Sbobinatura
I cicli sono oscillazioni dei tassi di crescita. Espansioni e recessioni non sono cicli in cui si parte da una posizione, si va su, si torna al punto di partenza, si va giù ecc. Sono cicli in cui si va su parecchio, poi si cala un po’, a volte anche molto, quindi si scende, poi si risale. Se confrontiamo il picco di un’espansione col picco di un’espansione successiva vediamo che il reddito totale procapite è cresciuto. Variazioni pesanti possono far diventare negativi il reddito procapite e altri aggregati ma sono casi isolati.
Allora visto che i cicli sono variazioni del tasso di crescita dovremmo capire da dove viene crescita.
Abbiamo visto che le recessioni profonde negli Stati Uniti sono durate due o tre trimestri. L’ultima espansione è già durata dieci anni. Abbiamo visto che la causa più frequente delle recessioni è stata l’eccesso di investimenti in alcuni settori. L’unica recessione causata da una crisi di domanda è stata quella del 1981, dovuta alla stretta deflazionistica degli anni 70. In quel caso sono stati alzati molto i tassi, è diventato più costoso investire e prendere a prestito, quindi è stato più difficile finanziare a credito la domanda.
Le recessioni si sono accompagnate a chiusure e disoccupazione in alcuni settori ma non in tutti. In alcune industrie ma non in tutte. In molti settori non succede niente.
Se confrontiamo le recessioni degli ultimi 70 anni vediamo che non ci sono state delle differenze tra quando si sono usate politiche keynesiane di espansione dell’intervento pubblico o meno. Alcune espansioni sono durate di più (anni 60, 80, post 2010), altre sono durate poco (anni 50, 70). Le recessioni sono sempre durate poco. Non si trova una regola.
A partire dagli anni 80, forse a causa della globalizzazione e dei cambiamenti tecnologici, le recessioni sono state meno frequenti, ma si sono accompagnate a un ritardo più lungo nel recupero occupazionale. L’occupazione tende a calare rapidamente durante la recessione. Arrivata questa alla fine l’occupazione ricomincia a salire. Fino a tutti gli anni 70 la ripresa dell’occupazione era relativamente rapida, anche se sempre più lenta rispetto al suo calo all’inizio della recessione. Da metà anni 80 in poi l’espulsione di milioni di lavoratori a inizio recessione è stata accompagnata dalla riassunzione non più dopo 6 o 9 mesi dalla fine della recessione ma dopo più di 10 mesi. Non ci sono spiegazioni chiare o univoche.
Cosa succede durante le recessioni?
Calano gli investimenti. Diminuisce il livello degli investimenti. Molti non investono. Altri investono meno. Qualcuno investe, ma la domanda di investimenti è in calo, quindi molti ritengono che non convenga investire. O che abbiano investito troppo prima.
Il consumo cala molto meno. Anzi non cala quasi mai. Solo in recessioni profonde come quella del 2008 cala un po’. Le famiglie e le persone usano i risparmi per stabilizzare i consumi. La domanda di beni di consumo non ha grandi variazioni cicliche. A parte alcuni settori la domanda per i consumi (che compone circa l’ 80% della domanda) è stabile.
Falliscono diverse imprese, mentre in fase di espansione si assiste alla creazione rapida di imprese.
La relazione tra lavoro e capitale è interessante. A inizio espansione la quota di lavoro continua a calare. In quel periodo le imprese fanno profitti più che normali. Questo alimenta gli investimenti, il che trascina l’espansione. Nel mezzo dell’espansione cresce l’occupazione, crescono i salari reali, cresce la quota lavoro sul reddito nazionale. Arrivati al picco questa quota continua a crescere un altro po’. Nel mezzo della recessione la relazione tra quota lavoro e quota capitale si inverte: la quota lavoro sul pil cala e continua a calare un po’. Quindi ricomincia il ciclo. Ci sono dei meccanismi di prezzo e di distribuzione del reddito prodotto tra capitale e lavoro con comportamento ciclico. La ricerca ha ignorato questo fattore e ha continuato a lavorare con modelli secondo cui la divisione tra i due fattori era costante nel ciclo. Non cambiava nulla, nei modelli, in quale fase del ciclo si fosse.
La componente ciclica, cioè il fatto che la divisione del reddito tra lavoro e capitale oscilli ciclicamente e regolarmente e da sempre, è un fatto molto più vero e stabile dell’opinione secondo cui ci sarebbe una caduta generale della quota lavoro. Questo è vero in parte in alcune industrie e in alcuni paesi ma non è una regolarità certa. È una regolarità parziale. Nei servizi per esempio, negli ultimi decenni, cresce la quota di reddito da lavoro in quei settori, che oggi rappresentano la quota maggioritaria del pil: finanza, sanità, assicurazioni, servizi professionali.
Cosa implica? Che la spiegazione tipica che non si cresce perché manca la domanda non ha basi. Nonostante ciò, a volte può essere corretto creare domanda temporanea. In ogni caso, dato che ciò che cala sempre in recessione sono gli investimenti (e che c’è una forte relazione tra crescita e investimenti) dobbiamo chiederci come stimolare opportunità per nuovi investimenti, i quali vadano in settori che siano in grado di crescere e non in settori che siano falliti. È opportuno cercare di capire cosa favorisca l’investimento buono e produttivo che fa crescere l’impresa, cosa stia trattenendo le imprese dal farlo, cosa impedisce gli investimenti (privati, ndrr).
Non serve a nulla cercare di aumentare la domanda per consumi.