In una delle riviste preferite dai radical chic, Internazionale, appare un giorno questo articolo: https://www.internazionale.it/opinione/guillaume-duval/2018/06/20/italiani-europa
Vediamo un po’.
Idea di fondo: la spesa pubblica produce crescita. Non è così.
Altra idea: bisogna fare deficit per stimolare la crescita. Non è così.
Il rispetto di una percentuale per il deficit è sbagliato? Può essere, ma permette di essere credibili: fissare una regola è un argine contro le voglie di spendere a manetta dei politici e è preferibile rispetto a dare loro la discrezionalità nello stabilire parametri economici.
Non è chiaro come siano costruiti i grafici (debito nominale o reale, confrontati o meno col pil, a prezzi costanti o correnti), ma sorvoliamo, anche perché alla fine i concetti sono semplici. Cioè:
Il debito pubblico è il più alto trai i paesi europei e lo è da decenni. Ecco. Questo è il punto e questo è il grafico di partenza. Nota che il livello del debito pubblico in sé non è necessariamente un problema. Un rapporto debito/pil crescente lo è perché la crescita non ripaga il debito, che quindi aumenta e così via. Ma anche la variazione potrebbe non essere un problema se chi potrebbe comprare il nuovo debito e chi lo detiene ritiene che il capitale prestato gli verrà restituito con gli interessi e che se vorrà restituire i titoli allo stato (o venderli sul mercato) lo potrà fare senza rimetterci. Insomma il problema è il rischio percepito.
Bene. Ma che succede se il rischio aumenta o la credibilità del paese è bassa? Che lo stato dovrà indebitarsi garantendo tassi di interesse più alti. Questa spesa per interessi è improduttiva: non serve a niente, quindi è bene tenerla bassa. Però c’è. Più è alta più sono i soldi che lo stato deve destinare a pagare gli interessi anziché a fare altro.
Qual è un modo che lo stato ha per far sì che la spesa per interessi sul debito non esploda? Fare avanzi primari, cioè far sì che le entrate superino le uscite. Eccoci al primo grafico, dal quale si vede come l’Italia abbia fatto avanzi primari per diversi anni. Bene. Però questi sono fatti per evitare che esplodano il debito e la spesa per interessi. Il problema è che come è sbagliato fare deficit costanti e continui, lo è anche fare avanzi. Avanzi primari prolungati nel tempo sono recessivi, ma in Italia sono stati necessari per avere soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni. Come sono stati ottenuti questi avanzi? Attraverso aumenti di tasse e NON attraverso tagli di spesa pubblica. La pressione fiscale alta ammazza l’economia. C’è chi dice che se l’Italia facesse deficit attraverso tagli di spesa e riduzione di imposte (o privatizzando la Rai) il mercato non la penalizzerebbe più di tanto perché dimostrerebbe di voler cambiare rotta rispetto agli ultimi quarant’anni. Inoltre nel libro di Alesina, Giavazzi e Favero “Austerità” viene dimostrato come l’austerità che funziona è quella basata sui tagli di spesa, per quanto politicamente difficili da realizzare e per quanto comunque recessivi nel breve periodo.
In Italia con Monti c’è stato un aumento di imposte, ma in generale la spesa pubblica corrente è sempre aumentata e la pressione fiscale non si è ridotta. Inoltre è vero che c’è stato avanzo primario, ma se consideriamo tutta la spesa il paese ha fatto deficit e non è che la spesa per interessi si può far finta che non ci sia.
È discutibile il concetto di austerità espansiva, anzi è sbagliato, come lo è quello del moltiplicatore della spesa pubblica. Però i paesi che hanno tagliato la spesa pubblica e hanno fatto delle riforme dal lato dell’offerta (liberalizzazioni, privatizzazioni, aumento della flessibilità e dell’apertura dei mercati, compreso quello del lavoro) sono cresciuti o si sono ripresi dalle crisi, grazie all’aumento della produttività.
Ecco. Una parola che il tipo non pronuncia mai è quella chiave: produttività.