrate

Poi innalzamento del salario minimo, riduzione dell’iva su alcuni beni, ritorno alle 35 ore per i dipendenti pubblici, innalzamento delle pensioni minime, assegni a favore delle famiglie più povere, taglio delle imposte sui redditi bassi, finanziato con aggravio di tasse su immobili e bevande zuccherate.

Equilibrio tra riforme, conti in ordine, equità.

LETTONIA

Boom trainato dalle importazioni tra il 2004 e il 2008.
La spesa pubblica cresce e così il disavanzo

Ricorre a prestiti europei, che restituirà con tre anni di anticipo

Taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici, accordi con i sindacati e gli imprenditori, taglia la spesa di otto punti, taglio del 35% delle retribuzioni dei politici, blocco delle indicizzazioni delle pensioni, taglio dell’assegno a chi continua ad avere un impiego, più soldi per il trasporto pubblico e l’abitazione, imposte sul reddito e sulle imprese invariate al 21 e al 15%, aumento delle imposte indirette, tax expenditures non solo ridotte ma semplificate. Disoccupazione prima marciante poi tornata al 10%. 
Il paese è cresciuto e la crescita ha riguardato la produzione e le esportazioni.

REGNO UNITO
Centro finanziario, crolla dopo la fine di Lehman Brothers, la spesa arriva al 50% del pil, il debito cresce.
Cameron lancia un programma e lo rispetta.
I soldi pubblici non esistono, esistono i soldi dei contribuenti.
Lo stato deve fornire opportunità a chiunque voglia rimettersi in gioco. 
Bisogna stanare e punre i parassiti che vivono alle spalle dei contribuenti.

Modifica degli alloggi, chi aveva un alloggio doveva pagare per le stanze non usate, in modo da favorire la ricerca di alloggi più adeguati alle proprie necessità liberando così stanze per chi cercava alloggio come famiglia numerosa.

Taglio di 500 mila dipendenti pubblici.
Tagli dolorosi ma non selvaggi.
Riduzione dei sussidi. Spesso conveniva avere un sussidio che cercare una lavoro e il lavoro deve diventare la scelta più redditizia. 
Rafforzati i controlli sulle erogazioni dei sussidi, rivisti al ribasso molti importi, soprattutto per assegni di invalidità e familiari. 
Indennità di disoccupazione: incentivare a cercare, chi non si presenta ai colloqui perde il sussidio.
Bedroom tax

La spesa cala di sei punti sul pil.
La tassa sul reddito di impresa scende al 20%. La pressione fiscale scende dal 38 al 35%. 
Gli occupati aumentano di due milioni. La razionalizzazione della spesa e la riduzione della pressione fiscale hanno creato la condizioni per la nascita di nuovi posti di lavoro nel privato. 
Per giochi politici poi  arriverà  la brexit ma questa è un’altra storia.

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