Quanto segue è stato preso da articoli o commenti presi dai seguenti siti o rapporti:
Semplifica
Wired
Salmone
Blog di Dario Bressanini su “Le Scienze”
Biotecnologiebastabugie
Studio Barilla
A COSA SERVONO GLI OGM
Gli OGM autorizzati per la coltivazione (soia, mais, cotone, colza e tabacco sono tra i
più diffusi) sono stati sviluppati principalmente per due scopi. Il primo è di rendere le
piante resistenti ad avversità di tipo biologico come virus o insetti. La resistenza agli
insetti è ottenuta trasferendo nelle piante geni in grado di produrre una proteina insetticida
che proviene da un batterio largamente utilizzato in agricoltura biologica (tecnologia
Bt). Questo riduce l’uso di insetticidi nei campi coltivati con OGM Bt, con conseguenti
benefici ambientali, di sicurezza dei lavoratori (riduzione di casi di avvelenamento)
e di garanzia del raccolto.
Il batterio è il Bacillus thuringensis, comunemente presente nel suolo e da cui si ricavano diverse proteine insetticide
naturali. La famiglia di geni che codifica per queste proteine è alla base della tecnologia che ha permesso la produzione
di OGM vegetali resistenti agli insetti. Il gene più diffuso è il cry1Ab ed è contenuto in circa l’80% delle
piante OGM Bt coltivate
La seconda caratteristica introdotta è la tolleranza a un erbicida (tecnologia HT). Le
colture GM-HT possono essere trattate con l’erbicida dopo l’affioramento delle piante.
HT sta per Herbicide Tolerance. Si parla di tecnologia HT quando si ha a che fare con piante tolleranti agli erbicidi; questa
tecnologia era già in uso alcuni decenni prima dell’avvento degli OGM, sfruttando caratteri di resistenza naturale
agli erbicidi già presenti nelle piante. Le biotecnologie avanzate hanno però permesso di affinarla permettendo un migliore controllo
delle infestanti con uno o pochi trattamenti. È possibile in tal modo evitare il trattamento
in pre-semina o pre-emergenza, che richiede un maggior uso di diserbante.
Inoltre, la possibilità di trattare le piante in post-emergenza consente di effettuare un
minor numero di lavorazioni meccaniche del terreno (ad es. sarchiatura), con conseguente
minor erosione del suolo a opera di pioggia e vento e risparmio di macchine e
carburanti. Va anche sottolineato che la tecnologia OGM HT rende possibile l’uso di
composti agrochimici, come il glifosate, a bassissima tossicità per l’uomo e per l’ambiente.
Misurando l’impatto di queste due tecnologie sull’agricoltura, diversi studi hanno
dimostrato una riduzione importante nell’uso di composti agrochimici (con funzione erbicida
o insetticida) con alcune colture GM.
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Colture OGM di nuova generazione, in avanzato stadio sperimentale, puntano
a migliorare gli aspetti nutritivi del prodotto come la composizione proteica, il contenuto
di vitamina A e l’accumulo di ferro. Un esempio è il ‘golden rice’, una varietà di riso in
grado di accumulare pro-vitamina A (il composto che dà il caratteristico colore alle carote)
nei semi.
Sempre sul fronte del miglioramento
delle qualità del prodotto, sono state sviluppate piante oleaginose con un contenuto
e una tipologia dei grassi modificata per adattarle meglio a usi alimentari o industriali,
oppure frutti e ortaggi che consentono una conservazione più lunga.
Sono stati sviluppati inoltre OGM che rispondono ad alcune esigenze particolari della
nostra agricoltura e che potrebbero, ad esempio, aiutare la salvaguardia dei prodotti tipici.
Un caso largamente citato riguarda il pomodoro S. Marzano OGM, reso resistente a
una virosi che negli ultimi anni ha messo a repentaglio l’esistenza stessa di questa produzione
tipica campana. Il S. Marzano OGM è in tutto uguale a quello originario, se non
per la presenza nel suo genoma del gene che conferisce la resistenza al virus e di un
gene “marcatore” che permette di individuare con facilità la pianta trasformata nelle
prime fasi di studio e che resta poi integrato nel suo genoma assieme al transgene.
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