there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Siviglia: dai bei luoghi del centro alla zona ospedaliera per finire col flamenco.

Casa Pilato ha un bel patio, cioè un cortile. Una delle caratteristiche di Siviglia sono queste case signorili con dei bei cortili spaziosi, ampi e dalle facciate variopinte e arabeggianti. Anche le pareti delle stanze sono ornate oltre a presentare l’arredametno tipico di chi ci abitava. Non mancano statue greco-romaneggianti e giardini interni. La visita ai piani superiori di queste case è solitamente guidata a orari prefissati. Aborro ambedue le cose e quindi mi limito a visitare il piano terra per due euro in meno e molto tempo guadagnato. Le visite a queste case meritano, comunque.
I giardini dell’Alcazares sono bellissimi, spaziosissimi, grandissimi. Le stanze degli appartamenti reali, dei re odierni in vacanza, sono visitabili con visite guidate a orari stabiliti e quindi non le ho viste, ma non ho certo perso le stanze al piano inferiore, ornate di teli, di mappe, di statue, di quadri, di arredamenti. Bellissimi sono i bagni sotterranei, che in un luogo che in estate è caldissimo, sicuramente piacevano ai proprietari di questi giardini, profumatissimi a loro volta in primavera…e questo ho potuto solo immaginarlo.
Dopo avere notato il solito gruppo di occhiammandorlati e avere fatto un questionario sull’esperienza sivigliana a un gruppetto di studenti, sono andato a visitare la cattedrale al suo interno. Chi va a Siviglia non può non entrarci: la visione è maestosa. Tutte le cappelle hanno degli elementi artistici e in generale si può dire che non manchino i luccichii e gli ori: basta pensare all’altare maggiore. Dalla torre Giralda la cosa più bella che si vede è la campana. Poi la visuale sulla città è la solita visione dall’alto di una città piatta e dalle case bianche coi tetti piatti.
L’archivio delle Indie, che fa parte del patrimonio Unesco, è a sua volta interessante per le mappe e i documenti storici risalenti alla conquista spagnola dell’America poi Latina. Ci sono anche le spade, le casse, i trattati commerciali originali.
A pranzo il mio sfamatore è stato un ottimo ristoratore: Enrique Becerra, che mi ha servito delle tapas di paella, crocchette di prosciutto deliziose, carillada de puerco molto buona.
Mi è piaciuto molto il quartiere di Triana, preso dal ponte Isabella Seconda. Ci sono diversi bar interessanti, un posto dove ho mangiato i churroz con la cioccolata, un bel mercato da cui ho mangiato del delizioso jamon iberico, il passaggio dell’inquisizione e il lungo fiume guadalquivir.
Alle quattro ho deciso di muovermi verso la Cartuja. Ho fatto un percorso più lungo del previsto, seguendo Google Maps e una strada senza arte né parte. Arrivato al monastero ho scoperto che non c’era niente di interessante. Qualcuno deve averlo scritto in un muro: “Is that all there is?” Poi ho fatto due ore di giri in autobus a caso, finendo nel quartiere ospedaliero, arrivando alle mura (residuo storico) fuori dalla Macarena (ma ho deciso di andarci il giorno dopo) e finendo a Plaza de Cuba, oltre il fiume nella zona del centro (Porta Jarez). La piazza sembra vivace, con bar pieni di gente che tapea.
Non poteva mancare la cena con recita di flamenco in un locale di fronte alla cattedrale. Ho così potuto constatare che no me gusta el flamenco.
Questo resoconto è abbastanza noioso, lo ammetto: sembra un banale resoconto di viaggio senza nessuno spunto particolare. Vabbe’. Pazienza.

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