there is no life b

Lo stupore delle prese elettriche

Siviglia. L’onnipresenza degli aranci in un luogo pieno di varietà. E di chiese.

La prima passeggiata senza meta mi porta al Parco di Maria Luisa e a Piazza di Spagna. Per un’ora sto lì a godermi le due torri, il palazzone, la grande fontana dentro la grande vasca che sprizza tanta acqua al centro della piazza, il tipo che voleva vendermi qualche fiore o informazione, gli occhiammandorlati che facevano foto, le panchine e i dipinti arabeggianti.
Sarà durante la mattina del penultimo giorno che mi godrò il parco fino a Plaza de America per poi vedere il museo dei costumi e delle arti popolari e il museo archeologico. Curiosi e carini, soprattutto perché gratis per i cittadini dell’Unione Europea. La stessa gratuità vale per il Museo delle Belle Arti. Comunque sono musei da sei e mezzo. Il migliore è quello archeologico.
Comincio a scoprire i ponti, i diversi stili architettonici dei monumenti e delle case, i colori variegati delle facciate delle case, alcuni bei balconcini in legno che spiccano e soprattutto loro: gli onnipresenti aranci. L’arancia amara fa parte della storia di Siviglia e gli alberi con le arance sono ovunque in città, quasi nello stesso numero delle chiese, direi.
Gli ingressi di molte abitazioni sono aperti per far vedere l’interno, solitamente caratterizzato da cortili e muri dove spiccano disegni arabeggianti e il colore blu.
Tante persone sono fuori fino a tardi, a passeggiare, a tapeare, anche se la temperatura è inferiore ai dieci gradi.
Mentre giro mi interrogo sull’etimologia delle parole spagnole e in particolare dei falsi amici. Grazie a Google non sarà difficile trovare le risposte.

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