Secondo un gran numero di persone la colpa della crisi e di quasi tutti i mali del mondo è del capitalismo e del libero mercato lasciato a se stesso senza governi né regole.
In realtà non è così, come spiega Alberto Bisin in “Favole e numeri” e come si potrebbe capire semplicemente studiando un po’ di economia e di storia economica. Oppure ancora più semplicemente aprendo gli occhi e scoprendo quanto colpevoli siano i governi e i politici.
Ai politici invece piace la narrazione che li assolve, anziché riconoscerli come colpevoli, e porta loro in dono più potere di intervento attraverso lo Stato e la spesa pubblica, oltre che con proibizioni, chiusura dei mercati, emissione di moneta da parte delle banche centrali, restrizioni al commercio con l’estero ecc.
La favola nasce dalla teoria del sottoconsumo, di origine marxista. Dicono questi: le persone spendono poco. La realtà è che i cittadini americani e i governi europei hanno speso l’impossibile negli ultimi decenni e per farlo si sono indebitati.
Teoria del sottoconsumo. Cresce la produttività del lavoro e l’efficienza. I lavoratori producono o possono produrre sempre di più. Però il sistema paga i lavoratori sempre di meno, aumentando i profitti. I lavoratori non possono comprare le merci. Il capitalista finanziario allora presta soldi ai lavoratori perché essi acquistino l’invenduto. Poiché il reddito dei lavoratori non cresce mai, non possono ripagare i debiti ed ecco la crisi. Le incoerenze logiche sono molte.
Intanto i capitalisti potrebbero comprare loro i prodotti non comprati dai lavoratori. Produco per 130, do ai lavoratori 50, gli altri 80 (profitto) li spendo io.
Se ho già tutto che faccio? Butto via tutto ciò che ho fatto produrre? E perché lo avrei fatto produrre? Converrebbe abbassare i prezzi e rendere i prodotti disponibili ai lavoratori, che adesso possono acquistarli. Purtroppo i prezzi non esistono per Marx (che li fa diventare quantità di lavoro), per Keynes (che non riesce altrimenti a spiegare la disoccupazione involontaria), per Sraffa.
Ma quindi i capitalisti non comprano i beni sovrapprodotti, i prezzi non esistono e non bilanciano domanda e offerta. Ecco che i capitalisti prestano denaro a lavoratori che non possono ripagare e i capitalisti restano con le pive nel sacco. Se i redditi sono in declino come può il sistema finanziario far lievitare i valori finanziari prestando denaro alle famiglie? E se sanno che non ripagheranno, perché prestano denaro?
(Se ho già tutto presto 80 ai lavoratori, ma se guadagnano 50 non mi potranno restituire i soldi. Ma perché devo fare tutto questo rigirio? Se so che non mi restituiranno i soldi, perché glieli presto? Non faccio prima ad alzare i salari, cioè i prezzi del lavoro, o ad abbassare i prezzi delle merci? Ah, già, ma i prezzi sono fissi…)
In pratica.
E’ falso che la produttività del lavoro cresca in generale, nel medio periodo, molto più dei redditi lordi dei lavoratori, in Europa e USA.
La capacità di consumo dei lavoratori è essenzialmente uguale al reddito disponibile dei lavoratori: reddito lordo da lavoro meno le tasse.
Ecco il problema. Le tasse e i contributi sono cresciuti più del reddito lordo, quindi il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto meno della produttività del lavoro. Sono le tasse, e quindi lo Stato, che erode il reddito disponibile delle famiglie, non il mercato.
Nella logica dei teorici del sottoconsumo i tedeschi sono i capitalisti: diventano sempre più produttivi, hanno surplus commerciali, non acquistano beni e servizi di valore pari a ciò che producono. Lavorano, producono, non consumano.
I lavoratori sono gli altri paesi, costretti a indebitarsi e a consumare i beni sovrapprodotti dai tedeschi. L’Italia, nella lettera agli economisti del 2010, acquista dalla Germania più di quanto vende, accumulando debiti crescenti.
Insomma la crescita economica tedesca avviene per miracolo e i tedeschi lavorano tanto e diventano più produttivi per far consumare agli altri europei, mentre questi non riescono a essere maggiormente produttivi e sarebbero ben contenti di indebitarsi col lavoratore tedesco. La strana logica marxista è compassionevole col lavoratore italiano e non con quello tedesco, costretto a lavorare senza consumare.
In realtà è falso che i governi europei siano indebitati soprattutto coi tedeschi. Inoltre il debito pubblico dei paesi come l’Italia è piccolo rispetto al surplus commerciale della Germania con l’Italia: le due cose non sembrano molto in relazione.
Allora ecco che secondo i sottoconsumisti i tedeschi dovrebbero produrre meno, il debito non è colpa del debitore, non è necessario nessun riaggiustamento fiscale, occorre più spesa pubblica per sostenere la domanda aggregata. Ridurre la spesa pubblica, sia che produca servizi (come in Francia) sia che rappresenti risorse male occupate e male investite (Italia) avrebbe solo effetti recessivi, la desertificazione produttiva, la deflazione da debiti. Nel 2006 un appello degli economisti sosteneva che, data la mancanza di sanzioni in caso di mancato rispetto dei parametri di Maastricht e poiché i differenziali dei tassi di interesse si sarebbero dovuti mantenere fissi tra i vari paesi, bisognava aumentare la spesa perché il debito non era colpa vostra, l’UE non vi avrebbe punito e i mercati vi avrebbero lasciato in pace perché hanno l’euro.
Seguire queste indicazioni ha causato a Grecia, Italia e altri il fiato sul collo dei mercati, l’incapacità di finanziare il debito se non a tassi insostenibili, politiche fiscali recessive.