there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Running: verso una nuova utopia?

Vai a fare la visita per il rinnovo del certificato medico per attività sportiva agonistica.
L’esito è più positivo del previsto.
Esci pensando che il nuovo obiettivo sarà la Boston Marathon.
“Ma per qualificarsi bisogna superare il tempo limite!”
“Mai una gioia, prima parte”.
Vai a correre nell’unico chilometro in pianura di tutto l’Alto Casentino, a Strada.
Erano più di due anni che non ci tornavi.
L’idea è di correre dieci chilometri molto lentamente, per esempio a 7’/km e poi durante la settimana alzare il ritmo in altre uscite.
Controlli l’orologio dell’auto: sono le 9,36 quando scendi e parti.
La temperatura è zero gradi: quindi l’abbigliamento consiste in tre maglie e pantaloni lunghi. Quelli che corrono in maglietta e pantaloncini con meno di dieci gradi appartengono a un’altra specie.
Il primo chilometro lo fai in 5’37”.
Non male. Perché non continui a questo ritmo? Dai, provaci. Al limite farai qualche chilometro in meno, ma se poi…
A metà del secondo chilometro il Suunto Ambit Run ti avverte che lui si sente un po’ scarico, ha bisogno di fare un pisolino, quindi decide di staccare il gps, di non indicare più distanze, tempi e velocità, ma di limitarsi a fare da segnale orario.
“Mai una gioia, seconda parte”.
Il Suunto ti dice anche che se non lasciavi il caricabatterie a Firenze, forse forse lui si sarebbe sentito più carico. Tu non gli dici niente, ma speri che almeno continui a funzionare come orologio.
Ora come controlli il tempo? Decidi di continuare comunque con lo stesso passo. Non ci sarebbe niente di peggio di dover considerare buttata via l’uscita. L’ora sarà la tua guida. Più o meno un chilometro corrisponde a un giro dell’isolato. Anzi: il giro intero è “un po’ più di un km”. Guardi il Suunto diventato solo orologio, controlli l’ora, guardi quando scatta il minuto, fai un giro, se sono passati tra i cinque e i sei minuti va tutto alla grande! Be’. Pensavi di non essere in grado di correre a meno di 6’30”, volevi correre a 7′ e stai rischiando di superare il test del moribondo (correre 10km in un’ora): se ce la fai significa che puoi ricominciare da zero invece che da sotto zero, come poi stai facendo da due anni di fila, quindi o ti dai una mossa o la fai finita.
Ogni chilometro che passa ti senti ringalluzzito, anche perché non fai fatica, riprovi sensazioni che sembravano smarrite, come quella di divertirti correndo e avendo un obiettivo di tempo. Poi se non fai tutti e dieci i chilometri, che ti frega?
Prosegui. Al quinto chilometro pensi anche di prendere il tempo complessivo: erano le 9,36 quando sei partito. Che ora segnerà l’orologio dell’auto. “Al prossimo chilometro ti fermi,” pensi.
Fai un altro chilometro. “Chi si ferma è perduto. Se ti fermi poi non riparti, esclusivamente per pigrizia e perché ti senti soddisfatto, quindi continua”. Intanto continua a guardare l’ora e a calcolare. A questo punto NON è ammessa l’ipotesi di metterci più di sei minuti per fare un giro. Quello che sembrava sufficiente prima di partire, diventa mentalmente inconcepibile adesso.
Sei a sette, poi a otto. Stai bene. Ti fermi a guardare l’auto perché hai deciso che potresti comunque smettere adesso e poi la curiosità è alta. Ci hai messo quarantuno minuti finora.
Fai un ultimo giro. Cerchi di andare leggermente più veloce, a sensazione. Ci metti ancora indubitabilmente meno di sei minuti (e più di cinque).
“Una gioia, anzi nove, una per ogni giro compiuto”.
Il tempo impiegato complessivamente è stato di cinquantacinque minuti. I chilometri percorsi stanno tra i nove e i dieci, visto che un giro completo è poco più di un km, come già detto in precedenza. Lo ridico perché magari non eravate stati attenti.
Finisci. Certo: dovevi fare dieci giri, ma le buone abitudini di non fare l’ultimo giro, l’ultimo chilometro, l’ultima ripetuta in allenamento vanno mantenute.
Quando correvi seriamente e l’estate ti portava spesso a Strada a fare quel giro, andavi sempre al bar La Posta a prendere zuccheri ad assorbimento veloce, più comunemente noti come “bicchiere di Coca Cola”. Così lo fai anche stavolta, per rinverdire la tradizione.
Rientri in macchina e saltelli mentre guidi.
E allora, dati causa e pretesto, perché non provare a qualificarsi per la maratona di Boston? Mica da domani, eh.
In fin dei conti “a che serve l’utopia? A non smettere di camminare”.

Non è possibile lasciare nuovi commenti.