there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Salvataggi bancari: l’ennesimo furto ai giovani.

Ecco una serie di commenti che ho  letto su Facebook e che condivido pienamente. La maggior parte li ha scritti Michele Boldrin. Facciamo chiarezza sul sistema bancario, su cosa bisognerebbe fare (secondo Boldrin) nei casi simil Mps, su come anche il salvataggio delle banche equivalga a favorire i vecchi a danno dei giovani.
Salvando le banche con i soldi delle vostre tasse la casta non solo mantiene le proprie mani sul sistema bancario (quindi sull’intero sistema economico) italiano ma, una volta ancora, ruba ai giovani che lavorano per dare agli anziani pensionati. Son questi che hanno i “loro risparmi” in azioni ed obbligazioni delle banche italiane.

Ma chi l’ha detto che ci sarebbe la corsa agli sportelli, chi? Forse che c’e’ stata la corsa agli sportelli di Bankia in Spagna nel 2011? NO! Bisognerebbe evitare di dire cazzate, persino a Radio24. Ma, ovviamente, Confindustria fa parte del clan, quindi …
Nazionalizzare per cacciare azionisti precedenti e poi riprivatizzare vendendo a chi ha soldi per comprare
Che cazzo vuol dire “il risparmio va tutelato”? Me lo spieghi? Cosa vuol dire, davvero, cosa?

E’ scritto nella costituzione, lo so. Ma non vuol dire un cazzo. Esattamente come la repubblica fondata sul lavoro (degli altri). Cosa vuol dire “tutelare il risparmio”? Tassare gli altri tutte le volte che un gruppo ampio e politicamente forte fa investimenti del cazzo e getta i propri risparmi al vento?

Il risparmio andrebbe tutelato dai vari Zonin che ci sono in giro e che non fanno nemmeno un giorno di galera e che alla facciaccia nostra intestano tutto ai figli ed attendono serenamente che tutto vada in prescrizione…che ci stanno a fare Consob e compagnia cantante? ormai siamo un paese di rincoglioniti, visto che permettiamo tutto questo…. 🙁

Il fatto che certi trasferimenti possano essere win-win (perche’ il general equilibrium, perche’ la rava e la fava) sono pippe di secondo livello che magari ci facciamo noi. Ma qui manca proprio il primo livello di analsi. Manca l’idea che lo Stato non crea ricchezza dal nulla, esattamente come non crea “lavoro” dal nulla.

Prendi gli italiani e dividili fra chi c’ha roba e chi non c’ha una sega. Chi c’ha roba ce l’ha nella forma di due o tre asset estremamente concentrati (case in primis). Mancando l’idea che gli asset rendono se e solo sono investiti in modo socialmente produttivo, ne risulta che nella mente della gente gli asset concentratissimi (i “risparmi di una vita”) devono rendere a prescindere: il loro rendimento e’ *naturalmente* garantito, sicuro. Al limite il rendimento *naturale* puo’ pure essere zero, ma perderci il capitale (i “risparmi di una vita”) e’ inaccettabile. Ingiusto. Perche’ e’ *innaturale* che il rendimento ex-post di un capitale concentrato sia negativo, perbacco! Ne discende che se ci sto perdendo il capitale vuol dire che qualcuno mi sta rubando il rendimento *naturale*, lo sta nascondendo da qualche parte. Lo stato deve quindi, secondo gli italiani possidenti, intervenire per ridarmi il rendimento che mi e’ stato innaturalmente sottratto!

Se il vecchio pensionato non capisce quel che fa, che non lo faccia. Nei bail-in delle 4 banche (etruria, eccetera) abbiamo visto dozzine di vecchi che volevano il sussidio delle loro follie finanziarie. I conti correnti c’entrano nulla, sono protetti sino a 100mila. Se lasci piu’ di 100mila in un cc sei un deficiente che merita di perdere i soldi.

Coloro che cercano protezione dello stato (ossia delle tasse altrui) perche’ hanno investito male in azioni ed obbligazioni bancarie hanno in media età inferiore o superiore ai 50 anni?

Il bail-in è sacrosanto. Se proprio proprio Renzi ha cosí tanta voglia di fare altro debito pubblico, usi quei 40 miliardi per ripagare i piccoli risparmiatori.
Dietro la scusa che altrimenti crollerebe tutto si nasconde l’ennesima operazione “di sistema” a tutela degli interessi di qualche politico-banchiere e al costo di tutti noi, giovani in particolare modo.

Si lasci MPS fallire e si usino gli “ammortizzatori sociali” per proteggere le categorie che riteniamo meritevoli di protezione. (Piccoli risparmiatori, lavoratori).
Dietro alle parole “intervento dello stato” si possono nascondere decine di cose diverse. Quando le banche stanno fallendo un “intervento dello stato” c’e’ sempre e comunque. La differenza la fa il tipo di intervento.

Cosa fare secondo Boldrin:

– Azzerare capitale e debito obbligazionario sino ad ammontare necessaro ad assorbire perdite.

– Cacciare fondazioni dal controllo azionario, di conseguenza.

– Chiedere intervento ESM (stile Spagna, Bankia, 2011).

– Ricapitalizzare banche, attraverso procedura analoga.

– Cacciare l’intera corporate governance attuale delle banche in fallimento, rimpiazzandola con manager nuovi e chiaramente qualificati (di nuovo, esattamente come si fece in Spagna con Bankia, vada a leggere le notizie … si sparsero fiumi di sangue fra i “banchieri di Spagna” con targa politica)

– Permettere l’entrata di capitale nuovo, anche dall’estero.

– Privatizzare, per davvero non regalando le banche alle fondazioni, al piu’ presto e quando conveniente.

Guardi, in due parole: fare come (furon costretti a fare) gli spagnoli con Bankia.

Dice uno in difesa dei risparmiatori: “Ma sono risparmi del loro lavoro , non li hanno mica rubati , che modo stupido e cattivo di mettere i giovani contro i vecchi” ….

Risposta di Boldrin: ” Invece le pensioni e tutto il resto “espropriato” legalmente ai giovani sono una maniera intelligente di rovinare il futuro del paese. Ed investirli saggiamente non e’ compito loro, vero? Se sbagliano, pagano i giovani. Molto intelligente, complimenti.”
Se una società qualsiasi fallisce pagano i soci in primis, poi gli obbligazionisti, poi i fornitori banche incluse, fisco incluso, poi i dipendenti.

Ecco invece cosa bisognerebbe fare secondo Mario Seminerio:

http://phastidio.net/2016/07/03/lalternativa-soldi-pubblici-nel-capitale-delle-banche/
«Si dovrebbe sempre vagliare l’ipotesi della liquidazione dell’ente in dissesto con procedura ordinaria di insolvenza prima di applicare strumenti di risoluzione. Un ente in dissesto dovrebbe essere mantenuto in attività mediante l’uso di strumenti di risoluzione ricorrendo, per quanto possibile, a fondi privati, attraverso la vendita o la fusione con un acquirente del settore privato o previa svalutazione delle passività dell’ente, ovvero previa conversione del debito in capitale per effettuare una ricapitalizzazione»

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