1. Il volo. 50 euro andata e ritorno valgono il volo ryanair. Da quando hanno permesso di portare il secondo bagaglio e volano in aeroporti abbastanza centrali viaggiare con loro è un’altra storia.
2. Il primo problema: arrivare alla casa prenotata su Airbnb. La casa di Ana, in calle Vidrio, nel barrio di Santa Cruz, un dedalo di stradine e vicolini caratteristici e un po’ labirintici. A ogni svolta appare una chiesa o un dipinto religioso su un muro, come in tutta la città. Siviglia può essere inquadrata come un cerchio che ricalca la vecchia struttura muraria. Basta sapere dove si è rispetto alla cattedrale e poi quali sono le direzioni per il parco di Maria Luisa (sud), per la Macarena (nord), per l’est (santa Cruz), per l’ovest (Cartuja).
Mi dico che ci tornerò, anche se ancora non sono nemmeno quasi arrivato, magari per correre una mezza maratona. Intanto guardo la cartina della Lonely Planet e mi fermo. Faccio cento metri. La riguardo e mi rifermo. Poi prendo la direzione di massima. Lo stesso mio comportamento lo tengono due ragazzine che erano nel mio stesso aereo da Pisa e che ritroverò al ritorno. Loro chiedono anche un’indicazione a un passante e si dirigono verso un’altra parte. Scorgo un McDonald’s in cui entro soltanto per connettermi a internet via wifi e farmi portare verso casa da Google Maps. Sì, poi nei giorni successivi sarà sufficiente vedere il pallino muoversi sullo schermo anche senza essere connessi, ma nei giorni successivi avrò imparato a conoscere la città.
Nel percorso da Plaza de Armas a Calle Vidrio passo per l’Iglesia del Salvador e il monumento a una certa Clara e sbuco in un punto di riferimento fondamentale: plaza de las Mercerias. Da lì, svoltato l’angolo siamo a calle Vidrio. Lì ci arrivo anche dal secondo punto fondamentale: Santa Maria la Blanca, posto pieno di locali, di bar, di ristoranti e che conduce a casa Pilatos e al calle Girona verso nord ovest (da qui si può andare verso la Macarena, l’Alameda Hercules, il Salvador, la cattedrale ecc. a seconda di dove si devia), al parco di Maria Luisa e alla torre del Oro passando dai giardini Murillo a sud, al barrio di Santacruz e quindi alla cattedrale a ovest.
Un tassista mi vede sperso e mi chiede dove voglio andare. Dove sto andando, avrebbe potuto essere la risposta.
Google sa che io sono a Siviglia, sa che ho l’aereo, mi porta in giro. Per me se vende i posti in cui vado e mi offrono qualcosa che mi piace e che non ho già visto va bene.
3. Non riesco a chiamare in Italia. È chiaro: non ho i soldi per le chiamate dall’Europa e non ho Europe pass attivato. Con le tariffe flat non si fa caso a queste cose, in Italia. Risolverò grazie a Starbucks: connessione wifi e ricarica via web.
4. La casa è tenuta piuttosto buia. In ogni stanza c’è una stufa per riscaldarla e per togliere l’umidità, perché il suolo di Siviglia ne è pieno, dice la signora proprietaria che esige un bacio di saluto. Insieme a noi c’è una giapponesina studentessa che ci abita per più tempo. La casa è piccola e pulita. La mattina la proprietaria mi prepara dei tazzoni di caffè e mi suggerisce alcuni posti dove andare, soprattutto a mangiare. Dice che non è mai stato così freddo da anni. Una volta è venuta acqua mista a neve: non accade da cento anni che nevichi a Siviglia.
“Vuoi il latte nel caffè? No? Ah, sei italiano. Mi piacerebbe venire a Firenze. Vorrei vedere gli artigiani della seta”. Eh, fai presto allora. Mi dà l’wifi, mi dà il suo numero di telefono. “Siviglia è la città con il più alto numero di chiese al mondo per metro quadrato” dice.
5. Altre cose da lodare: il caricabatterie a doppia presa e la powerbank da ventimila milli ampere.