ROBOT
In California, dove si trova la punta più evoluta e avanzata del capitalismo e dell’innovazione tecnologica mondiale, il tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico e i salari sono cresciuti a ritmi record.
neoluddismo anticapitalista
I posti di lavoro persi verranno compensati da altri.
I lavori non sono un dato finito, né nella tipologia, né nel numero. Ogni prodotto, ogni mercato, ogni nuova tecnologia crea anche nuovi lavori. Quando un lavoro muore, se il mercato funziona, un altro o più vengono creati.
Una nuova tecnologia sostitutiva di lavoro, per esser adottata deve essere anche conveniente dal punto di vista economico. Quindi l’esistenza di tecnologie sostitutive di lavoro non necessariamente significa che quelle tecnologie verranno adottate dalle imprese.
La tecnologia si evolve, ma è ben lontana dal poter sostituire lavori complessi, i quali rimarranno a lungo ancora di competenza esclusivamente umana.
I salari e i redditi possono aumentare solo se aumenta la produttività del lavoro e il valore aggiunto dei prodotti. Questo può essere conseguito unicamente tramite l’adozione di nuove tecnologie e, per la parte di produttività, esattamente risparmiatrici di lavoro. Quindi se non si adottano i robot saremo condannati alla stasi economica. Senza salvare o creare posti di lavoro.
Esiste una relazione fortemente positiva tra l’aumento del numero di robot nell’industria e l’aumento della produttività.
Non esiste nessuna relazione tra aumento del numero di robot e mutamento della forza lavorativa.
Nei paesi sviluppati la competitività risiede nel cambio reale, ovvero nella capacità di contenere i prezzi interno al netto dell’inflazione, rispetto ai concorrenti esteri e questo è quel che fa la produttività, che è correlata all’aumento dei robot.
robot e disoccupazione tecnologica
Il numero dei lavori non è fisso e immobile. Non è mai stato e non sarà mai così. Il telaio tessile ha sostituito la filatrice a mano ma sono comparsi i lavori delle operaie tessili, dei manutentori, dei costruttori delle macchine tessili e dei loro componenti, dei progettisti…
Bisognerà avere lavoratori sempre più qualificati, ma questo è un bene perché avere lavoratori sempre più qualificati per lavori sempre più produttivi è l’unico modo per avere lavori sempre meglio pagati. È solo aumentando il valore aggiunto dei lavori che possono aumentare i salari degli stessi.
Una ricerca del cepr ha mostrato evidenza di quanto sopra. Diminuzione delle ore lavorate dai lavoratori meno qualificati non hanno corrisposto a una diminuzione del totale delle ore lavorate, quindi anche quei lavoratori hanno trovato lavori. L’introduzione dei robot ha aumentato il valore aggiunto, la produttività, il tasso di crescita.
Però, si dice, è possibile che la tecnologia avanzata sia oggi anche intelligente e quindi sostituisca i lavoratori?
Intanto ci sono i costi. Se watson, il software più avanzato di intelligenza artificiale, costa tre milioni di dollari e dieci lavoratori poco qualificati costano in totale 330 mila dollari, un’azienda terrà loro. La sostituzione si avrà se si potrà sostituire in modo più produttivo lavori per un valore attuale di 3 milioni di dollari.
Inoltre la stessa tecnologia robotica è ancora lontana dall’essere efficiente. Boston dynamics, la più avanzata azienda di robotica, è stata messa in vendita da google perché evidentemente non si ritiene sia in grado di remunerare gli investimenti fatti con gli utili. Affiancare un uomo o un sistema è una cosa, sostituirlo del tutto è un altro. anche per i lavoratori meno qualificati.
E robot più reddito di cittadinanza uguale libertà dalla schiavitù del lavoro? Uhm. Il reddito universale può essere implementato se di importo contenuto e teso a sostituire il welfare state attuale. Atrimenti bisognerebbe stampare moneta, creare inflazione, vedere scarseggiare i beni.
Perché non tassare i robot
La crescita economica deriva da innovazione tecnologica, accumulazione di capitale (risparmio), demografia.
Le innovazioni tecnologiche aumentano la produttività, cioè la capacità di produrre nell’unità di tempo un bene in quantità superiori a parità di utilizzo di fattori produttivi, prima di tutto il lavoro. Se aumenta la produttività, l’output totale sale (crescita economica), la domanda sarà soddisfatta in quanto il prezzo reale del bene prodotto scende in termini relativi, le aziende manterranno costante il tasso di profitto e i lavoratori potranno avere un salario in crescita allo stesso tasso del profitto.
Tassare i robot aumenta la tassazione del capitale d’impresa (che in Italia è già esorbitante), sfavorisce l’investimento in capitale di rischio, disincentiva l’impiego di quel capitale (i robot) che aumenta la produttività.
Se si tassano i robot diminuisce la convenienza ad adottarli, diminuisce la loro adozione, rallenta la produttivià e la crescita. A cascata i salari non cresceranno, il gettito fiscale pure, lo stato non avrà risorse per finanziare niente, ogni spesa legata al tasso di crescita dovrà essere rivista. Quindi si dovranno abbassare le pensioni. La disoccupazione ciclica dovrà essere fronteggiata abbassando i salari. Nuovi deficit pubblici produrranno solo nuovi debiti pubblici non riopagabili. Il costo del lavoro non potrà essere ridotto con aumento della produttività a salario invariato e dovrà essere ridotto in valori assoluti.
Ma i lavoratori pagano le tasse. Perché i robot non dovrebbero?
I robot già pagano le tasse sul capitale d’impresa. I lavoratori non aumentano la produttività. Questo se la produttività è l’aumento della produzione nell’unità di tempo, a parità di fattori impiegati, io posso anche trovare lavoratori bravi e veloci, ma oltre un certo livello di efficienza non posso andare. Per aumentare la produttività del fattore lavoro posso solo cambiare la struttura produttiva e utilizzare nuovi macchinari. Ovvero i robot. Il lavoro è un fattore di produzione, ma non è il fattore produttivo, cioè quello che aumenta il tasso di crescita dell’economia.
By the way
In danimarca il lavoro è tassato al 55% e il capitale al 29%. In italia il lavoro è tassato al 43% e il capitale al 67%.
L’economia digitale in Europa ha carenza di lavoratori poer centinaia di migliaia di posti. Nel 2019 saranno creati 750 000 posti di lavoro nel settore digitale, che però rimarranno libero per mancanza di competenze.
.Si può ridurre l’orario di lavoro ed espandere l’occupazione?
Certo. O abbassando i salari o aumentando la produttività.