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Lo stupore delle prese elettriche

Lo Stato e l’ambiente? Una fucina di incentivi perversi.

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Gli Stati fanno spesso male all’ambiente e alle persone che dicono di voler favorire. Ecco un elenco di incentivi statali che favoriscono comportamenti perversi e controproducenti.

AGRICOLTURA E DISTRIBUZIONE DEL CIBO (PAESI POVERI)
1. Nei Paesi poveri non conviene investire in agricoltura perché gli Stati tengono artificialmente bassi i prezzi e impongono tasse sulle esportazioni.
Esempio. Il national marketing board, che favorisce l’acquisto di prodotti a basso prezzo per evitare la malnutrizione, ma distrugge la produzione locale. Si crea eccesso di domanda e quindi riduzione di cibo disponibile. Effetto boomerang.
2. Le tasse sulle esportazioni di cash crops (banane, cacao, caffè…) riducono la domanda internazionale e quindi la produzione (e il reddito) locali.
3. I sussidi ai pesticidi e alle attrezzature meccaniche rendono difficile il passaggio all’agricoltura sostenibile.

AGRICOLTURA (PAESI RICCHI)

1. E’ completamente sovvertito il sistema di funzionamento normale dei prezzi.
2. Sono sussidiati gli acquisti di input: fertilizzanti, macchinari ecc.
3. Sono garantiti i prezzi di vendita degli output.
4. Sono attuate forme di finanziamento basate sui prezzi dei raccolti (marketing loan programs, countercyclical program payments, direct payments.)
5. Esistono barriere contro la concorrenza da importazioni.
6. Il reddito degli agricoltori dipende molto dai sussidi.
7. I sussidi determinano la domanda: alcuni beni possono essere resi artificialmente più economici di altri.
8. Non tutti i programmi di assistenza sono finalizzati a colpire vere esternalità: coupon su cibo a scuola, programmi di aiuto a soggetti svantaggiati, favore per prodotti organici.
9. I sussidi ai biocarburanti hanno reso conveniente produrre biofuel anziché mais. Il rialzo susseguente dei prezzi può avere reso di nuovo conveniente produrre mais, ma il rialzo dei prezzi non va a vantaggio dei poveri.

Cose giuste da fare: sussidiare il contrasto all’erosione, togliere i sussidi ai pesticidi, favorire la transizione all’agricoltura sostenibile.
Attenzione al caso della Nuova Zelanda: ha tolto i sussidi all’agricoltura industriale, ma dopo dieci anni sono incrementati importazioni e uso dei pesticidi. La realtà è complessa e il mondo è difficile.

10. Gli Stati esportatori di OGM si oppongono all’etichettatura. Gli importatori pongono barriere all’importazione.

ACQUA IN AGRICOLTURA
Il costo dell’acqua lo pagano principalmente i tax payers e questo ne favorisce lo spreco per l’irrigazione da parte degli agricoltori, oltre a ridurre il possibile rinnovo. L’acqua sottoterra si rinnova più lentamente di quella di superficie.

ACQUA
1. Vi sono restrizioni ai trasferimenti dei diritti di proprietà.
2. Vi sono restrizioni del tipo: “Usa l’acqua o la perdi.”
3. Sono stabiliti valori gerarchici di uso tra varie categorie. Per esempio l’uso domestico può essere considerato prioritario sull’uso agricolo. Il problema è che le priorità sono stabilite dal governo e non dal mercato, rendendo improbabile l’uso efficiente della risorsa.

4. Sono ridotti gli incentivi a fare investimenti riguardanti usi dell’acqua che stanno in categorie a bassa priorità governativa. L’allocazione dei rischi di penuria è inefficiente.
5. L’irrigazione può diventare l’uso dominante dell’acqua a causa di bassi costi dell’energia e sussidi agricoli. Tuttavia i benefici marginali netti dell’uso agricolo sono inferiori a quelli dell’uso industriale o dei municipi. Un trasferimento di acqua dai primi ai secondi alzerebbe il beneficio netto. Tali trasferimenti diventano sempre più comuni, ma per scelta governativa.
6. Benefici, anche lavorativi, a livello locale, possono spingere per favorire l’agricoltura locale specialmente se la tassazione che copre il sussidio è nazionale, ma l’allocazione è resa inefficiente.
7. Prezzi sussidiati: il proprietario può pagare meno del dieci per cento di quanto avrebbe pagato per l’uso di acqua da irrigazione se non fosse stato sussidiato.
8. Il sistema dei prezzi e delle tariffe non promuovono usi efficienti dell’acqua. I prezzi sono solitamente bassi e le tariffe non seguono criteri basati sull’uso. Si determina eccesso di domanda e quindi di uso. Piante non native, acqua del rubinetto che scorre, non si riparano le perdite negli acquedotti…
9. Non vengono considerati i conflitti per l’uso dei flussi d’acqua.
10. La proprietà comune ad accesso aperto spinge alla non conservazione.

FORESTE
1. Il governo brasiliano ha sostenuto e incentivato attraverso tasse basse l’agricoltura e l’allevamento favorendo la deforestazione anche laddove coltivare e allevare non sarebbe stato conveniente, in assenza di sussidio.
2. Squatting. Secondo una legge non più in vigore, nata nell’800, chi usava per cinque anni una terra, ne diventava proprietario. Era un incentivo a deforestare, da parte di chi non possedeva la terra.
3. Resettlements programs, tuttora in vigore: vi sono incentivi alla costruzione di porti, autostrade, dighe anche se ciò porta a deforestare.
4. Le concessioni alla raccolta  durano poco tempo (quindi conviene buttare giù più alberi possibili finché ho la possibilità di raccogliere la legna) e sono slegate dal pagamento di rendite.

5. Non si tiene conto degli amenity values (la bellezza del paesaggio, la conservazione dell’ecosistema, il possibile interesse turistico e sovranazionale e così via) nel calcolo degli affitti.
6. Le nazioni dove si trova la foresta subiscono i costi della mancata deforestazione (meno lavori, meno reddito per i potenziali deforestatori locali) mentre i benefici sono mondiali.  Vale per la perdita di biodiversità come per l’attenzione al climate change.

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